Chiara Zanetti è nata a Garbagnate Milanese, un paese a Nord di Milano
Dopo avere frequentato il liceo linguistico Falcone e Borsellino di Arese, ha proseguito a studiare Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Milano, conseguendo una laurea specialistica summa cum laude con una tesi su un drammaturgo maltese, Francis Ebejer.
Sempre a livello professionale, ha maturato diverse esperienze in Uffici stampa ed agenzie di comunicazione, nonché in qualità di HR Generalist presso varie agenzie di reclutamento.
L’abbiamo intervistata per “Il Sud On Line”
Testamento blu è la sua prima opera edita da Echos Edizioni, è un resoconto di poche pagine e immagini che raccontano un nuovo stile di vita e una nuova disposizione all’ascolto…
Sì. Quest’opera, che sfugge un po’ da qualsiasi statuto saggistico o normativo canonico, è un testo che si compone di poche pagine e immagini (tavole che mi ha generosamente donato Andrea Lelario, ex Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma) e che condensa il mio vissuto di rinascita dopo un periodo tormentato e buio. Accompagnando il lettore nel mio percorso di crescita e di consapevolezza, lo invito a riflettere su alcuni spunti di interesse a livello psicologico e animico, citando molti autori a me cari come Alessandro D’Avenia, lo psicologo junghiano Aldo Carotenuto, Viktor Frankl, psichiatra austriaco e prigioniero dei campi di concentramento nazisti, e ancora Leo Buscaglia, il primo professore di pedagogia al mondo che tenne un corso universitario sull’amore presso l’Università di Los Angeles.
Il quarto dei sette capitoli che lo compongono è intitolato “La vittoria nella perdita o il tutto della privazione”, pagine in cui parlo di come nei periodi di maggiore negatività, anzi, proprio nei momenti più tristi e scoraggianti in assoluto, ci è dato di scoprire risorse che non pensavamo nemmeno di avere e che ci portano a risalire lentamente, proprio come la fenice che risorge da un grumo di ceneri. Nei passaggi precedenti, racconto di come l’introspezione accompagnata alla terapia psicologica mi abbia aiutata a superare questa sofferenza proprio grazie all’individuazione, fornendomi nuovi traguardi da tagliare in virtù di questa ritrovata energia. Sa, spesso – come argomento nel mio teso – ci smarriamo o rimaniamo invischiati in una forma che non è fedele all’essenza più intima dell’uomo, quella volta allo sviluppo personale e interpersonale. Tante volte, pensiamo di trovare soluzioni che si rivelano parziali perché non recano in sé la caparbia delle scelte drastiche. Occorre tagliare di netto con quello che ci fa soffrire, di qualunque natura esso sia. Io, per esempio, smisi di fumare e persi 17 kg, cose che ripristinarono la fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità, a scapito di chi non credeva in me. Poi certo, a volte procediamo per tentativi facendo due passi avanti e uno indietro, come in un carnevale brasiliano. Ma, fuor di metafora, la vita è proprio quest’immensa sfida, questa bellissima avventura…
Perchè la scelta del titolo testamento blu?
Lo spiego nel capitolo introduttivo: “testamento” perché si tratta davvero di lasciare in eredità al lettore le mie conquiste personali e “blu” perché, come sosteneva Kandinsky, è un colore che richiama ad un’inclinazione all’approfondimento, allo scavo interiore, suscitando nell’uomo la nostalgia dell’infinito e del sovrasensibile.
Lei è appassionata di giornalismo, fotografia, viaggi… Ed ha un’amore per la scrittura…
Sì, appena riaprirà l’Ordine dei Giornalisti della Regione Lombardia conseguirò il tesserino da pubblicista e, in passato, ho lavorato per diverse agenzie di comunicazione fino ad aprire un Ufficio stampa mio. Pensi che, quando ancora frequentavo la scuola primaria, guardando i telegiornali, sognavo di divenire anch’io giornalista, di cronaca ma anche inviata di guerra; questo spiega la mia vocazione per la “verità” e per le relazioni di aiuto, che poi ha trovato un’altra declinazione…
La fotografia, anche. Vi consiglio, a questo proposito, un testo di Berger: E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto.
La fotografia, dagli scatti paesaggistici ai classici selfie, permette di immortalare un momento irripetibile, un attimo in cui avvertiamo bellezza dentro di noi o fuori di noi. Io ho interi bauli di foto, per esempio delle mie vacanze al liceo, della mia vita quando risiedevo in Irlanda, foto di quando ero una bimba e, spesso, le sfoglio, con l’incanto negli occhi e un po’ di calore nel cuore.
Per quanto riguarda la scrittura, non esiste mia passione più viva ed intensa, tanto che desidererei divenisse una professione a tutti gli effetti. Del resto, ho studiato Lingue e Letterature Straniere sia alla laurea triennale che alla laurea specialistica. Tempo fa, inoltre, tenni un corso di scrittura creativa che suscitò molto entusiasmo nei miei studenti e questo, di per sé, è un forte motivo di orgoglio e uno sprono importante a perseverare su questo cammino. D’altra parte, sono tante le persone che seguono ciò che scrivo e che si complimentano per quello che riesco a trasmettere quindi, non credo di peccare di presunzione se dico che è ciò che mi riesce meglio e ciò che vorrei fare nella vita.
Aspira a diventare terapeuta tramite un Master attraverso la scrittura creativa…
Esatto. A gennaio inizierò un master triennale in Counseling. Mi piacerebbe – a prescindere da tutto – aiutare chiunque si trovi in un momento di difficoltà e, in particolare, pazienti affetti da dipendenze verso sostanze psicoattive o comorbilità con altre patologie, come la depressione, proprio attraverso la scrittura creativa.
Come vive questo lungo periodo di pandemia, con quali preoccupazioni per il futuro?
Il mio libro è nato durante il primo lockdown. Allora, lavoravo come HR Generalist in un’agenzia di reclutamento e facevo orari davvero assurdi. Quando a marzo ha chiuso anche l’agenzia, ho scritto una pagina, poi un’altra ancora e ho pensato: “Perché non approfittarne per scrivere un saggio intero?” E così è stato. Nonostante le difficoltà, le preoccupazioni per il mio futuro e quello dei miei cari, le sorti del Paese e del mondo in genere, è stato per me un’occasione di raccoglimento e riflessione importante. Ne ho anche tratto vantaggio per apportare migliorie in casa (amo gli oggetti! Come diceva Guillén…) e per darmi una certa disciplina. Io penso sia importante non lasciarsi andare, lavorare per sé e contribuire al benessere sociale impegnandosi nella prevenzione e nel mantenimento di relazioni di sostegno reciproco. Poi, onestamente, ci sono tanti lati oscuri rispetto alla gestione dell’emergenza sanitaria ecc. di cui ho discusso profusamente in un’intervista con Antonio G. D’Errico dopo aver letto il suo libro sulla pandemia. Ma su questo, purtroppo, il nostro margine di intervento è molto limitato, anche se ciò non di meno fondamentale: bisogna informarsi, sempre e comunque, perché solo avvicinandosi alla conoscenza di una cosa possiamo operare scelte consapevoli e sensate.
Prevede di pubblicizzare il suo libro attraverso convegni, social?
Io millanto parecchio sui social, in particolare FB, e sicuramente questo mi è servito molto e credo continuerà a farlo… Per quanto riguarda convegni, fiere, presentazioni, aspetterò tempi migliori, come tutti del resto.
Cosa desidera aggiungere?
Aggiungerei che non bisogna mai perdersi d’animo, tanto meno quando pensiamo di non avere alternative. Se ci ascoltiamo, imparando ad accettarci e ad accettare gli altri senza riserve, troviamo sempre una via d’uscita. Come scrivo in Testamento blu, tante idee sono solo polvere negli occhi, ma tante altre sono stelle che hanno una portata incredibile, se gli diamo l’occasione di splendere.
Link per l’acquisto
https://www.echosprime.it/it/chiara-zanetti-testamento-blu/