Nel quadro delle attività investigative finalizzate alla ricerca del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro ed al depotenziamento del sistema economico-imprenditoriale riconducibile a Cosa Nostra trapanese che vede a capo il latitante, all’alba di oggi i militari della Compagnia di Alcamo e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato cinque persone. Le ordinanze hanno colpito “il capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo e altri quattro affiliati, tra cui alcuni imprenditori”, dicono i Carabinieri, per le ipotesi di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto.

Imprenditore antiracket per conto dei clan

Ma non basta. Ufficialmente era tra i promotori dell’associazione antiracket di Alcamo, paese del trapanese, regno del boss latitante Matteo Messina Denaro. Di fatto, emerge dalle indagini dei carabinieri di Trapani, che hanno arrestato cinque esponenti della cosca di Castellammare del Golfo, godeva del supporto del clan, che gli avrebbe assicurato una sorta di monopolio nella fornitura del calcestruzzo. Ancora una volta l’antimafia di facciata viene “svelata” da un’inchiesta. L’imprenditore favorito dalla cosca e’, secondo quanto hanno accertato le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo, Vincenzo Artale, responsabile di una societa’ del settore del calcestruzzo.

Ad Artale, che fa parte dell’associazione antiracket e antiusura di Alcamo, di fatto la mafia avrebbe garantito una posizione di forza all’interno del mercato. Con pressioni ed intimidazioni, i committenti di lavori privati o le ditte appaltatrici venivano costretti a rifornirsi di cemento dall’imprenditore, che si e’ aggiudicato tutte le maggiori forniture nei lavori in zona. Diversi sono stati gli episodi estorsivi accertati nel corso dell’indagine, alcuni dei quali provati anche con la collaborazione delle vittime. Nel corso dell’operazione e’ stata sequestrata inoltre l’azienda “SP Carburanti s.r.l.”, con sede legale a Castellammare del Golfo, considerata fittiziamente intestata a prestanome, ma riconducibile alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo.

Chi è Messina Denaro

Era soprannominato “U siccu” («il magro») a causa della sua costituzione fisica ed è considerato tra i latitanti più ricercati al mondo. Capo e rappresentante indiscusso della mafia trapanese, risulta essere attualmente il boss più ricco e potente di tutta Cosa Nostra siciliana, arrivando ad esercitare il proprio potere ben oltre i confini della propria provincia, Palermo compreso. Per quanto tradizionalmente il potere assoluto dell’intera organizzazione non possa essere concentrato nelle mani di un padrino estraneo a Palermo e sebbene dopo l’arresto di Provenzano non vi siano più state prove di un’organizzazione piramidale di Cosa Nostra, alcuni inquirenti si sono esplicitamente riferiti al latitante trapanese come all’attuale capo assoluto.