“Il nuovo Ospedale San Cataldo rappresenta un traguardo storico per Taranto e per tutta la Puglia. Meno di quattro anni fa posavamo la prima pietra, e oggi, con i lavori quasi completati, il San Cataldo si prepara ad iniziare le operazioni di attivazione entro il 2025. Un ospedale costruito in tempi record, con standard innovativi e un’attenzione senza precedenti per le esigenze di cura e salute dei cittadini” ha riferito Michele Emiliano governatore della Regione Puglia.
Ma non ci sarebbe stato senza il ricorso del Comitato “Taranto futura”, che ha sventato la privatizzazione della sanità pubblica con Don Verzè e il governo di sinistra di Nicki Vendola.
“Erano decorsi i termini per fare ricorso al Tar, ma ancora c’erano 90 giorni per fare ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. La Regione cadde nel tranello giuridico, facendo opposizione, con la conseguente trasposizione giuridica del ricorso straordinario al Tar Lecce, che, nonostante la dichiarazione di inammissibilità del ricorso stesso (per aver fatto ricorso straordinario), recepì le nostre motivazioni con la sentenza n.418/2012, in ordine alla necessità di fare una gara pubblica. Ecco perché, praticamente, ho vinto il ricorso. In seguito a ciò la Regione revocò il progetto, anche perché, contestualmente, era stata presentata a Milano istanza di fallimento dell’ospedale San Raffaele di Monte Tabor pertanto si può dire che l’Ospedale San Cataldo è realizzato grazie al nostro comitato” riferisce l’avv. Nicola Russo, coordinatore di “Taras Futura”.
In effetti erano previsti 60milioni per il San Raffaele senza gara pubblica e il Comitato “Taranto futura”, l’attuale “Taras Futura” presentò un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per ottenere l’annullamento della delibera della Giunta regionale dell’agosto 2010 con cui erano stati stanziati 60 milioni di euro per la realizzazione dell’ospedale “San Raffaele del Mediterraneo” a Taranto.
Lo stesso ricorso tese ad annullare l’atto di costituzione dell’omonima Fondazione, risalente al maggio, della quale facevano parte la Regione Puglia, l’Als Ta/1, il Comune di Taranto e la Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor di Milano, oltre a tutti gli atti ad esso collegati.
Le motivazioni a sostegno del ricorso, che era stato notificato a tutte le parti coinvolte, spaziavano dalla violazione e/o falsa applicazione di leggi nazionali e comunitarie, che sanciscono i principi di concorrenza, di non discriminazione, di parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità, e dalla violazione dei principi costituzionali del buon andamento amministrativo e imparzialità, all’eccesso di potere.
Ma soprattutto si sottolineava il fatto che la “Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor” sia stata inclusa negli organismi costitutivi della “Fondazione San Raffaele del Mediterraneo”, nonostante la prima non sia una organizzazione non lucrativa di utilità sociale, bensì, come chiarito anche dal Tar Lecce, un ente che svolge prevalentemente attività imprenditoriale in ambito sanitario; ciò in contrasto con il decreto legislativo 502/1992.
Quindi, Taranto Futura, faceva notare che per la Fondazione San Raffaele andava espletata una pubblica gara, sia per la scelta del soggetto privato per la costituzione della società mista, sia per quella del soggetto privato per la gestione del servizio sanitario locale.
Inoltre, sarebbe mancata la partecipazione dei cittadini all’iter che ha condotto alla importante scelta che avrebbe avuto notevoli ripercussioni sulla sanità jonica.
Inammissibile, poi, sarebbe stato l’ingresso di un ente pubblico in una Fondazione onlus (quale è la “San Raffaele del Mediterraneo”) con quote maggioritarie (51% delle partecipazioni), poiché ciò avrebbe comportato una influenza dominante del primo sull’organizzazione della seconda.
“Noi siamo per la sanità pubblica, ha commentato il coordinatore di Taranto Futura, l’avvocato Nicola Russo, ma la nostra proposta è quella di riqualificare l’ospedale Moscati, rendendolo un polo di eccellenza oncologico, e non di sopprimerlo insieme al SS. Annunziata”.
Vito Piepoli