di ANTONIO MARFELLA

Le clamorose dichiarazioni di ieri mercoledi 23 luglio 2015 del mio ex Direttore Generale Tonino Pedicini sulla mancanza del ruolo di sua competenza dell’IRCCS pubblico “Fondazione Sen G. Pascale” nel corretto contesto tecnico scientifico sanitario della Regione Campania sulla questione “Terra dei Fuochi”,  mi obbligano moralmente ad intervenire ma riportando il discorso su un piano di carattere più generale ed etico .

La Medicina non è mai stata solo scienza, è un’Arte.

Il Giuramento di Ippocrate nella sua forma originale, in gran parte è dedicato al rispetto ed all’onore del proprio Maestro di Arte Medica.

Il vero Medico giura fedeltà rispetto ed onore persino ai figli del proprio Maestro oltre che alle dee Igea innanzitutto (Prevenzione Primaria) e non solo Panacea (cura).

Risulta ormai stridente e suicida la dicotomia che si è creata negli ultimi decenni tra una Medicina esclusivamente votata alla eccellenza tecnologica delle sole cure (la Medicina e la Oncologia della ricerca farmacologica, devota esclusiva della dea Panacea) , ed una trascurata Medicina della Prevenzione innanzitutto Primaria, quella vera (devota alla umile, silenziosa e sempre sottovalutata dea Igea) che ha dei veri Maestri in alcune figure di riferimento storiche come il Prof  Lorenzo Tomatis, già direttore IARC di Lione e fondatore di ISDE Medici per l’Ambiente e nel Prof Giovan Giacomo Giordano , già Direttore Scientifico della fondazione Pascale alla fine degli anni 80, “dimissionato” perché colpevole di avere denunciato, con conseguenti arresti in flagranza di reato, le infiltrazioni della mala politica nella gestione  della Fondazione Pascale, ancora oggi unico centro di eccellenza pubblico per la prevenzione, lo studio e la cura dei tumori in Campania.

Io sono figlio di un eroe “scugnizzo” delle 4 Giornate di Napoli, Raffaele Marfella (via Raffaele Marfella, quartiere Miano), e nipote di una medaglia d’oro alla Sanità della Repubblica Italiana, Vincenzo Marfella, che ha efficacemente contribuito a vaccinare in soli tre mesi circa un milione di napoletani nella crisi di colera del 1973, Quando io mi iscrivevo a Medicina a soli 16 anni, zio Enzo mi disse : “Mi raccomando Antonio, tu sei bravo, fai il ricercatore in farmacologia: ti farai si soldi! Non occuparti mai di Igiene e rifiuti come è capitato a me!”

Io sono stato l’ultimo borsista a restare al fianco del Direttore Scientifico del Pascale  Giovan Giacomo Giordano sino alla sue “dimissioni” volute dalla mala politica di allora.

In quel periodo il Pascale era ricco di Primari innanzitutto Maestri, non solo Professori. Voglio ricordare  un nome per tutti : Prof Romolo Cerra, Primario chirurgo medaglia d’argento al valore civile della Repubblica italiana per avere immolato la propria vita sull’autostrada Napoli – Salerno, travolto da un pirata della strada per essersi fermato a soccorrere un paziente bloccato in ambulanza ferma per una avaria al motore.

“Too much medicine! A few care! ”.

Troppa Medicina e poca prevenzione e presa in carico dei pazienti

Questa è oggi la sentenza inappellabile del prestigioso British Medical Journal.

Tutti cerchiamo la cura migliore e il professore migliore, ma noi Medici innanzitutto sappiamo che abbiamo bisogno di un Maestro, che spesso non troviamo.

Tutti desideriamo,  magari senza rendercene conto, una guida che ci indichi la strada corretta.

«Maestro» (Rabbi) era l’appellativo di Gesù nei Vangeli.

Non è un titolo ambito, oggi, Maestro.

Per i nostri “fratelli maggiori” ebrei, per i quali la parola è, risulta invece il titolo sociale più importante: Rabbi.

Tra noi Medici, pochi sembrano interessati a conseguirlo: non rende né carriera né denaro rispetto all’impegno etico eccezionale che impone.

Quanti professori universitari, oggi, hanno voglia di diventare Maestri? Ordinari, certo. Maestri, chissà, specie se per essere Maestro rischi di perdere l’incarico di Primario e Professore ricevuto per rapporto fiduciario dal politico di turno.

Ricordo bene il disprezzo con cui l’attuale Presidente della Regione Campania On Vincenzo De Luca mi indicò come “professore di violino” per essermi apertamente schierato contro la costruzione dell’inceneritore a Salerno.

Senza rancore, sono fiero oggi di avere contribuito correttamente ad indirizzare la politica, e non invece ad essere indirizzati dalla politica , come accaduto a tutti i professori sostenitori non solo degli inceneritori ma anche di maxi impianti inquinanti come l’ILVA.

Essere un Maestro è un impegno spesso duro e doloroso.

“I Maestri,  di cui Robin Williams nel film “l’attimo fuggente” fornisce una poderosa interpretazione, non fanno coccole: offrono aiuto, suggerimenti e ispirazione.

Segnalano svolte e insegnano prospettive. Indicano una via e la illuminano. “

Magari si arrabbiano anche ma solo per amore, mai per profitto.

I Maestri – quelli veri – non chiedono niente di cambio.

La ricompensa è l’onore di trasmettere qualcosa, il piacere di aiutare chi viene dopo di te.

Piacere gratuito; quindi, impopolare.

“ O Capitano, mio capitano!,” : i Maestri sanno che parole e idee possono cambiare il mondo.

Io ho scelto di seguire la strada tracciata da Maestri come il Prof Giordano più che dai miei Professori.

Padre Maurizio, specie nei miei momenti di maggiore depressione nella lotta, mi ricorda sempre che un seme per fare frutto deve prima morire.

I padri Gesuiti mi hanno sempre ricordato pure che l’albero buono, anche per un Maestro, si riconosce solo dai suoi frutti.

Il frutto del sacrificio del Prof Giordano oggi lo vediamo splendere nel lavoro di eccellenza non solo scientifico ma anche sociale in Terra dei Fuochi di suo figlio, il Prof Antonio Giordano, autore del libro “Munnezza di Stato” che sta svelando quella mala politica che ha massacrato il padre, ma soprattutto l’Italia intera.

Il frutto del mio sacrificio lo trovo nella formazione di un popolo di tre milioni di persone in Terra dei Fuochi, con migliore allievo Padre Maurizio Patriciello, che non si fanno più prendere in giro dal “gioco dei tre sacchetti” che ha umiliato con un falso storico la Campania in tutto il mondo, mostrando la malagestione dei rifiuti urbani usati a copertura del vero problema: la malagestione dei rifiuti industriali.

La Medicina tutta oggi vive questa drammatica e suicida dicotomia: meglio essere Maestri o Professori ?

Posso affermare con orgoglio che il Pascale di Napoli, oggi come ieri, risulta una delle Istituzioni sanitarie più amate in Campania e il suo personale tutto uno dei più motivati tra tutto il personale sanitario di una Sanità regionale al collasso, forse perché ha saputo conservare tra i suoi dipendenti sia Maestri che Professori.

Al Pascale siamo orgogliosi di avere grandi Professori nella ricerca, ma anche di avere avuto grandi Maestri di Medicina e di vita: il Professore Giovan Giacomo Giordano e l’ex manager Tonino Pedicini sono certamente tra questi.

Siamo orgogliosi di avere raccolto il loro testimone e di proseguire nella strada da loro tracciata. Io spero di essere ricordato in futuro come il “Rabbi della munnezza”.

Sono convinto che solo se ritroviamo l’equilibrio perduto tra essere Maestri o Professori  possiamo salvare la Sanità Pubblica italiana, il più bel dono che abbiamo ereditato dai nostri padri costituenti.