Arriva la restaurazione nelle mense scolastiche americane. Ritornano le patatine fritte, la pizza, gli hot dog, gli hamburger, riprendendosi lo spazio occupato dalle verdure fresche, dalla frutta, dal pane integrale. Ci sono un po’ di «populismo alimentare» e, soprattutto, solidi interessi economici da tutelare nelle «linee guida» diffuse venerdì 17 gennaio dal ministero dell’Agricoltura. L’amministrazione ha deciso di smantellare la riforma promossa dall’allora first lady Michelle Obama, «The Healthy, Hunger-Free Kids Act» del 2010, un provvedimento che puntava a promuovere un nutrimento «salutare e appagante» per circa 30 milioni di bambini, distribuiti in 99 mila istituti scolastici. E proprio nel giorno del cinquantaseiesimo compleanno di Michelle, il sottosegretario Brandon Lipps ha spiegato che «le regole imposte dal governo Obama hanno avuto conseguenze non volute, impedendo alle scuole di adottare soluzioni innovative, come per esempio, la «colazione da asporto» («grab and go breakfast»). La decisione finale è stata pesantemente condizionata dalla lobby del Big Food. Solo per fare un esempio, i produttori di carne riuniti in organizzazioni come la «Livestock Marketing association», la «National Cattlemen’s Beef Association», «the National Chicken Council», «The National Pork Producers Council», «Smithfield foods», «the Texas Cattle Feeders Association» e la «United States Cattlemen’s Association» versano ogni anno circa 4,5 milioni di dollari di finanziamenti ai parlamentari, quasi tutti repubblicani. Somme più o meno equivalenti sono «investite» nella politica dalle industrie dello snack, delle pizze pronte, delle «french fries». La decisione dell’amministrazione Usa sull’alimentazione a scuola ha sollevato gli alti lai  di nutrizionisti e scienziati, come Colin Schwartz, vicedirettore degli affari legislativi del Center for Science in the Public Interest, secondo il quale il menu McDonald (Trump) «creerebbe un’enorme lacuna nelle linee guida sull’alimentazione scolastica, aprendo la strada alla possibilità di scegliere pizza, hamburger, patatine fritte e altri cibi ricchi di calorie, grassi saturi o sodio al posto di pasti scolastici equilibrati, e questo ogni giorno». Tra l’altro la fastfoodizzazione delle mense scolastiche danneggerebbe soprattutto i bambini delle famiglie meno abbienti, che già a casa spesso mangiano male e per i quali quello a scuola era l’unico pasto «sano» della giornata.