di ANGELA JOLANDA
“Senza Paura” è il nuovo libro edito da Giunti di Flavio Pagano, che naturalmente ama il calcio e il Napoli: un romanzo intenso e toccante ispirato a un tema di drammatica attualità. La dedica nel libro è rivolta a quei ragazzi che “Agli innocenti uccisi dalla follia del calcio. Per non dimenticare mai che c’era una vita dietro i loro nomi.” Ciro Esposito perse la vita dopo settimane di ospedale, dopo i tragici avvenimenti che accaddero a Roma il 3 maggio 2014: si giocava la finale di Coppa Italia: Napoli-Fiorentina. Fuori dall’Olimpico Ciro Esposito, tifoso napoletano, viene ferito a colpi di pistola durante gli scontri fra ultrà locali e napoletani. La trattativa tra forze dell’ordine e tifoseria salva lo svolgimento della partita. Nessuno di noi potrà dimenticare quelle immagini che fecero il giro del mondo, così come non le ha dimenticate Pagano che nel libro ha cristallizzato il vero dramma del calcio moderno: un tifo malato. A De Santis, il tifoso romanista che sparò a Ciro Esposito ferendolo a morte, ieri è stato notificata la chiusura delle indagini. Notizia che lascia sgomenti. Senza paura è ispirato a quei fatti, alla morte di Ciro e al mondo degli ultrà. Da qui Pagano parte per aprire squarci di verità sulle dinamiche psicologiche e sociali del tifo sportivo e per frugare ancora una volta nelle pieghe più intime delle relazioni familiari.La vicenda ruota infatti intorno al complicato, drammatico rapporto tra Antonio – padre assente, sei giorni la settimana oscuro rappresentante di commercio ma la domenica selvaggio e carismatico capo della tifoseria napoletana – e suo figlio Bruno, orfano della madre, che anela inutilmente all’affetto paterno, alla normalità di una partita goduta insieme.
Pagano, come nasce questo libro?
“Senza Paura è nato dalla voglia di raccontare l’amore, la passione – e i suoi risvolti più oscuri – nell’unica forma che supera quella tra due persone: cioè il rapporto tra un tifoso e la sua squadra del cuore. Anche lì, nella passione folle del tifo, viene fuori quell’insaziabilità che sfocia nella violenza: non si è mai appagati, niente basta, niente ci dà certezza: e si arriva a uccidere. Come il marito geloso che uccide il rivale, il tifoso malato uccide l’avversario. Lo sfigura con l’acido. Perciò paragono il tifo, in occidente, a quello che è il fondamentalismo religioso in certe frange esasperate dell’Islam”.
Lei prende spunto da un fatto di cronaca come quello di Ciro Esposito?
“Ciro Esposito è il simbolo di tutto questo: è l’innocente che muore senza ragione, è l’agnello sacrificato nel rito, è il milite ignoto dell’assurda guerra che continuamente, ovunque, si combatte intorno al calcio: uno sport meraviglioso e al tempo stesso mostruoso,perché niente lo ferma. Sono tali gli interessi che si muovono intorno al calcio, che neanche i 39 morti dell’Eysel fermarono una finale di coppa dei campioni… e non si esita a spostare i mondiale d’inverno pur di compiacere gli sceicchi che vogliono il Mondiale nel deserto, pur sapendo che nei cantieri che costruiranno le infrastrutture nel Quatar o dove sarà, gli operai lavoreranno nelle condizioni di schiavi, di servi della gleba. Insomma il calcio è una meravigliosa passione coperta di sangue e di vergogna”.
Il suo libro va oltre e leggiamo anche una storia di mafia…
“Il libro va molto oltre la cronaca: io racconto i fatti, relativi alla morte di Ciro, ricostruendo fedelmente la dinamica, compresa la continuità fra ultrà romanisti e Mafia capitale, che tra l’altro con il mio quotidiano web siamo stati i primi a esaminare: l’ultrà di oggi è insomma anche “il bravo” (manzoniano) il braccio di un’organizzazione che ha ramificazioni ovunque, come la cupola malavitosa che abbiamo scoperto governare Roma… Ma sono uno scrittore, e la cronaca non mi può bastare. Così ho incrociato la verità con la fiction: tutto accade come accadde, ma i personaggi sono diversi. Non volevo “ricostruire” Ciro: sarebbe stato folle, sbagliato. Così è nato Bruno (suo padre invece si chiama Antonio, come i due protagonisti del film “Ladri di biciclette”), l’adolescente innamorato di suo padre che è un ultrà all’ultimo stadio. Uno di quegli ultrà che non t’aspetti, che fa il rappresentante, che ha una vita apparentemente normale e una famiglia. Però il suo incubo, la sua ossessione, è il calcio: in questo vuoto suo figlio “cade”. La madre, così importante nella vicenda di Ciro, qui non c’è: per rispetto del pudore e del dolore della famiglia vera. Nella fiction del libro la mamma di Bruno è morta. La vicenda è raccontata dal nonno, che vede il calcio come non è più, legato a un mondo ormai tramontato. E poi c’è la fidanzata di Ciro, Na’weh, bellissima ragazza di colore, che dà a tutti, credo, una splendida lezione di sport, raccontando una storia di vita vissuta”.
Francesco Totti, il campione della Roma,nel libro di Pagano, ha scritto una dedica agli “angeli” che dice “Da padre e da uomo voglio dare un abbraccio pieno di calore a tutte le famiglie colpite da lutti nel calcio. Penso alla famiglia De Falchi, alla famiglia di Ciro Esposito, a quella di Stefano e Cristian, alla famiglia Sandri: molti angeli ci guardano dall’alto e loro per primi desiderano che certe cose non accadano più”.
Flavio Pagano è un autore eclettico. Spazia attraverso vari generi letterari, scrivendo anche per il teatro e la tv. Nel 2011 ha ricevuto il Premio speciale Elsa Morante conRagazzi Ubriachi. Per Giunti ha firmato il saggio sull’omosessualità nello sport Il campione innamorato (con Alessandro Cecchi Paone, 2012) e il romanzoPerdutamente (2013). Collaboratore di varie testate e titolare di rubriche sportive, è direttore del quotidiano online NapoliStyle.it. Vive a Napoli, dove ha ambientato anche l’ultimo libro, I tre giorni della famiglia Cardillo (Piemme, 2014). Autodidatta per vocazione, suona violoncello e piano e ha giocato a rugby, sua grande passione. Naturalmente, tiene al Napoli.