La Polizia di Stato di Venezia ed il Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste, stanno eseguendo – in provincia di Venezia, Casal di Principe (CE) ed altre località – 50 misure di custodia cautelare ( 47 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) per associazione a delinquere di stampo mafioso ed altri gravi reati interdittivi, nonché 11 provvedimenti di obblighi di dimora su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica di Venezia. Hanno collaborato all’esecuzione del provvedimento cautelare, nell’operazione denominata “At Last”, il Nucleo di polizia economico-finanziaria Venezia, il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) della Guardia di finanza di Roma, il servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato con l’imponente impiego di oltre 300 unità di polizia giudiziaria.
Operavano in maniera tentacolare, dal recupero credito alla costituzione di imprese di società finalizzate a fornire la manodopera a costi molto bassi attraverso l’evasione degli oneri previdenziali e degli oneri fiscali. Società create proprio per fornire manodopera e ottenere in subappalto lavori. Ad ascoltare il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, si comprende bene in quante attività economiche fosse profondamente radicata la camorra che aveva allungato i suoi tentacoli dalla Campania fino al Veneto.
Emerge, Infatti, uno spaccato inquietante dell’inchiesta condotta dalla Dda di Venezia 50 gli arresti e 11 provvedimenti di obbligo di dimora eseguiti da Guardia di Finanza e Polizia. Ammonta a 10 milioni di euro il valore dei beni sequestrati. Ma a venire fuori dalle indagini è soprattutto quel perverso intreccio tra imprenditoria e politica. Tra le persone arrestate c’è Mirco Mestre, sindaco di Eraclea il comune nel quale da anni sono stabiliti esponenti del clan dei casalesi. Tra gli indagati figurano poi il direttore di un istituto bancario di Jesolo e un poliziotto accusato di aver fornito ai criminali informazioni riservate sulle indagini.
Gli indagati erano membri di una strutturata e temibile associazione a delinquere di stampo mafioso, armata – con oggi da considerarsi smantellata – che dal piccolo centro di Eraclea (Venezia) da molti anni aveva esteso la sua influenza criminale nell’Est del Veneto avvalendosi della sua forza di intimidazione per instaurare una condizione di omertà e commettere molteplici gravi delitti di ogni genere (usura, estorsione, rapina, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, sottrazione fraudolenta di valori, contraffazione di valuta, traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, intermediazione illecita di manodopera, detenzione illegale di armi, danneggiamenti, incendi, truffe e truffe aggravate al danno dello Stato, bancarotta fraudolenta, emissione di false fatture).