Alla fine, anche se buon ultima, Uma Thurman si e’ unita al coro delle donne che hanno accusato di molestie sessuali Harvey Weinstein, l’ex produttore re Mida di Hollywood, cui lei ha dovuto i suoi grandi successi come “Pulp Fiction” e la saga “Kil Bill”. In un’intervista – dopo aver taciuto a lungo (fino al 24 novembre scorso, mentre il caso Weinstein era scoppiato il 5 ottobre con uno scoop del New Yok Times, si era limitata ad un tweet si limito’ a dire: “Harvey Non meriti neanche un pallottola”) la famosa attrice ha raccontato al Nyt la sua esperienza personale con il Weinstein: “Mi ha spinto in basso. Ha cercato di infilarsi dentro di me. Ha cercato di spogliarsi. Ha fatto tutte quelle cose spiacevoli. Ma in realta’ non mi ha violentato”, ha riferito, rivelando l’aggressione nella suite di Weinstein all’Hotel Savoy a Londra, parlando di se stessa come di “un animale che si dimena, come una lucertola”. Dopo quell’episodio, la Thurman aveva affrontato il produttore e l’aveva avvertito che “se fai ad altri quello che hai fatto a me, perderai la tua carriera, la tua reputazione e la tua famiglia, te lo prometto”. L’attrice ha ammesso di essere “una delle ragioni per cui una giovane donna entrava nella sua stanza da sola, come ho fatto io”. “E tutti quegli agnelli sono andati al macello perche’ erano convinti che nessuno arrivato a una simile posizione avrebbe fatto loro qualcosa di illegale, ma lo fanno”, ha aggiunto, parlando di un uomo “che conoscevo abbastanza bene prima che mi aggredisse”.

L’attrice – che malgrado quanto affermi oggi, non ha mai lasciato filtrare in pubblico neanche un accenno al ‘trattamento’ che Weinstein riservava alle sue star – ha anche accusato la sua ex agenzia, Creative Artists Agency, ad aver aiutato il comportamento predatorio di Weinstein e Quentin Tarantino per non averla presa sul serio quando gli aveva parlato la prima volta di quanto era successo. Solo nel 2001, al festival di Cannes, quando aveva ricordato al regista cosa era successo, lui aveva affrontato il produttore, e quello si era scusato. Lo ha confermato lo stesso Weinstein, attraverso un portavoce, dicendo di essersi scusato con Thurman ma descrivendo il loro rapporto di lavoro come “civettuolo e divertente”, ammettendo tuttavia di aver “fatto un passo” in Inghilterra con lei dopo aver “travisato i suoi segnali” in un precedente incontro a Parigi.

Nell’intervista rilasciata da Uma Thurman a Maureen Dowd, una delle firme del New York Times, in cui alla fine rivela che anche lei venne molestata da Harvei Weistein, l’attrice racconta un’inedito particolare di cui fornisce anche una prova video ( https://www.nytimes.com/2018/02/03/opinion/sunday/this-is-why-u ma-Thurman-is-angry.html ). Ossia che il suo ex e all’epoca regista di “Kill Bill 2”, Quentin Tarantino – l’unico nell’ambiente cui aveva raccontato dell’aggressione sessuale di Weinstein all’hotel Savoy di Londra nel 1994 – avrebbe tentato di ucciderla costringendola a farle girare personalmente, e senza controfigura, una scena pericolosa in cui alla fine ne usci’ viva per miracolo. Tarantino, racconta Thurman, era “furioso perche’ gli stavo costando un sacco di tempo e mi promise che’ l’auto era a posto’ e mi convinse a girare la scena dicendomi di ‘procedere a 64 km/h perche’ solo q qual velocita’ i tuoi capelli sventoleranno nel modo giusto, non sbagliare senno’ girerai di nuovo la scenza fino a quando non andra’ come voglio io’. Ma quella era una trappola mortale. Il sedile dell’auto non era correttamente incardinato al pianale. Era una strada sabbiosa e non dritta” come mi aveva detto. A quel punto, la scena fu girata con la telecamera montata dietro l’attrice (di cui si vede solo la nuca e per cui poteva essere usata senza problemi una controfigura) sul portabagagli della Karmann Ghia con la quale dopo una manciata di secondi fini’ Thurman fuori strada, andando a sbattere violentemente contro una palma. “Mi ritrovai stritolata con il volante contro la mia pancia e con le gambe incastrate sotto di me con un dolore infernale e pensando che non avrei piu’ camminato. Quando tornai dall’ospedale avevo un collarino e le mie ginocchia erano danneggiate e con un enorme bernoccolo sulla testa. Volevo vedere l’auto ed ero sconvolta. Accusai Quentin di aver cercato di uccidermi” Sue settimane dopo l’incidente il suo legale scrisse alla Miramax, la casa di produzione di Weinstein che finanziava i film di Tarantino, in cui li informava che si riservava il diritto di citarli in giudizio. La Miramax si offi’ di mostragli le immagini girate ma solo se avesse firmato un documento “in cui li sollevavo da ogni responsabilita’ per le conseguenze future dell’incidente”. Cosa che non fece. “Tarantino non ha risposto alle richieste di commento” alle accuse di Thurman, sottolinea il Times.