di ANTONIO TROISE
Non nasconde le sue preoccupazioni Monsignor Nunzio GALANTINO, Segretario Generale della CEI. Gli ultimi dati diffusi dalla Svimez sul Mezzogiorno lo hanno fortemente colpito. E nell’intervista invita tutti a fare la propria parte per risalire la china.
“E’ un quadro fortemente negativo. Ora bisogna stabilire finalmente quelle strategie che vanno nella direzione del bene comune. Altrimenti noi saremo costretti, l’anno prossimo, ad abbassare ancora certi numeri e a prendere atto, purtroppo, di una storia economica che è, soprattutto, una storia umana, che non va avanti”.
La tensione sta fortemente aumentando, soprattutto sul fronte del lavoro. Cosa si può fare?
C’è un vero e proprio grido che ci viene da tante persone. Sono manifestazioni e grida di disperazione. A questa disperazione si può rispondere o girando alla larga e spero che nessuno voglia e possa fare questa scelta. Né, il governo, né i sindacati né la chiesa. Ma se non rispondiamo a queste richieste, credo che ce la vedremo brutta”.
Quale può essere il contributo della Chiesa di fronte a questa emergenza?
“E’ quello che stiamo già facendo. Innanzitutto operando una sorta di presenza, che a me non piace, che è quella della supplenza. Sogno il momento in cui la Chiesa non debba più supplire con le sue mense Caritas con i suoi progetti che spesso arrancano perché difficilmente trovano chi li appoggia fino in fondo. Penso al “Prestito della speranza”, che pure sono realtà vive nella chiesa e nella società. Basta fare un giro non solo nelle mense caritas ma anche dei gruppi di lavoro e fra i tanti i giovani che non fanno altro che mettersi in gioco per aiutare chi è più debole”
Sull’emergenza Mezzogiorno si è fatto sentire anche il Papa, nella sua visita in Calabria.
“Il pontefice lo ha fatto a ragion veduta. Quando non si lavora per trasformare quello che oggi si ottiene solo per favori ma in diritti, noi andremo sempre peggio”.