”Macché ubriaco in aeroporto, ero perfettamente sulle mie gambe, mi è stato impedito di salire per un litigio con uno steward, in seguito al quale il comandante ha deciso di non imbarcarmi, ed ora sono in America Centrale. Su di me, l’ennesima fake news”. Lo racconta in un’intervista a ‘Il Fatto Quotidiano’ Antonio Ingroia, l’ex pm di Palermo che venerdì sera non ha potuto prendere un volo della Air France per continuare il suo viaggio. ”A proposito, non so se la pubblicazione di questa fake news proprio il giorno dell’anniversario della sentenza della Trattativa sia stato casuale – dice Ingroia – Di certo ha ridato fiato ai nemici di quel processo, come Vittorio Sgarbi, che ne hanno approfittato per accanirsi contro di me. Stiano tranquilli, non mi spaventerò per così poco: le mie battaglie per verità e giustizia sui casi Manca e Vassallo, sulla ‘ndrangheta stragista e la Trattativa in Italia, per Rafael Correa e Assange in America Latina e nel mondo, continueranno”. Ingroia spiega che “Parigi era uno scalo tecnico del mio viaggio transoceanico da Roma all’America Centrale, dove mi trovo ora e dove resterò per qualche giorno. Quindi non è vero, come hanno scritto i giornali, che stavo tornando in Italia e che sono stato impacchettato e rispedito in patria dopo essere quasi svenuto. A leggere certa disinformazione, forse strumentale, mi viene una battuta: più lontano sto dall’Europa, meglio sto”.
“Ero stanco e alterato – prosegue Ingroia – Non un’alterazione alcolica, badi bene. Ero nervoso. Sveglia nella notte, uscita di casa alle 4 e mezza del mattino, volo Roma-Parigi all’alba, poi questo scalo tecnico, il primo ritardo, il secondo ritardo, finalmente l’imbarco alle 12.30, poi uno dell’equipaggio mi segnala che il mio posto era occupato, poi un’altra comunicazione di un ulteriore ritardo di un’ora al gate. Dopo aver compreso che il pranzo in aereo era saltato, vado al ristorante dell’aeroporto, mangio e bevo un paio di calici di vino. Torno all’imbarco per la seconda volta. Litigo di nuovo con lo steward sull’assegnazione del posto, io ritengo particolarmente grave la sua maleducazione e gli rispondo per le rime, alzo la voce”. Abbiamo litigato “in francese”, spiega ancora Ingroia. “Il mio, forse, non correttissimo – continua – Lui ovviamente fa finta di non capire e assume un atteggiamento ulteriormente provocatorio, quando ormai siamo già dentro l’aereo. Invoco il comandante, chiedo il rispetto dei diritti del passeggero. Il comandante preferisce prendere le parti del suo steward. E io mi arrabbio di brutto. Il comandante mi dice che in quelle condizioni non può farmi partire. Mi dice che sono alterato, che ho bevuto. Io gli rispondo che ho bevuto solo un paio di bicchieri al pranzo che per colpa dei loro ritardi ho dovuto consumare in aeroporto. Ma lui insiste. Ed insisto anche io: ‘Da qui non mi muovo’. E abbiamo chiamato la polizia”.