Una scossa di terremoto durata 90 secondi sconvolse l’Irpinia alle 19.34 del 23 novembre 1980. 2 mila 914 morti, 9 mila i feriti, 280 mila sfollati, 99 Comuni devastati, 18 rasi al suolo. A 33 anni dal sisma, la Provincia di Avellino ricorda le vittime e traccia l’ennesimo bilancio sulle ferite non ancora rimarginate. I Comuni piu’ colpiti furono quelli dell’Alta Irpinia, il “cratere” del terremoto che comprendeva Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, San Mango, Conza della Campania, Castelnuovo, Calabritto, Bisaccia, Lacedonia. Qui si conto’ il maggior numero di vittime, ma ad Avellino, nel centro storico, persero la vita 80 persone. 33 anni dopo la ricostruzione, avviata con la legge 219 del 1981 che comprendeva anche ingenti risorse per finanziare lo sviluppo industriale dei territori colpiti, puo’ dirsi conclusa. Luci ed ombre hanno invece caratterizzato la sfida della cosiddetta “industria in montagna”, il piano di industrializzazione parcellizzato in nove aree industriali che, a pieno regime, avrebbe dovuto creare tra i 10 ed i 15 mila mila posti di lavoro. Negli anni sono state numerose le chiusure e i fallimenti, dovuti a produzioni finite presto fuori mercato ma anche ad imprenditori – come ha poi accertato la magistratura – che hanno lucrato sui finanziamenti. Restano pero’ alcune eccellenze industriali, anche di respiro internazionale, nate negli anni successivi al terremoto, come quelle del comparto agro-alimentare, del software informatico e dell’ aerospazio. Nel tempo, il “terremoto dell’Irpinia” ha designato un fenomeno piu’ vasto che ha compreso tre regioni (Campania, Basilicata e Puglia), 6 milioni di abitanti e 689 comuni. L’ultima indagine della Commissione insediata presso il Ministero delle Infrastrutture, del 2012, ha reso noto che per la ricostruzione abitativa in Campania sono stati erogati 14 mila e 500 miliardi di vecchie lire, a cui si aggiungono i 15 mila 500 miliardi destinati al piano di edilizia residenziale per Napoli. I fondi dell’articolo 32 della legge 219, destinati alle aree industriali di Campania e Basilicata, sono stati pari a 3,2 miliardi di euro. Complessivamente, l’impegno economico per la ricostruzione e lo sviluppo delle zone terremotate, ad oggi e’ stato pari a 29 miliardi, 9,3 dei quali utilizzati per la ricostruzione abitativa. Il dato disaggregato fa emergere che soltanto un terzo degli stanziamenti statali e’ stato utilizzato per le case e che alla provincia di Avellino, quella piu’ duramente colpita, sono stati destinati 4,4 miliardi. Meno della meta’. Per concludere definitivamente la ricostruzione post sisma del 1980 – secondo stime della Regione Campania – occorrerebbero quasi 4 miliardi, a fronte dei 286 milioni che i Comuni terremotati hanno a disposizione ma non hanno ancora speso. Dal 2008, non sono stati disposti dal Parlamento ulteriori stanziamenti statali che nei 10 anni precedenti erano stati complessivamente pari a 359 milioni. (ANSA).