Le esportazioni italiane nel 2018 hanno rallentato al 3,1% [1] (7,6% nel 2017). Questa tendenza, diffusa a tutte le aree, è più accentuata nelle regioni del Nord Ovest (3,4%) e del Centro (1%), cresciute entrambe dell’8% nel 2017, rispetto a quelle del Nord Est (4,3%) e del Mezzogiorno (5,5%) che nel 2017 avevano registrato aumenti rispettivamente pari al 6,8% e all’8,7%. In particolare, rallentano le regioni che esportano di più.
Le vendite all’estero della Lombardia, che ha fornito il maggior contributo alla crescita a livello nazionale, hanno registrato un aumento del 5,2% (7,9% nel 2017) grazie alle buone performance nei settori di punta, in particolare metallurgia, tessile-abbigliamento e farmaceutica.
L’export dell’Emilia Romagna, cresciuto del 5,7% (6,9% nel 2017), ha beneficiato dei buoni risultati della meccanica, dei mezzi di trasporto e del tessile-abbigliamento, mentre sono calate le vendite di materie plastiche e prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi. In Veneto la crescita più moderata delle esportazioni (2,8%) è stata sostenuta soprattutto dalla meccanica, mentre in Piemonte i flussi sono rimasti sostanzialmente stabili (0,4%), anche a causa della performance particolarmente negativa dei mezzi di trasporto (-11,2%). Per tutte e quattro le regioni la domanda è stata trainata dai Paesi europei ai quali si aggiungono gli Stati Uniti dove l’export italiano nel 2018 è cresciuto del 5%.
Le migliori performance di vendita all’estero sono state invece segnalate in Molise, Calabria, Sicilia e Sardegna al Sud e Valle d’Aosta e Umbria al Centro Nord. L’aumento del 46% delle esportazioni molisane, caratterizzate da volumi relativamente ridotti, ha beneficiato dell’andamento dei mezzi di trasporto e del particolare successo nei mercati di Stati Uniti, Cina e Turchia. Anche la Calabria è cresciuta molto (15,9%), ma da volumi ugualmente ridotti, grazie al settore chimico, alla meccanica e all’alimentare.
Gli incrementi in Sicilia (15,3%) e Sardegna (6,8%) hanno riguardato in prevalenza i prodotti petroliferi e il settore chimico, ma in Sicilia sono andati molto bene anche i mezzi di trasporto e l’elettronica. Le esportazioni sarde hanno avuto ottimi risultati sul mercato USA, mentre quelle siciliane sono trainate dalla domanda dell’area europea. L’andamento positivo dell’export in Valle d’Aosta (9,1%) e in Umbria (8,7%) è invece dovuto alle operazioni infragruppo nel settore metallurgico, ma aumenti marcati hanno riguardato anche altri comparti rilevanti, in particolare l’Umbria ha presentato aumenti diffusi nei vari settori.
Liguria, Marche, Lazio e Puglia sono le uniche regioni con esportazioni in calo nel 2018. Il risultato negativo della Liguria (-6,7%) arriva da tutti i comparti, ad eccezione del farmaceutico che è invece cresciuto molto, mentre le operazioni infragruppo nel farmaceutico sono la causa principale del calo dei flussi nelle Marche (-0,9%), a cui si aggiungono altri settori di punta (tessile-abbigliamento e meccanica). Nel Lazio la contrazione delle vendite estere (-4,3%) è stata determinata in particolare dai mezzi di trasporto e dal chimico-farmaceutico e ha evidenziato risultati molto negativi nei mercati nordamericani e asiatici. Infine in Puglia (-2,2%) la dinamica positiva dei mezzi di trasporto non è riuscita a compensare il forte calo del farmaceutico, della metallurgia e dei prodotti agricoli.
Prodotti petroliferi (12,5%) ed elettronica (6,7%) hanno fornito i maggiori contributi alla crescita dell’export in tutte le aree, con prevalenza dei primi nel Mezzogiorno (11,9%), dove anche elettronica (10,3%) e mezzi di trasporto (8,7%) hanno contribuito a rendere il Sud l’area più dinamica. La metallurgia ha fornito contributi alla crescita nel Centro Nord, ma è la meccanica a trainare il commercio estero nel Nord Est, mentre nel Centro si segnala la buona performance dell’elettrotecnica.
Andando alla composizione geografica, l’Ue ha trainato l’export in tutte le aree, che hanno invece visto diminuire la loro presenza nell’area extra Unione, con l’eccezione del Mezzogiorno. Il Centro ha avuto risultati negativi nel Nord America, dove le altre aree hanno invece incrementato le vendite e le regioni meridionali, in particolare, hanno evidenziato la dinamica più vivace. Nell’area asiatica sono aumentate le vendite delle regioni settentrionali, mentre i mercati del Nord Africa e del Medio Oriente hanno mostrato una riduzione dei flussi da tutte le aree e, soprattutto, dal Mezzogiorno.