Ti penso
e lo confesso:
vanamente.
Giovane donna
che vivevi altrove.
Madre di un bimbo piccolo
che attende
le braccia tua
stanotte
e una canzone.
Tu l’hai lasciato solo
e certamente
non era volontà
che avevi in cuore.
Sei uscita
una mattina
a lavorare
e non farai ritorno
dal tuo amore.
Quell’amor tuo
ch’era
tanto piccino
e non vedrà
il sorriso
di una madre.
Lo chiamano lavoro
nero o bianco,
rosso di sangue
è invece,
diventato.
ed è rosso per tanti,
tutti i giorni.
La macchina s’è
presa la tua vita
che da un attimo
all’altro,
è finita.
Ti penso
e neanche ti conosco.
Ma che importa
chi fossi?
Tu sei stata
ingoiata,
stritolata
uccisa,
per un lavoro,
soldi da investire
crescendo un figlio
ch’era la tua vita.
BiEffe 04/05/2021