DI LAURA BERCIOUX
La Sicilia spaccata in due per il crollo del pilone che ha interrotto la viabilità autostradale tra Catania e Palermo, è invasa da giuste preoccupazioni, polemiche e le false speranze aumentano di ora in ora. Il disagio creato al mondo dell’impresa, ai professionisti, alle merci agrarie non sono cosa da poco. Un crollo che vede le dimissioni del Presidente Anas, le grandi opere che non arrivano e il Ministro Del Rio che dichiara a gran voce che in due anni si restituirà l’autostrada ai siciliani. Per la gran parte della rete autostradale il pedaggio non si paga, tranne un tratto. Poi se la manutenzione non è stata fatta, ed è stata ignorata, resta il fatto incontestabile che non si è tenuto conto della fragilità del territorio, questo lo sapremo dopo le indagini. I geologi avevano più volte attenzionato le amministrazioni e l’ANAS. Un’isola isolata da se stessa: la gente è arrabbiata, incredula. Ci sono delle responsabilità serie. I prodotti agricoli sono i più esposit: cosa accadrà per trasportare le merci sull’isola e per portarle sul resto della penisola e del mondo? Mentre si aspettano gli accordi per i collegamenti aerei da Punta Raisi a Catania dove Ryanair ha dato la sua disponibilità mentre Alitalia chiede due giorni di te per organizzarsi, il mare sembra una delle soluzioni possibili. Con Ettore Pottino, Presidente di Confagricoltura Palermo, facciamo il punto.
Presidente, com’è andata la sua riunione in assessorato?
“E’ stata una giornata intensa, riunione con capogabinetto assessorato infrastrutture. Si fa melina, già si da per scontato che i tempi per la demolizione e la costruzione delle bretelle provvisorie saranno molto più lunghi di quanto annunciato. Si è parlato di piani b e quantificazione dei danni. Una proposta accettabile che risolve quantomeno il problema del trasporto su mare dell’ortofrutta dell’area orientale è quella di far chiedere dal Ministro, anche con atto di precettazione, agli armatori di istituire rotte dal Porto di Augusta e/o Catania in aggiunta a quelle esistenti dal porto di Palermo che comunque dovrà rimanere per le merci in entrata ,quindi aggiuntive e non sostitutive .Quello che ho spiacevolmente percepito è che non si è ancora focalizzata la gravità del problema che può far collassare il già fragile sistema produttivo siciliano”.
Cioè?
“Con molta foga ho ribadito che assolutamente entro settembre l’A19 dovrà riprendere la sua operatività con la realizzazione delle opere provvisorie, pena con l’arrivo della stagione invernale, dell’implosione della viabilità alternativa (ss643) e del conseguente totale isolamento delle aree interne Madonie e Vallone. In tal senso ho preteso che il governo regionale si faccia carico a livello nazionale, di rappresentare il problema, facendone assumere la sua risoluzione come priorità assoluta. Bisogna che venga designato un commissario con poteri straordinari e risorse adeguate perché la tempistica non è un elemento opzionale ma risolutivo. Che si attivi la protezione civile, il genio militare o la Madonna ma che sia chiaro che ripristinare l’unica arteria di comunicazione che collega le aree interne alle due principali aree metropolitane non è secondaria rispetto al finire in tempo i padiglioni di Expo o a cataclismi come il terremoto dell’Aquila o alle recenti alluvioni .
Presidente ci troviamo davanti a un disastro per l’economia non solo agricola? Secondo lei cosa devono fare ai piani alti oltre nominare i soliti Commissari?
“Il ripristino immediato deve essere la priorità nazionale. Punto. Poi ci sarà il momento di risalire alle responsabilità e di rivalersi sui soggetti responsabili del disastro, da cui non possono essere escluse ANAS e ex provincia regionale di Palermo, sicuramente colpevoli di inerzia e omissione in quanto quello che è successo è diretta conseguenza del dissesto iniziato nel 2005 e a cui non si è posta in atto nessuna azione di risanamento”.
Dovremmo aspettare i tempi giuridici, vada avanti e mi spieghi…
“Ogni nostra azienda è obbligata a redigere un piano di sicurezza e a valutare i rischi potenziali atti a limitarli, è paradossale che x un’infrastruttura così importante, l’ANAS come da dichiarazioni rese non abbia ritenuto suo compito rilevare ed eliminare in proprio e in concorso ,un rischio eclatante evidente e di gravità da codice rosso come il distacco di una massa enorme come quella in oggetto, ritenendo che il suo compito dovesse limitarsi esclusivamente alla struttura in se.Tutto questo nell’abbandono totale pluridecennale della viabilità regionale ridotta a una ragnatele di trazzere. Sicuramente il tessuto socio-economico dovrà attivare una class-action x ottenere un risarcimento morale ed economico e la messa all’indice dei responsabili di questo disastro ineluttabile non per il Padreterno ma per l’incuria e l’ignavia dell’uomo”.