La lettera
Ho iniziato ad occuparmi del Giorno della Memoria dalla sua nascita, la legge è del 2000 e già nel 2002 andavo in scena al Teatro Flaiano con lo spettacolo che scrissi e diressi Eutanasia di un ricordo. Da allora e fino al gennaio 2018 non ho mai smesso di celebrare e far celebrare il Giorno della Memoria, nei modi consoni ai valori e al messaggio che dalla Shoah si voleva giungesse alle nuove generazioni, ma anche che potesse far riflettere le generazioni più anziane sulla storia da loro vissuta.
Tutto questo fino allo scorso anno per me ultimo anno dell’evento che ho creato e organizzato: La Shoah dell’Arte.
Fra le cause di questo congedo ovviamente la politica. Vedere il nuovo nazifascismo avere di nuovo delle sedi nei Parlamenti di mezza Europa e del mondo con i loro rappresentanti è qualcosa che deve far riflettere. Per prima cosa al tradimento della politica verso la cultura. Politiche sia di Destra sia di Sinistra che hanno svuotato o che si sono servite del Giorno della Memoria per la loro celebrazione o per ricostruirsi una faccia presentabile hanno tradito la buona fede e diciamo anche l’innocenza -come innocenti furono le vittime, tutte le vittime di qualunque fede religiosa, credo politico, istintualità e comportamento sessuale, o appartenenza etnica- di chi ha voluto vedere nel messaggio della Shoah un nuovo corso della coscienza dell’umanità. E purtroppo dobbiamo constatare che così non è stato. Le responsabilità sono ovviamente anche di tutte quelle realtà che durante gli anni hanno operato con eventi, dibattiti, spettacoli, libri, mostre, e che forse non hanno saputo adeguatamente esporre la gravità della posta in gioco. Certo prendiamoci tutti le nostre responsabilità. Ma le responsabilità maggiori sono della politica, di qualunque colore sia o sia stata. La politica che ha permesso che il nuovo nazifascismo potesse avere consenso nel consesso parlamentare.
I modi sono stati molteplici, e poiché, oggi, non mi sento più di avere quel comportamento definito politicamente corretto, poiché i tempi invitano a risposte pronte e senza merletti. Il tutto è cominciato in Italia quando si è permesso che alla Shoah, al Giorno della Memoria, venisse equiparato il Giorno del Ricordo delle foibe. Sono eventi con cause e modalità così incommensurabilmente diversi che il loro essere scambiati politicamente in un do ut des è inconcepibile e offende chi morì nella Shaoh. Confondere ed equiparare l’eccidio o gli eccidi con la volontà di sterminio razziale è una leggerezza ed errore ingiustificabile. E per iperbole potrei dire che, le stesse vittime della foibe vadano inserite nel discorso generato dalla Shoah. Senza bisogno che intervenissero distinzioni e che ognuno reclamasse i propri morti o le proprie vittime. La Shaoh avrebbe potuto e dovuto contenere quelle vittime. Ma così non è stato. E così ognuno ha i propri morti da ricordare e salvaguardare, sia con le foibe sia con i vari e nuovi raduni commemorativi e celebrativi dei nazifascisti.
E questo bisogna dirlo che con il nazifascismo hanno perso non solo i loro ideologi, soldati e popoli ma ha perso l’umanità tutta. Perché quando alcuni popoli si proclamano razza e sovrani è l’umanità tutta che ne paga le conseguenze, prima o poi, presto o tardi.
E credo che non serva neanche che i vari politici di ogni fede politica, sfilino con la kipà in testa rendendo omaggio al memoriale di Yad Vashem in Israele con tanto di foto e di promesse. Perché la Shoah, sebbene abbia avuto come epicentro l’israelitismo, non fece vittime solo e soltanto fra gli ebrei, poiché l’ipocentro fu uno Stato razzista, con tutte le sue declinazioni, che si sarebbe voluto instaurare. La Shoah riguarda tutti. E tutti in qualche modo, sia con la contrizione finta sia con pavide acquiescenze hanno permesso e stanno permettendo che il mondo e gli esseri umani dimentichino. O peggio, si servano politicamente dei morti.
A volte sono stato accusato di voler fare della Shoah una religione, ma non sono io a farlo, sono i politici che lo fanno svuotando di verità un valore. E’ quando un fatto, un evento, nella sua ripetizione si presenta come un rito meccanico alla cui semplice meccanica ripetizione si affida il valore della memoria è là che si instaura la religione. Religione che avrà così i suoi dogmi, le sue condanne e punizioni perpetue, i suoi eretici. Da parte mia ho sempre cercato di fare della memoria della Shoah un salto di coscienza, un passo avanti per l’umanità.
Ma tornando alla cultura e all’arte, che sono state negli ultimi anni un modo per ricordare e commemorare la Shoah, si sa che possono fare molto ma che sono anche le prime escluse dalla politica, basti ricordare la mostra sull’Arte Degenerata promossa dal nazismo.
Quindi, ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla Shoah dell’Arte in questi anni e che hanno reso possibile, da un punto di vista artistico, che sia esistita e realizzata la prima mostra nella storia che fosse reale e virtuale contemporaneamente e che contemporaneamente fosse diffusa su tutto il territorio italiano; e che, per quanto riguarda il teatro, per la prima volta nella storia teatrale alcuni autori e attori venissero rappresentati contemporaneamente su molti teatri italiani. Tutto ciò grazie ai valori espressi dalla Shoah e dalla sua memoria. All’inizio della stesura del progetto avrei voluto estendere la Shoah dell’Arte anche all’Europa ma è mancato il tempo per preparare una organizzazione che potesse dare delle risposte positive e i mezzi che avrebbero dovuto sostenerle. Me ne dispiaccio e mi scuso, specialmente per la valenza che avrebbe potuto assumere, oggi, nell’Europa di oggi.
Ringrazio le istituzioni, i direttori e direttrici di musei, istituzioni culturali, e dei teatri, i critici e le critiche, gli storici e i vari relatori, il personale di sala sia dei musei sia dei teatri, i teatri, gli uffici sia dei musei sia dei teatri, i tecnici, le scuole, e anche il pubblico che ha reso possibile la memoria attraverso l’arte.
Di recente insieme a Furio Colombo a cui si deve l’istituzione del Giorno Della Memoria che da legge italiana è divenuta poi una giornata europea e poi internazionale dell’ONU, ho pubblicato due libri “Hitler non è mai esistito Un memorabile oblio” e “Ultime grida dalla storia” dove sono contenute molte delle idee, riflessioni e conseguenze che hanno animato i miei ultimi anni.
Io mi fermo qui. Forse, per trovare nuove energie e strategie, ma questo non significa che la Shoah dell’Arte debba smettere. Non ci sarà un centro aggregatore che vi ricorderà e vi spingerà alla memoria, ma certamente ognuno saprà, se vorrà, trovare nuove vie o consolidare la via tracciata memore e forte del lavoro svolto insieme.
Un cordiale saluto e auguri di buone feste
Vittorio Pavoncello
P.S. Nel 2019 uscirà il libro che raccoglierà le quattro edizioni della Shoah dell’Arte