Sono 6.782 i Comuni che potrebbero rivedere al rialzo le addizionali Irpef se a fine anno si spegnerà il congelatore dei tributi locali acceso tre anni fa. La ripresa riguarderebbe anche l’Imu sulle seconde case, dove sono 6.516 i sindaci che finora si sono fermati prima di arrivare all’aliquota massima del 10,6 per mille. In gioco d sono poi le Irpef regionali, che davanti a sé avrebbero spazi per aumenti potenzialmente enormi dopo la cura ricostituente somministrata a suo tempo dal governo Monti. L’ipotesi di dire addio al blocco delle aliquote locali non è di scuola. L’ha lanciata all’Assemblea nazionale Anci di Rimini la viceministro all’Economia Laura Castelli (MSS). E trova conferme accreditate anche nella Lega. Dove la svolta “sovranista” non ha spento la voce dell’autonomia. I sindaci, si ragiona, devono essere liberi di fare le proprie scelte in fatto di fisco. E i cittadini devono essere liberi di promuoverle o bocciarle con il voto. I prossimi giorni diranno se la scelta di imboccare questa strada avrà il via libera dei leader di Lega e Cinque Stelle. Perché l’esperienza, a partire da quella del 2006 quando il governo Prodi accompagnò il taglio al cuneo fiscale con uno sblocco dei tributi locali che provocò mesi di polemiche incendiarie sui numeri, insegna che è una strada scivolosa sul piano politico.