Cari cittadini del Cilento che, ancora come me, resistete ad acquistare ed a leggere un quotidiano, per vivere informati, per partecipare da cittadini responsabili e consapevoli e per dare il proprio contributo umano, sociale e culturale, nonché le proprie idee di insieme, come necessaria forza per il cambiamento e lo sviluppo possibile, da cilentano indignato e soprattutto da giornalista pubblicista di lungo corso, con forte determinazione cilentana, per come viene trattato il nostro territorio, vi invito a non comprare il giornale quotidiano “Il Mattino” di Napoli.

Per scelte editoriali, assolutamente poco condivisibili, alla Regione Cilento viene, da più tempo, assegnato un solo quarto di pagina della cronaca del giornale, edizione di Salerno.

Noi, non produciamo notizie; non produciamo soprattutto le notizie accattivanti, considerate da chi, produce carta stampata, le sole “buone ed utili notizie” per vendere il prodotto, purtroppo, ahimè, sempre meno venduto per un rifiuto diffuso alla lettura e soprattutto, per i contenuti oggi funzionalmente in linea con le linee guida della carta stampata e con la più generale informazione radio-televisiva e digitale che è, sempre più, parte di noi, a partire dal proprio ambiente di vita; da proprio mondo in cui si vive.

A malincuore, devo riconoscere che siamo di fronte ad un vero e proprio tradimento comunicativo; c’è, purtroppo, sempre meno attenzione per il comunicare autentico; c’è assoluta indifferenza e poco rispetto per il lettore che, da ricevente terminale delle notizie lette, dovrebbe avere personali vantaggi, sia in termini di crescita umana e culturale che di partecipazione attiva e di protagonismo nel giusto ruolo di cittadino informato e consapevole del proprio essere umano e sociale, per accompagnare responsabilmente e da protagonista il cambiamento e quindi lo sviluppo possibile.

Purtroppo, il mondo dell’informazione non sa fare opportuna autocritica; attribuisce ai soli lettori la sempre più diffusa indifferenza per la carta stampata, un mondo di grande sacralità oggi inopportunamente violato da un nanismo informativo che si affida solo e sempre più, alla notizia strillata; agli scandali ed al malaffare politico-istituzionale che cerca di mettere sempre più il bavaglio alla libera informazione, filtrando e/o soffocando, così facendo, la libera stampa (oggi il diritto del comunicare autentico, è, purtroppo, tra i diritti sempre più violati; sono nel nostro Paese, diritti maledettamente negati, ad un punto tale da collocarci al 77° posto al mondo, della libera stampa e del libero diritto al comunicare).

I giornalisti, purtroppo e sempre più, non sono assolutamente liberi in Italia di fare gli operatori intelligenti di un libero ed autentico comunicare.

Si preferisce, in alternativa, un loro ruolo di subalterna vicinanza ai poteri costituiti; tanto, per garantirne il consenso silenzioso; tanto, per amplificare la falsa propaganda di chi comunica, sulle masse fortemente disinformate che, così facendo, vengono più facilmente addomesticate e rese disponibili ad un “tutto va bene”, indebolendo, di fatto, l’Italia libera e democratica ed il protagonismo del cittadino che è utile per la democrazia italiana e serve assolutamente al futuro cilentano.

Nel Paese tira un’aria non nuova, ma di restaurazione ad un antico che è senza senso e che, proprio non giova a nessuno; soprattutto non giova al nuovo italiano ed al futuro possibile del nuovo italiano, un percorso che è il solo buon frutto dell’insieme italiano; del protagonismo partecipato dei cittadini italiani alla società d’insieme; tanto, ovunque in Italia, al Nord come al Sud.

Tanto in tutte le parti del Paese, comprese le aree deboli e considerate “negate” allo sviluppo possibile.

Occorre, come percorso di un’informazione intelligente, per una comunicazione autentica, cambiare; cambiare, pensando ad un comunicare per la gente, utile a farla uscire dalle condizioni di disperata solitudine e da renderla protagonista; protagonista nel proprio mondo, avendo in sé l’importante forza di un’informazione utile ovunque per costruirsi insieme mondi nuovi, per i tanti cambiamenti che sono oggi parte del nuovo tempo del Millennio globalizzato.

C’è da smetterla con un fare decisionista sempre più sbagliato e sempre meno utile alla gente che ha bisogno di riferimenti giusti e saggi, ricchi di contenuti autentici, possibili come sola espressione di un comunicare autentico.

In Italia, ma soprattutto nelle realtà italiane periferiche ed emarginate, siamo ad una totale schizofrenia di sistema; ne sono ampiamente parti, in quanto interamente coinvolti, i media in generale e la carta stampata in particolare.

Perdendo la loro specificità e mettendo da parte il loro ruolo di comunicazione autentica per la gente, pensando di potersi godere più facili rendite di posizione, hanno dato luogo ad un cervellotico e sempre più purtroppo ibrido informativo e comunicativo; tanto, dando sfogo a forme di nanismo umano e culturale che non giova a nessuno e che ha in sé il grave rischio di un forte arretramento umano e sociale, con la conseguente caduta dei valori, un bene antico che oggi interessa sempre meno e che non trova la giusta attenzione da parte di chi dovrebbe farsene carico e promuoverli, portandoli all’attenzione della gente che ne ha necessità, assoluta necessità per costruire e costruirsi insieme percorsi di futuro, ispirati ai tempi moderni, dove c’è aria di tempi nuovi; di tempi, umanamente nuovi, dove tutti sono assolutamente necessari a tutto ed a tutti, per quel saggio insieme umano basato sull’uomo; sulla sua centrale umanità e su di una solidarietà condivisa al fine di dare dignità condivisa a tutti gli uomini della Terra, in cammino verso il nuovo del mondo, già segnato con l’inizio del Millennio globalizzato.

Purtroppo, c’è tanta, tanta miopia umana e culturale diffusa; si continua, soprattutto al Sud ed in Campania in particolare, con un decisionismo del fare che, con autosufficienza illimitata, assume decisioni senza riflettere sulle conseguenze e soprattutto senza capirne il danno umano e sociale presente e futuro; tanto, pensando e decidendo saggiamente per il bene comune; per il futuro del bene comune.

Non è, purtroppo, una saggia scelta della comunicazione campana sia quella della carta stampata che della RAI Regione, fare informazione centrata soprattutto sui mali di Napoli, sulle sofferenze umane di un’area ad alto rischio di futuro, una condizione, tra l’altro, conseguente e spesso per effetto di una scriteriata risonanza di un comunicare scritto, parlato e/o visivo mediatico sulle tante amare difficoltà di vita napoletana; sul suo disagio che, avvitato su se stesso, viene ripetutamente riproposto in più salse, facendo negativamente da cassa di risonanza inopportunamente contagiosa per un eccesso di informazione, spesso dai toni insistenti e morbosi.

A chi giova tutto questo? A chi giova il comunicare per sentito dire e/o attingendo notizie da pubblicare dalle sole veline?

Così facendo non si fa informazione! Così facendo, non si fa, soprattutto, della buona informazione, pensando come è giusto pensare, ad un comunicare per la gente; per il lettore, come diceva Indro Montanelli e non soltanto fine a se stesso.

Occorre che, chi deve assumere decisioni di un cambiamento possibile, responsabile ed assolutamente necessario per una “buona” comunicazione in Campania, da parte di tutte le testate giornalistiche RAI Regione compresa, lo faccia; lo faccia con la dovuta attenzione, serenamente e responsabilmente.

Non possiamo continuare così! Proprio non giova a nessuno e tanto meno a chi, avendo deciso di suicidarsi e quindi farsi mortalmente male, prende strade assolutamente sbagliate, producendo un comunicare poco autentico e poco utile per la gente che se ne allontana sempre di più, continuando in massa a rifiutarne l’uso; tanto, non acquistando i giornali e/o rifiutando di assistere ai notiziari regionali della RAI, purtroppo, avvitati su Napoli e sempre più indifferenti al resto della società regionale.

È assolutamente opportuno se non del tutto necessario, cambiare; cambiare, rivolgendo in positivo, più attenzione alla Campania che ha bisogno di una buona comunicazione; di una nuova e diversa comunicazione, facendo del giornalismo tra la gente e per la gente, con inchieste partecipate aventi protagonisti i cittadini campani da coinvolgere attivamente per costruire insieme un diverso futuro; un futuro di legalità e di impegno campano sull’intero territorio, comprese le marginalità territoriali, purtroppo, considerate inopportunamente inutili dai “soloni” di un’informazione gridata e male guidata. Da buon giornalista del comunicare autentico, dico con forza, che questo tipo di informazione, non serve a nessuno; proprio a nessuno, anzi è in sé, inopportuna e dannosa ai fini di una società dinamicamente insieme anche sulla spinta di proposte possibili e necessarie, oltre che saggiamente utili, per cambiare il corso della propria vita, come saggia espressione di un insieme di vita coesa e capace di idee di cambiamento possibile per nuove condizioni umane; tanto, a partire dal lavoro che oggi non c’è, anche a causa di una diffusa indifferenza umana della gente alla propria vita; al proprio fare società; al proprio vivere insieme, sempre più diviso e “sparpagliato”.

La stampa potrebbe essere vicina alla gente ed agevolarne un nuovo corso proponendo per questo nobile fine, un’informazione utile e coinvolgente; costruendo per questi obiettivi, laboratori tematici per una nuova Campania, con percorsi intelligenti riguardanti i mondi del possibile futuro campano.

Per questo importante obiettivo campano, la stampa, il comunicare autentico, devono assolutamente stare vicini alla gente, aiutandola a costruire positivi percorsi di vita.

Tanto, partendo dalla cultura e prima di tutto, dalla cultura della legalità, cancellando il più possibile l’immagine gravemente negativa di una “Campania camorristica e violenta”, dal futuro assolutamente negato.

È necessario partire da qui! È necessario rivolgersi positivamente ai giovani e farli sentire cittadini onesti di un futuro assolutamente possibile; di un futuro umanamente nuovo, fatto di rispetto dell’uno per l’altro.

Tanto, per un possibile futuro campano, partendo dalle tante risorse campane da promuovere attraverso un’informazione intelligente, con saggi percorsi di un comunicare autentico, una via obbligata per il cambiamento e lo sviluppo campano e meridionale più in generale.

La buona comunicazione campana che potrebbe richiamare e non poco, di nuovo l’attenzione della gente per la Carta Stampata e la sua utilità sociale, dovrebbe svilupparsi e sviluppare un vero laboratorio di comunicazione territoriale, con percorsi tematici da affrontare insieme; tanto, per un giornalismo partecipato fatto, di inchieste su argomenti utili (risorse e beni culturali campani, risorse naturali e del paesaggio, dieta mediterranea e tipico campano, nuovo protagonismo nel mondo delle produzioni agricole campane, mondo dei vecchi mestieri, le vie dell’olio e l’olivicultura, una grande risorsa campana, la ricchezza e le innovazioni in Campania, l’uso funzionale del suolo campano, le tecnologie e l’incentivazioni alle start-up in Campania ed il suo rapporto con l’insieme italiano e con il mondo, la politica come servizio alla gente, la legalità come esigenza di vita in Campania, la Famiglia e la Scuola in Campania, l’uso rigenerato delle marginalità territoriali, il recupero dei Paesi abbandonati ed in grave crisi umana e demografica, l’importanza delle risorse umane ai fini dello sviluppo possibile, l’importanza dei beni storici e culturali, per un nuovo turismo campano).

Queste ed altre aree tematiche potrebbero diventare laboratori di una comunicazione partecipata per un Progetto Campania integrato ed avente come centrale e primo protagonista l’UOMO campano, un valore in sé ed una risorsa primaria per la rigenerazione della società campana che, non può morire di malessere umano campano nelle città campane ammalate di uomo e di altrettanto forte malessere umano nei territori abbandonati, sempre più senz’anima, resi difficili da vivere per la mancanza di tutto quanto è necessario al poterci vivere.

Mi fermo qui! Non ho pensato a scrivere strumentalmente queste cose! È solo il mio dovere di cittadino campano che vuole dare concretamente un contributo di idee per un Progetto Campania, prima di tutto, per un nuovo e più autentico comunicare; tanto, al fine di uno sviluppo umanamente possibile; di uno sviluppo che richiede il protagonismo partecipato della gente, la sola grande risorsa utile e funzionale per creare SVILUPPO.

Con la rovinosa rassegnazione ed il silenzio complice, non si va, purtroppo, da nessuna parte. Con la rassegnazione ed il silenzio complice ad attenderci c’è solo l’amaro destino di un futuro negato; di un futuro campano possibile, ma cancellato, per colpa dell’UOMO e del suo nanismo umano, culturale e politico indifferente alla vita di insieme e ad un cammino intelligente da costruire come percorso di idee condivise, un ricco ed importante patrimonio dei campani di tutta la Campania, nessuno escluso, per inopportune ed inutili discriminanti caratteristiche di provenienza umana, sociale, culturale e/o territoriale.

Insieme, ne sono fortemente convinto, possiamo salvarci e salvare la Campania, una Regione che, diversamente muore nell’indifferenza dei tanti che non facendo il proprio “saggio” dovere, operano, purtroppo, negativamente destinando la Campania, una grande regione italiana ad un futuro sempre negato; ad un futuro, sempre più cancellato, per sola colpa di un profondo nanismo dell’uomo campano.

Un nanismo, purtroppo, invadente e tardo a morire, facendo gravi danni ad una realtà italiana che non ha da invidiare niente agli altri d’Italia e forse del mondo, se avesse a governarla, l’intelligente protagonismo umano positivo che serve a creare un saggio percorso di civiltà-umana anche da noi, come nel passato, ancora possibile, se riusciamo a liberarci al più presto del male, uomo campano, costruendo insieme saggi e giusti momenti di crescita umana, appellandoci, prima di tutto all’ESSERE, al pensiero dell’ESSERE parmenideo nato da noi e grande patrimonio dei saperi immateriali della Campania anche nel Millennio globalizzato.

Giuseppe Lembo