di Lucia De Sanctis
Prof. Musacchio la Scuola della Legalità giunge alla conclusione del suo prima anno di vita, l’ennesima sua sfida dopo Co.Re.A. e il Comitato di difesa della salute pubblica, come è nata quest’ultimo progetto?
L’idea è nata da un profondissimo senso del dovere morale per il quale credo che non possiamo sempre delegare ad altri l’impegno per la diffusione e la supremazia della cultura della legalità. In un Paese dove regnano quasi indisturbate corruzione e criminalità organizzata è necessario che qualcuno si “sporchi” le mani. Le parole restano tali anche se hanno la loro rilevanza, ma impegnarsi in concreto è un dovere morale che sento nell’intimo e lo faccio perché, insieme a tante persone che mi supportano, credo che impegnarsi in questo contesto sia un obbligo che abbiamo soprattutto verso le nuove generazioni. Quest’anno abbiamo portato in Molise un vento nuovo. Abbiamo avuto Augusto Di Meo testimone oculare dell’omicidio di don Giuseppe Diana che ci ha raccontato le lotte che il sacerdote di Casal di Principe ha condotto contro la camorra, poi il Generale dei Carabinieri Cornacchia, ultimo investigatore in vita e primo ad intervenire sul luogo della strage Moro che ci ha raccontato la sua esperienza diretta sul campo, il prof. Pino Arlacchi amico e collaboratore di Falcone e Borsellino che ci ha ricordato la lotta alla criminalità organizzata e i sacrifici che essa comporta, non ultimi, i giudici Colucci e D’Agnone che ci hanno parlato rispettivamente di Costituzione e magistratura e di Costituzione e lavoro. Avremo a giorni la dr.ssa Daniela Spera icona delle battaglie ambientali nel tarantino. Direi un anno denso e certamente indimenticabile.
Quali difficoltà si incontrano nel gestire questo tipo di attività?
Per quanto mi riguarda lo faccio con passione e dedizione massima. Cerco di far passare tra i giovani l’idea che essere dalla parte della legalità non sia affatto limitante anzi deve essere un punto di forza. Essere dalla parte della legge e della giustizia (che non sempre coincidono) è una grande opportunità per creare nuovi modelli e nuovi modi di vita diversi da quelli che ci vengono quotidianamente propinati. L’Italia ha ed ha avuto tante persone a cui ispirarsi per condurre una vita all’insegna della legalità. Da loro occorre trarre linfa vitale nel difficile cammino della vita.
Che tipo di sostegno ha avuto per questo suo progetto?
Nessuno. Nessuna istituzione regionale, provinciale o comunale in Molise – salvo l’interessamento della assessore alla cultura del Comune di Campobasso Emma De Capoa con la quale spero cominceremo un cammino comune – si è mai interessata alla Scuola della Legalità “Don Peppe Diana”. All’inaugurazione della Scuola l’8 novembre 2014 sono arrivati persino i saluti della Presidenza della Repubblica ma non era presente un solo politico o membro delle istituzioni locali e questo la dice tutta sul clima in cui lavoriamo ed operiamo. Preciso che tutti i progetti realizzati in quest’anno sono a “costo zero”, puri atti di volontariato, spesso supportati con finanze proprie.
Dalla lotta alla Corruzione alle Ecomafie cosa la spinge ad essere così determinato?
Molto semplice: sento di dover agire per poter dire ai miei figli che ho cercato di fare del mio meglio con tutte le mie forze. Ho un innato senso del rispetto verso gli altri che mi è stato insegnato da ottimi genitori e ottimi maestri. Forse sono un inguaribile utopista perchè credo ancora, nonostante gli orrori a cui assistiamo quotidianamente, che l’umanità sia fatta di amore, di rispetto, di bellezza. Diceva Peppino Impastato: “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”. Io credo fermamente in questa idea ed è uno dei pilastri della nostra Scuola.
Quali sono i propositi per il prossimo anno?
Il 18 maggio prossimo a Guglionesi presso il Liceo di Scienze Sociali chiuderò l’anno scolastico che riprenderà in novembre con la presenza di grandi personalità che verranno a raccontare le loro esperienze sul campo. Spero riusciremo ad avere Salvatore Borsellino, che quest’anno non è stato tra noi per problemi di salute, ci sarà il fratello di Peppino Impastato, il figlio di Pippo Fava, il figlio del Generale Dalla Chiesa e tantissimi altri interpreti della lotta alle illegalità. Speriamo di poter realizzare tanti progetti. Il sogno più ambito resta quello di poter creare una struttura permanente dove fare non solo divulgazione ma anche ricerca assorbendo attivamente tanti giovani valorosi e motivati.