Tutte le funzioni di chiesa non sono pei Napoletani che feste brillanti. Con esse l’indole della nazione si mostra feconda in riti ed in pompe. I tempi nei di solenni si convertono in una specie di sale magnifiche, decorate di stoffe, di cera, di musiche. I sedili sono disposti più verso l’orchestra che verso l’altare. Il popolo è divoto per le Madonne: non vi è bottega che non abbia la sua con una
o due lampadi accese, ed altre se ne veggono per tutti gli angoli delle strade con fanali accesi di notte. Nei mesi estivi si fanno a queste immagini delle macchine decorate di ricchi parati, di altari, di musica, di fuochi artificiali: il tutto colle volontarie contribuzioni dei vicini e della plebe. Vedrete non di rado le persone indirizzare a tali , immagini le più affettuose apostrofi ed esporre ad esse i
propri bisogni; ed altri prosteso nel silenzio della notte orare avanti un crocifisso sul limitare di una chiesa.
La divozione verso la Madonna di Pugliano a Resina dette origine alla pomposa mostra di begli equipaggi a quattro ed a sei cavalli, che la gente nobile e ricca faceva nei venerdì di marzo verso il ponte della Maddalena: uso del tutto cessato. Ai 17 gennaio si conducono i cavalli ornati di nastri presso la chiesa di Sant’Antonio abate; ivi si fanno benedire, si attaccano al loro collo serti di ciam-‘
belle, e dopo di averli fatti girare tre volte intorno alla chiesa, si credono preservati da ogni malore. Un simile triplice giro si crede che gli antichi facessero fare intorno al cavallo di bronzo, la testa di cui vedesi nel museo” Borbonico.
Galanti, Guida di Napoli e i suoi dintorni
Le puntate precedenti – Un anno di feste
- 17 gennaio – S. Antonio Abate – https://www.ilsudonline.it/laltra-storia-del-sud-un-anno-di-feste-nel-regno-di-napoli-17-gennaio-s-antonio-abate/
- La domenica di quaresima – https://www.ilsudonline.it/laltra-storia-del-sud-un-anno-di-feste-nel-regno-di-napoli-la-domenica-di-quaresima/
- 19 marzo, San Giuseppe – https://www.ilsudonline.it/laltra-storia-del-sud-riscopriamo-le-feste-del-regno-di-napoli-san-giuseppe-e-il-mito-delle-zeppole-di-pintauro/
- Pasqua – https://www.ilsudonline.it/laltra-storia-del-sud-riscopriamo-le-feste-del-regno-di-napoli-la-processione-di-pasqua-dei-lazzaroni/
- San Gennaro – https://www.ilsudonline.it/laltra-storia-del-sud-un-anno-di-feste-nel-regno-di-napoli-i-tre-giorni-di-san-gennaro/
- La pentecoste https://www.ilsudonline.it/un-anno-di-feste-nel-regno-di-napoli-la-pentecoste-da-montevergine-alla-madonna-dellarco/
- La festa dei gigli – https://www.ilsudonline.it/un-anno-di-feste-nel-regno-di-napoli-i-gigli-di-nola/
- La festa di San Giovanni – https://www.ilsudonline.it/le-antiche-feste-del-regno-di-napoli-a-san-giovanni-un-mare-di-carretti/
- La festa di Sant’Anna https://www.ilsudonline.it/le-feste-nel-regno-di-napoli-banchetti-e-danze-in-onore-di-santanna/
- La festa di San Gennaro, un mare di carretti – https://www.ilsudonline.it/le-antiche-feste-del-regno-di-napoli-a-san-giovanni-un-mare-di-carretti/
- La festa di Piedigrotta – https://www.ilsudonline.it/le-antiche-feste-del-regno-di-napoli-la-madonna-di-piedigrotta-la-processione-delle-fanciulle-e-del-re/
- Il giorno dei morti – https://www.ilsudonline.it/le-antiche-feste-del-regno-di-napoli-salme-e-teschi-nei-giardinetti-cosa-succedeva-nel-giorno-dei-morti/
La festa ai giorni nostri
La festa patronale del 15 agosto ha un doppio carattere: religioso e civile. Celebra Maria Assunta in cielo e ricorda contemporaneamente il «Riscatto Baronale» dell’antica Resina.
Ma il fondamento della festa è essenzialmente religioso.
La festa non è stata istituita come ricordo del riscatto, che avvenne, certo, il 14 agosto 1699, ma già esisteva da secoli, prima di quello storico evento.
Non la festa della Patrona si inserisce in quella del Riscatto; ma è precisamente il contrario.
Non si tratta di due feste storicamente collegate nella loro genesi. Quella della Madonna si perde nella notte dei secoli.
Non è possibile fissare l’epoca precisa della sua origine, perché difettano i documenti che, in tante vicende storiche, sono andati perduti.
Anche se non è possibile stabilire esattamente l’origine della festa del 15 agosto a Ercolano, possiamo dire che deve risalire ad un’epoca remotissima, se si pensa alla devozione verso l’immagine della Madonna Antiqua (o Madonna di Ampellone), che precede l’attuale statua trecentesca, e se si tiene conto che già fin dal sec. XI la chiesa di Pugliano era conosciuta come Santuario mariano, il più antico della zona vesuviana.
Né deve far meraviglia la data del 15 agosto, quando invece la “nostra” Madonna è venerata con il titolo di Madonna delle Grazie, perché è risaputo che in moltissimi paesi, la festa patronale della Madonna è celebrata o nell’8 settembre (Natività della S. Vergine), o il 15 agosto, festa dell’Assunta.
Sono le due feste più antiche, celebrate in Oriente ed in Occidente, ma delle due date la più comune e quella di mezzo agosto. In Oriente la festa di Maria Assunta in cielo risale al sec. V; in Occidente al sec. VII.
Ciò premesso, diremo che la festa del Riscatto si è inserita in quella del 15 agosto, per renderla più solenne e più stabile nella memoria.
Questa data segnò la liberazione dal dispotico governo baronale, per cui Resina entrò in possesso di tutti i suoi diritti, non esclusi quelli della provvisione della parrocchia, che allora era unica, e di tutte le altre chiese soggette ad un esoso e pesante diritto-patronato. Torre del Greco, Resina, Portici e San Giorgio a Cremano, formavano un solo feudo, costituendo la cosiddetta «Baronia di Castellania», creata dalla regina Giovanna II d’Angio-Durazzo (t 1453).
Il feudo, in seguito, passò ai Carafa, poi, nel 1500, alla Corte di Napoli, nel 1698 a Marco Loffredo, marchese di Monteforte, finché l’anno dopo, avvenne il Riscatto.
La somma del Riscatto delle terre pagato dalla popolazione fu di 104.983 ducati, cosi ripartiti: Torre del Greco per 54.450 ducati, Resina per 35.533 ducati, Portici per 15.000.
L’atto relativo fu firmato il 14 agosto 1699, come risulta dal documento stampato dal demanio di Torre, Resina e Portici.
Tra le varie attrazioni della nostra festa patronale, i fuochi d’artificio occupavano il primo posto: un tempo erano tra i più rinomati nel napoletano.
Dice il Celano «che la Real Corte di Napoli vi pigliava parte ogni anno e dalla polveriera di stato veniva concessa la quantità di polvere pirica che doveva servire per la lavorazione dei fuochi di artificio, che in tanta rinomanza erano tenuti in tutta la provincia e le stesse Reali Maestà onoravano la festa con le loro auguste presenze ».
Le strade, in occasione della festa patronale, vengono adornate con artistiche luminarie.
Molto suggestivo era anche il cosiddetto incendio al campanile di S. Maria a Pugliano. Oggi non si spara più la “diana“, una lunghissima sequenza di botti, che poco dopo l’alba si snodava attraverso un percorso cittadino per arrivare in Piazza Pugliano e concludersi con il “finale”.
Da dove il nome “Diana”? “Diana” è la stella del mattino ed in marina era sinonimo di sveglia (ordinata con un segnale di tamburo o di tromba); «tiro di diana» era il colpo di cannone sparato per avvertire i soldati che era tempo di «montare di diana» (dalle quattro alle otto).
Parallelamente ai festeggiamenti civili si svolgono nella Basilica i riti religiosi in onore della Madonna, legati essenzialmente al Novenario di preparazione alla festa.