Riceviamo e volentieri pubblichiamo
In questi giorni caldi per la questione ex Ilva, Taranto continua ad essere al centro dell’attenzione mediatica nazionale. Nei giorni scorsi è stata rinviata l’udienza sul ricorso dei commissari. Manca ancora l’accordo tra governo e ArcelorMittal, sebbene sembra aprirsi la strada delle trattative. Cosa potrebbe succedere? L’azienda indiana ha solo rinviato la chiusura dello stabilimento e le sorti di 10.500 dipendenti sono ancora sospese, in attesa di ciò che accadrà nelle trattative con Palazzo Chigi. C’è la necessità di trovare una sintesi tra la piena occupazione e la salvaguardia della salute di chi abita quei territori. Intanto ieri è stata rinviata l’udienza sul ricorso dei commissari. Manca ancora l’accordo tra governo e ArcelorMittal, sebbene sembra aprirsi la strada del dialogo. Cosa potrebbe succedere? L’azienda indiana ha solo rinviato la chiusura dello stabilimento e le sorti di 10.500 dipendenti sono ancora sospese, in attesa di ciò che accadrà tra la delegazione dell’ArcelorMittal e Palazzo Chigi.
La scadenza fissata è quella del 20 dicembre, data fino a cui sarà garantita la produzione negli stabilimenti e anche giorno a cui è stata rinviata l’udienza sul ricorso presentato dai commissari straordinari contro il passo indietro annunciato dal gruppo indiano. Intanto in queste ore, il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, non ha escluso un ritorno all’Iri come soluzione per evitare “choc al sistema produttivo e choc occupazionali” nel sistema industriale italiano. Su Taranto, l’esponente pentastellato ha anche detto che “nulla dovrà essere più come prima” e che l’intenzione del governo è quella di “provare a discutere di un piano industriale che veda al centro l’implementazione di nuove tecnologie e l’affiancamento dello Stato nel risanamento di un’area che ha sofferto troppo”. Nei giorni di grande incertezza che si stanno vivendo nella città pugliese, ciò che appare certa è la necessità di trovare una sintesi tra la piena occupazione e la salvaguardia della salute di chi abita quei territori.
Da sempre la vicenda ex Ilva è stata dominata dal quesito: diritto al lavoro o diritto alla salute? Nel mezzo i tarantini che sembrano costretti a dover scegliere tra l’esigenza di portare il pane a casa e quella di salvaguardare la salute dei propri figli. Nell’area comunale i dati emersi dalle indagini appaiono allarmanti: l’incidenza dei tumori infantili è del 9% più alta rispetto alla media regionale. Taranto è in cima per tumori da lavoro. Il dato viene direttamente dall’Inail che conta 164 casi nel 2018 contro i 107 a Napoli e i 97 da Milano. La preoccupazione su questi numeri che risultano superiori rispetto alla media nazionale resta alta, come emerge anche da uno studio diffuso dall’associazione O.T.C. (Obiettivo Tutela Civica) impegnata nella lotta all’inquinamento ambientale e alla difesa civile di tutti coloro che sono esposti ad agenti patogeni e cancerogeni. Nell’area che circonda l’ex Ilva, l’incidenza dei tumori d’amianto è del 500% più alta rispetto al resto del centro cittadino; il 70% dei tumori emersi è legato al settore metalmeccanico; del resto, troppo spesso sembra che si trascuri il fatto che non sono solo quelli che lavorano presso quei luoghi a poter correre un serio pericolo, ma anche chi a casa viene a contatto con abiti ed effetti personali su cui sono ancora presenti le polveri cancerogene.
Una circostanza sottolineata dall’
Lettera firmata
