Chi era
Luisa Fortunata de Molina nasce a Napoli il 28 febbraio del 1764, da Pietro, un ufficiale dell’esercito borbonico di origine spagnola, e da Camilla Salinero. A diciassette anni sposa il cugino Andrea Sanfelice, della nobile famiglia napoletana dei duchi di Lauriano ed Agropoli: il nonno materno di Luisa era
fratello della nonna materna di Andrea. Dalla loro unione nascono ben presto tre figli Gennaro, Giuseppa ed Emmanuela.
La relazione extraconiugale
Frequenta indifferentemente ambienti monarchici e repubblicani, affascinata probabilmente dalla mondanità dei salotti e delle deste. Quando poi in Napoli, nel gennaio del 1799, si forma la Repubblica la sua giovane e gioviale persona si getta con entusiasmo nei festeggiane ambienti repubblicani. Nel salotto della Pimentel Fonseca conosce Ferdinando Ferri e Vincenzo Cuoco
e ad entrambi infiamma i cuori. Anche tra i sostenitori del ritorno del re c’è chi arde d’amore per lei. Si tratta di Gerardo Baccher, figlio di ricco banchiere, che insieme ad altri fratelli finanzia l’opposizione e trama per far cadere la nuova repubblica.
La congiura
Come siano avvenuti realmente i fatti non si sa; la tesi più ricorrente vede Gerardo Baccher informare Luisa di una prossima rivolta “prò monarchia” e darle un biglietto salvacondotto da esibire in caso di pericolo. Ella teme però per la vita del Ferri e preferisce consegnare a lui il biglietto. Il Ferri riferisce della congiura al Cuoco che a sua volta decide di avvertire il governo. Gerardo Baccher ed altri congiurati, tra cui il padre ed due fratelli delio stesso Baccher, vengono arrestati. Così involontariamente Luisa diventa “Salvatrice della Repubblica e Madre della Patria”, ma ne è sconvolta: si sente responsabile degli arresti e teme per vita di Gerardo Baccher.
La condanna
Una copia del Monitore giunge a Palermo, Ferdinando IV legge la notizia riportata dalla Pimentel e scrive al Cardinale Ruffo: “Voglio che siano egualmente arrestati una certa Luisa Molines Sanfelice e un tal Vincenzo Cuoco che scoprirono la controrivoluzione dei realisti “.
La condanna di Baccher
13 giugno, Sant’Antonio è la data fatale che il Cardinale ha scelto per scatenare I’ ultimo assalto alla città ormai in ginocchio ed isolata. Il Governo è rinchiuso in Castelnuovo in seduta permanente; in quel momento ormai disperato alcuni giacobini della Sala Patriottica chiedono l’esemplare esecuzione di tutti gli arrestati. Si decide, per “vendetta e crudeltà”,
di concludere in fretta il processo contro i Baccher. La commissione rivoluzionaria presieduta dall’Avv. Domenico Pagano decreta la condanna a morte per Gerardo e Gennaro Baccher, Natale D’angelo e i fratelli Ferdinando e Gennaro La Rossa.
Poche ore dopo nel piazzale interno di Castelnuovo, sotto l’arco della gran scala, i cinque condannati vengono fucilati. Cuoco dirà nel suo Saggio che il tribunale rivoluzionario ” altro non fece che tingersi inutilmente del sangue deali scellerati Baccher”.
L’arresto di Luisa
Caduta la repubblica, i lazzari e le bande del Ruffo si scatenano: “.. stragi, ruberie, delitti, commessi in nome del re e della fede sugli abbienti tramutati in giacobini per depredarli.”. Non risparmiano le donne. Luisa, che nel tentativo di salvarsi la vita si nasconde in una soffitta della propria casa in palazzo Mastelloni, viene scoperta ed arrestata. Dice Croce: “Meglio se, in quel primo furore, le avessero tolto la vita!”.
Il Processo alla San Felice
A settembre viene processata dalla Giunta di Stato e condannata a morte. I difensori avv. Vanvitelli e avv. Moles, piuttosto che dimostrare l’estraneità della Sanfelice nella denuncia della Congiura, hanno preferito trattare la causa sul piano del diritto; non c’è legge che “condanni a morte chi scopra congiure”.
Sanfelice è incinta
Il 14 settembre Luisa viene portata in cappella secondo la prassi voluta per concedere ai condannati i conforti della religione, ma l’esecuzione viene sospesa perché un dispaccio del Re prevede l’obbligo di riferire a lui “sulle condanne che si pronunziano prima di dare loro esecuzione”. La risposta del Re da Palermo riferisce. “… vuole e comanda sua Maestà che la giustizia faccia il suo libero corso…” e il 29 settembre la condannata ritorna in cappella. Anche questa volta l’esecuzione viene sospesa: Luisa dichiara di essere incinta. Vengono convocati medici e levatrice che confermano lo stato di gravidanza: l’esecuzione viene rinviata a 40 giorni dopo il parto.
Indulto o non indulto
Molto probabilmente la gravidanza è una menzogna, inventata nell’estremo tentativo di sfuggire alla morte e confermata da medici pietosi. E il tentativo sembra ben riuscire: alla fine del mese di maggio del 1800 Ferdinando IV emana un indulto. Luisa sembra salva, ma l’indulto a lei non va applicato in quanto già condannata con pena solo momentaneamente sospesa.
Ferdinando scopre l’inganno
Ferdinando sospetta l’inganno e non vuole sentire ragioni: a luglio del 1800 convoca la Sanfelice a Palermo, la fa visitare da
medici di sua fiducia e scopre “quello che tutti sapevano”. Ma avviene un altro fatto: la principessa Maria Clementina, moglie del principe ereditario Francesco, partorisce. E’ un maschio e questo le da diritto a tre grazie. Ne chiede una sola: la vita della misera Luisa Sanfelice.
La decapitazione
La condanna viene tragicamente eseguita l’11 settembre del 1800 tra l’indignazione generale: “ognuno la compiangeva (dice un manoscritto del tempo), considerando le sue vicende, e la sua morte quasi a sangue freddo”. Vincenzo Cuoco e Ferdinando Ferri sono stati condannati all’esilio. Più tardi il Ferri dimenticherà il suo passato repubblicano e diventerà ministro borbonico a servizio di Ferdinando II.