Un recentissimo studio realizzato da Bain e Company per Confimprese ha l’obiettivo di individuare quali saranno le ripercussioni economiche per il sistema Paese e sulle aziende del comparto nel caso si realizzi l’ipotizzata reintroduzione dell’obbligo di chiusura dei negozi per 4o domeniche l’anno promossa dai Cinquestelle. Attualmente la legge offre la facoltà ai negozianti di aprire la domenica. Nel corso del primo anno del nuovo regime si registrerà un taglio netto di 34 miliardi di euro del fatturato annuo del retail, pari a una flessione del 13 per cento. Ancora peggiori saranno le ripercussioni sugli addetti perché le chiusure domenicali e il calo a due cifre dei ricavi creerà i presupposti per circa 90mila esuberi. Si tratta di 70mila lavoratori nel commercio al dettaglio, prevalentemente addetti alla vendita impiegati dalla grande distribuzione e dalle insegne anche quelle minori del commercio moderno, oltre ad altri iomila persone nell’ambito commercio all’ingrosso. Sui conti delle imprese del settore poi si abbatterà una decisa sforbiciata della profittabilità e la marginalità precipiterà in area negativa. Quindi da un saldo positivo seppure con una marginalità medio/bassa i conti degli imprenditori volgeranno al rosso. Da qui la necessità di chiudere punti di vendita marginali. Lo studio di Bain è stato presentato lo scorso ii dicembre a Luigi Di Maio, vicepresidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro e delle politiche sociali nel governo guidato da Giuseppe Conte, nel corso di un incontro al Mise.