“Nei giorni scorsi abbiamo appreso la notizia a mezzo stampa delle audizioni che la Commissione parlamentare antimafia ha fatto per due giorni in Calabria, a Catanzaro. Non abbiamo avuto modo di conoscere, e non era di certo dovuto, i criteri con i quali sono stati selezionati i soggetti del
mondo produttivo, economico, sociale, associativo che si e’ inteso audire, atteso che il sindacato unitario non e’ stato ascoltato”. Lo scrive la segreteria regionale della Cgil Calabria.
“Ascoltando le parti sociali – si legge in una nota – la Commissione avrebbe potuto apprendere meglio lo sfruttamento, il lavoro nero, il precariato, il regime di schiavitu’ che subiscono i lavoratori in agricoltura e in tutti i settori, prede di caporali senza scrupoli affiliati a clan criminali. Oppure avremmo potuto parlare della invasivita’ della ‘ndrangheta nella sanita’ pubblica e negli accreditamenti della sanita’ privata, nelle attivita’ della
grande distribuzione e del commercio ed in altri settori dell’economia e del lavoro, dove i lavoratori sono l’anello piu’ debole di una catena perversa e criminale che ne determina la sicurezza e la vita, come e’ successo in questi giorni in grandi appalti pubblici nelle reti ferroviarie. Avremmo potuto parlargli della situazione delle discariche che bruciano e dei rifiuti, della depurazione e delle acque, oppure della recrudescenza delle attivita’
criminali in alcune aree della Calabria, sprovviste anche dei Tribunali come e’ il caso di Corigliano Rossano.
Un dato certo e incontrovertibile – continua la nota – e’ la ricorrente costituzione di parte civile che la Cgil ha inteso avviare nei diversi processi di
‘ndrangheta, dal processo Santa Tecla che ha determinato uno spartiacque nel costituzioni delle parti civili nel Paese, a Gotha, Stige, e nell’annunciata costituzione di parte civile nel processo Rinascita Scott.Dato che sicuramente non sara’ sfuggito negli anni al Presidente della Commissione parlamentare pro-tempore On. Morra, avendo egli stesso partecipato anche a qualche iniziativa promossa dalla Cgil con l’allora Presidente Rosy Bindi a Ciro’ Marina, dove la Cgil decideva di costituirsi parte civile al processo Stige”.