La pesca ricreativa a Capri è divenuta argomento per pochi, il costante
spazio che il commercio e il turismo sottraggono, abbinata alle peculiarità
della costa Caprese stanno portando all’estinzione questa attività, presente
sull’isola dall’era Preistorica.
Capri già è avara di diversivi per i giovani e gli anziani, questa sana passione
era uno sbocco, che aiutava a conservare la cultura e l’identità Caprese.
Oggi la pesca ricreativa non ha spazio, l’Associazione l’Amo di Capri ha
terminato il censimento per gli spot di tutta l’Isola di Capri, ricavando risultati
che oltrepassano molto la soglia dell’allarme.
Oggi la pesca ricreativa, quella fatta per diletto e per passare una splendida
giornata all’aria aperta, è praticamente impossibile attuarla, se non si è in
ottima salute ed abili arrampicatori.
Gli anziani e i giovani, non hanno possibilità, la legge vieta la pesca nelle
aree di balneazione e nei porti, escludendo, di fatto, tutti gli accessi al mare a
loro consoni e privi di rischio.
In quei pochi spazi dove è possibile, sovente si trovano boe non pienamente
conformi alla legge, l’esempio lampante è stato Gradola ed ora la limitazione
alla balneazione posta a distanze non consone, miste all’attrezzature di
pesca “straniera”, impediscono in maniera drastica questa attività.
L’Amo di Capri, L’Arci Pesca Fisa Campania e FIOPS, sono in piena attività
da oltre due anni, hanno richiesto un incontro per proporre soluzioni a questo
problema, che ormai non è solo del mondo della pesca ma è divenuto un
problema sociale dell’isola intera.
Un problema che vieta la libertà e l’espressione, uccide l’identità di isolano e
la storia dell’isola di Capri. Questa attività è presente a Capri dagli ominidi,
passando per Greci e Romani, è divenuta fonte di sostentamento primario
fino ai primi del 1900.
Si spera in un incontro a breve, per trovare soluzioni condivise ed evitare che
questa pagina di Cultura Caprese, non finisca spazzata via come se nulla
fosse.