A Militello Val di Catania, splendida città barocca della Val di Noto, ormai facente parte dal 2002 del Patrimonio UNESCO,si è svolta dal 29 Agosto al 1 di Settembre la II Edizione dell’Independent Film Fest con Direttore Artistico Daniele Gangemi, che ha ospitato tra il cine-teatro Tempio e la piazza Santa Maria della Stella 69 opere ( lungometraggi, documentari, corti e videoclip) provenienti da tutto il Mondo tra queste c’è stata una World Premiere, diverse anteprime Italiane ed il lavoro di un Premio Oscar olandese.La ciliegina sulla torta sono state le tre Master Class sulla sceneggiatura, sul montaggio e sul ruolo dell’agente nel cinema, una tavola rotonda sul futuro del cinema indipendente con Agici, un incontro sulla condizione dei rifugiati col CIR e soprattutto un’esclusiva LECTIO MAGISTRALIS tenuta dal Maestro del cinema Indipendente Pupi Avati al quale è stato conferito anche il Premio alla Carriera.Il Maestro ha allietato il pubblico presente alla sua Lectio con vari episodi avvenuti  nel corso dei suoi 52 anni di carriera come l’incontro con M. Melato divenuta per caso una delle protagoniste del suo II film Horror “Thomas (gli indemoniati)”, girato a Ferrara in una chiesa sconsacrata, i suoi inizi di carriera abbastanza roccamboleschi con i suoi amici del bar Margherita  divenuti i suoi collaboratori, episodi di vita personale, come quando da ragazzo, timido, girava per Bologna,con il suo amico molto più spavaldo di lui, Ciccio Foresta a cercare ragazze, fino a quando ne incontrarono una ballissima che diventerà sua moglie con la quale ha festeggiato 55 anni di matrimonio o l’infrangersi del suo sogno di diventare un clarinettista jazz dopo aver fatto entrare nella sua band un ragazzino bassino e peloso che si chiamava L. Dalla e che gli ha fatto capire che per fare una cosa non ci vuole solo la passione ma anche il talento.

  • Buona sera Maestro, volevo subito farle una domanda sul suo film “Il SIGNOR DIAVOLO” attualmente nelle sale e già primo in classifica nelle preferenze degli Italiani.Ho notato che il finale del film è diverso da quello del romanzo omonimo, da lei scritto l’anno scorso e dal quale è stato tratto, come mai questa scelta?

    R: Proprio per sorprendere i lettori del libro che erano troppo preparati a quel tipo di finale, volevo in qualche modo andare oltre e sottolineare ulteriormente quest’idea del male diffuso che è un’idea che si è andata rafforzando. Facendo il film me l’ha suggerita il bambino del finale, Carlo: è un bambino molto inquietante, particolare. c’è una battuta nel film che il capo del carcere dice al funzionario:” questo è un bambino molto speciale”, e in effetti questo bambino quando io gli spiegavo le scene, mi guardava come si guarda una persona che ti dice delle cose che tu già sai, lui sapeva già.

  • Un bambino molto intelligente

R: Perturbante, non voglio rovinarlo spargendo la voce che è un bambino perturbante, però è molto misterioso ha qualcosa di stranissimo dentro di se, di singolare, veramente quando mi guardava io sentivo che di questa storia  lui ne sapeva più di me.

  • Il film è ambientato negli anni 50, in quegli anni lei aveva l’età dei protagonisti è un fatto casuale o c’è molto di autobiografico?

R: C’è molto di autobiografico, io ho fatto il chierichetto in un mondo in cui nelle chiese dai pulpiti il Diavolo era citatissimo ed era il deterrente più forte. Nel senso che oggi se lei parla ad un bambino del Diavolo non sa cos’è. Oggi non c’è neanche nei videogiochi, il Demonio. Ed anche in chiesa i sacerdoti non ne parlano più, è scomparso. Al meeting di Rimini il Superiore dei Gesuiti  ha detto :” solo Pupi Avati è così ingenuo da pensare che esiste il Diavolo”.

  • Ma lei ci crede davvero al Diavolo ?

R: Io credo al male al Diavolo no, però al male si, noi come le dicevo siamo molto autoassoluttori , consideriamo sempre gli altri responsabili di tutto, e poi c’è il male per il male, io ho subìto di recente una violenza umana, anzi disumana nella sua violenza. C’è una persona che ha voluto veramente la nostra rovina ma non finalizzata ad un suo tornaconto, che sarebbe anche comprensibile, ti tolgo la sedia perchè mi voglio sedere io, e va bene lo capisco. Ma quando ti voglio fare cadere dalla sedia soltanto perchè tu ti faccia male senza nessuna ragione, ed è andata così, quello faccio più fatica a capirlo. Ecco, quello è il male, si può anche chiamare Demonio, perturbazione, bipolarismo, si può chiamare in tanti modi, la scienza forse non lo sa spiegare bene però ci sono delle persone nella vita di ognuno di noi che ci hanno fatto del male e noi ci siamo chiesti perché? Che tornaconto ha avuto a farmi questo ?

  • Volevo chiudere il nostro piacevolissimo incontro con un suo ricordo di Carlo delle Piane

R: Carlo delle Piane è stato purtroppo abbandonato dal cinema Italiano nel momento in cui noi glielo abbiamo affidato, noi l’abbiamo messo nella condizione di camminare con le sue gambe, di avere una sua autonomia, di avere un grande prestigio, perchè ha vinto i premi più importanti che si potessero vincere, di avere una sua identità molto forte. Però il cinema Italiano non l’ha coinvolto. Se lei pensa che l’altro giorno, al funerale, c’eravamo solo io e mio fratello e del cinema Italiano non c’era nessuno e al Festival di Venezia non lo hanno nè ricordato, nè citato, ecco perchè dico e ripeto che il cinema Italiano fa schifo.