Non c’è inganno. L’auto va, gira, si muove nella bella piazza. Ma al volante non c’è nessuno. A guidarla è un signore che dentro Palazzo Madama sta rilassato come davanti a un videogioco. E non è un gioco. È il futuro. È già qui. Dalla guida remota alla macchina che si conduce da sola, dialogando con le piste invisibili delle città intelligenti, il passo è breve. Cinque anni, forse meno. E la mobilità non sarà più la stessa. I torinesi hanno potuto verificare di persona cosa significhi accendere un’antenna 5G in un centro storico: è un attimo e la nuova frontiera della tecnologia mobile di quinta generazione è superata.
Sull’auto a guida remota una piattaforma di controllo raccoglie in tempo reale i dati multimediali inviati da sensori, telecamere e radar e li trasmette alla postazione dove quel signore gira il volante. MA la collaborazione fra Tim, Comune e Ericsson, che conferma Torino apripista mondiale della tecnologia digitale, ha ancora molte carte da giocare. Nei prossimi mesi sarà avviato il progetto Smart Road per la sperimentazione delle auto a guida autonoma in aree riservate e non è difficile immaginare il giorno in cui il car sharing arriverà sotto casa del cliente. Poi il 5G verrà applicato ai droni per il monitoraggio ambientale, avrà ricadute pratiche su industria 4.0, come già sta avvenendo con i bracci robot di Comau, interverrà nella pubblica sicurezza e nei musei per visite con gli occhiali che spalancano la porta della realtà virtuale.
Sarà ufficializzata anche la stagione della diagnostica remota, con speciali guanti tattili guidati dalla rete 5G che consentono di toccare il paziente a distanza. E delicate operazioni, con il chirurgo su un continente e il malato su un altro, non saranno più fantascienza. Tim si è aggiudicata per 2,4 miliardi di euro le migliori frequenze 5G messe in gara dal Ministero per lo Sviluppo Economico nella certezza che siano soldi spesi bene.