La fregatura della tassa sui rifiuti applicata indebitamente da molti comuni anche su cantine, box auto e solai non abitabili, rischia di trasformarsi in una nuova beffa. Innanzitutto perché per domandare il rimborso della Tari pagata in eccesso bisognerà aspettare la settimana prossima, quando il ministero dell’Economia renderà disponibile uno «schema interpretativo». E poi perché la prospettiva è che i Comuni, per far fronte al buco nei conti legato ai mancati introiti futuri, finiscano per spalmare la differenza su tutti i contribuenti.Così il sollievo dei rimborsi è destinato a durare poco. E chi finora ha pagato il giusto, pagherà di più. A differenza della vecchia Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) la Tari deve coprire interamente il costo del servizio. Dunque i buchi che si creeranno in futuro con l’esclusione di box e cantine, verranno colmati con un inasprimento del prelievo spalmato su tutte le famiglie.
L’obiettivo è quello di rastrellare complessivamente 9 miliardi l’anno. E in un modo o nell’altro la cifra riscossa dovrà essere quella. Non a caso la Tari è l’unico tributo che non rientra nel blocco delle tasse locali. Esclusa, invece, l’ipotesi che le amministrazioni comunali possano applicare un ulteriore aumento per compensare i rimborsi.«Sarebbe sbagliato e non avrebbe alcun senso logico», ha affermato ieri il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, sottolineando che la restituzione «spetta ai Comuni». Alcuni sindaci hanno annunciato modifiche regolamentari.È il caso di Catanzaro, il cui primo cittadino,Sergio Abramo,prevede 532 rimborsi. A Milano le restituzioni potrebbero valere 12 milioni e l’amministrazione Sala non esclude uno «sconto sulla prossima bolletta», cui seguirà però una redistribuzione degli oneri spalmata su tutti gli abitanti del capoluogo lombardo. Sconto sulla prima scadenza utile anche per Siracusa, mentre ad Ancona, il sindaco Valeria Mancinelli, ha spiegato che i rimborsi «scatteranno d’ufficio per tutti, anche per quanti non li dovessero chiedere».
(Fonte Libero)