E’ morto all’età di 91 anni Ingvar Kamprad, il controverso imprenditore svedese fondatore del colosso dei mobili low cost Ikea. Dalle vendite porta a porta da ragazzino ai legami con il nazismo, Kamprad entra nel novero dei Paperon de’ Paperoni mondiali, posizionandosi nel 2007 al settimo posto della graduatoria della rivista americana Forbes con un patrimonio di 33 miliardi di dollari. Sin da giovanissimo con il fiuto per il business, Kamprad vende fiammiferi in bici ai vicini di casa, ma anche semi per il giardino e penne, finché a soli 17 anni (nel 1943) fonda l’Ikea, il cui nome altro non è che l’acronimo del nome e cognome del suo patron, più la ‘E’ di Elmtaryd, la fattoria di famiglia dove è cresciuto, e Agunnaryd, un piccolo villaggio nella provincia di Smaland. Dislessico, secondo quanto dice la sorella in un’intervista a Quarz, Kamprad ha attribuito nomi svedesi (impronunciabili a molti) ai suoi mobili per superare la tipica difficoltà a ricordare numeri: da qui l’origine dei divani Friheten, Holmsund o il famoso Ektorp, o gli scaffali Tomnas, tra gli altri. Rivelazioni shock rese pubbliche negli anni Novanta gettano un’ombra oscura sul patron Ikea che ammette giovane di aver aderito a gruppi filo nazisti svedesi.

E’ leggendaria la sua frugalità, quasi al limite della tirchieria, nonostante fosse l’ottava persona più ricca al mondo, a capo di un Brand creato dal nulla e arrivato a valere circa 15 miliardi di euro. In una delle ultime interviste riceve il giornalista nella sua camera, seduto su una sedia accanto a un tavolino con un vaso di tulipani: tutto rigorosamente IKEA, tranne forse i tulipani. Forse perché la sua idea era che nel grande magazzino con l’insegna gialla e blu si può trovare tutto ciò che serve in casa e il bello inteso come design. Aggiungete a questo i prezzi bassi, ed ecco la formula del successo planetario.

Ma non è solo una questione di marketing. IKEA è come la biografia del suo fondatore, il classico imprenditore fai da te che nel ’43, a 17 anni e con la paghetta messa da parte, allestisce una rivendita di fiammiferi. Poi inventa il marchio che nel 1950 userà per vendere mobili da montare a casa. Unico neo, l’accusa di simpatie filonaziste in gioventù, per le quali ha chiesto perdono. Poi una vita segnata da grandi affari. Il suo sembra il nome di un mobile Ikea tanto si compenetra la vita del fondatore con la sua azienda, anche lui frugale nello stile: niente lussi, vecchia automobile. dimora modesta. Qualcuno dice per tirchieria. Magari solo per coerenza col marchio IKEA.