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Sempre più lunghe le file per gli aiuti, e al sud 6 persone in difficoltà  su 10 sono italiane. La Caritas fotografa una realtà  che conoscevamo, e non era razzista chi sussurrava che il bimbo di uno straniero trova sempre un posto al nido e un italiano no, e anche così si diventa poveri. Se si aggingono poi le povertà  create dalla perdita di lavoro, da una separazione o da una malattia, ecco che ci siamo. E stavolta, a dirlo, è l’osservatorio privilegiato dei 2832 centri d’ascolto, dove «si allungano le file per le richieste d’aiuto» e non «tutti possono essere presi in carico»: le nuove povertà  parlano sempre di più la nostra lingua, con il ceto medio e gruppi sociali tradizionalmente estranei al disagio sociale sempre più coinvolti dalla vulnerabilità  economica. E il welfare italiano è¨ inagudeguato a fronteggiare l’austerità.

Nere le previsioni. Il Pil italiano potrebbe diminuire fra il 5 e l’8% nel periodo 2013-2016 a causa delle misure d’austerità e di politica fiscale introdotte. «Manca un reddito minimo» «bene la social card». E c’è il peso della povert  infantile che si fa sentire.

A fare il punto sul tema è il 13mo Rapporto 2014 su povertà  e esclusione sociale in Italia, presentato domani a Quartu Sant’Elena (Cagliari) nell’ambito del 37esimo convegno nazionale delle Caritas diocesane. Confermata la crescente presenza degli italiani, che in alcuni casi raggiungono e superano la maggioranza assoluta. In fila alla Caritas il 61,8% sono stranieri ma non al sud dove invece col 59,7% prevalgono italiani. Il 54,4% è donna, il 61,3% disoccupato,il 15,4% separato o divorziato, il 6,4% analfabeta. Il 59,2% ha una necessità  di tipo economico, cioè 6 su 10. Il 47,3% problemi di lavoro (47,3%), il 16,2% quelli abitativi (16,2%).

Il 34% degli utenti richiede beni e servizi materiali, il 26,8% l’attivazione e il coinvolgimento di soggetti ed enti terzi (26,8%), il 10,3% orientamento a servizi o informazioni su prestazioni socio-assistenziali. Il 10,7% chiede un aiuto economico in modo esplicito. 767.144 Per quanto rigurda gli aiuti erogati lo scorso anno, nel 2013, 561.525 sono stati interventi materiali, 92.484 quelli per l’orientamento o la consulenza. 27.630 i volontari dei servizi socio-assistenziali e sanitari promossi dalle Caritas diocesane.

Le nuove povertà  crescono anche con le separazioni, e chi esce dalla casa coniugale deve riparare dai genitori. La mancanza di una casa per i separati è un problema fino a quattro volte maggiore (dal 4,8% al 19%) dei non separati e tale da costringere gli ex coniugi a tornare a casa dai genitori o essere ospitati da amici. Le chiese diventano ammortizzatori sociali. 141.148 i nuovi progetti, in crescita del 99% rispetto al 2010. In particolare, i progetti di microcredito per le famiglie sono stati 143 (stabili rispetto al 2012); i fondi aumentati del 10,9%. 139 gli sportelli attivi di consulenza (+5,3%) mentre gli sportelli o progetti di orientamento sulla casa sono presenti in 68 diocesi (-17,6%). Gli empori solidali sono attivi in 109 diocesi (+70). In calo le esperienze di carte acquisto/buoni spesa per supermercato, 57 diocesi (-8,1%).

Il prestito, frutto di un’intesa fra la Conferenza Episcopale Italiana e l’Associazione Bancaria Italiana che favorisce prestiti agevolati, ha sostenuto dal 2009 ad oggi 3.583 famiglie per un totale di oltre 22 milioni di euro di finanziamenti erogati.

 

di Grazia Maria Coletti (fonte il Tempo.It)