Ti penso

e lo confesso:

vanamente.

Giovane donna

che vivevi altrove.

Madre di un bimbo piccolo

che attende

le braccia tua

stanotte

e una canzone.

Tu l’hai lasciato solo

e certamente

non era volontà

che avevi in cuore.

Sei uscita

una mattina

a lavorare

e non farai ritorno

dal tuo amore.

Quell’amor tuo

ch’era

tanto piccino

e non vedrà

il sorriso

di una madre.

Lo chiamano lavoro

nero o bianco,

rosso di sangue

è invece,

diventato.

ed è rosso per tanti,

tutti i giorni.

La macchina s’è

presa la tua vita

che da un attimo

all’altro,

è finita.

Ti penso

e neanche ti conosco.

Ma che importa

chi fossi?

Tu sei stata

ingoiata,

stritolata

uccisa,

per un lavoro,

soldi da investire

crescendo un figlio

ch’era la tua vita.

BiEffe 04/05/2021

Dedicata a Luana D’Orazio, la 22enne morta sul lavoro a Prato è “rimasta impigliata nel rullo di un macchinario”. Lascia un figlio di 5 anni.