L’accusa dei magistrati all’intera catena di comando di Rete ferroviaria italiana (RFI) per le condotte omissive che hanno portato al deragliamento e alla strage di Pioltello conferma una serie di violazioni delle normative sul lavoro e sulla sicurezza. Alla base di tutto c’è la riorganizzazione di Rfi con cui 6 anni fa si è accelerato il depotenziamento della manutenzione di RFI nel compartimento lombardo, con un sempre più massiccio affido dei lavori a ditte esterne, la cui priorità sono i grandi e redditizi interventi piuttosto che la manutenzione minuta, che viene spesso rinviata per mesi. Esattamente come era avvenuto nel caso del giunto di Pioltello. Anziché RFI, a dettare le priorità d’intervento e stilare la lista degli interventi sono spesso le ditte esterne. In condizioni di elevato affollamento della rete e senza la possibilità di sospendere la circolazione dei treni, risulta quasi impossibile pianificare il rinnovo dell’armamento, la sostituzione degli scambi, la sistemazione dei giunti, il rinforzo dei ponti lesionati o altri interventi. Così, la manutenzione programmata di norma è gravemente trascurata, e anche quella ordinaria diventa quasi impossibile e sempre in ritardo. Vista la situazione caotica, all’epoca dell’incidente il direttore del nodo di Milano di RFI avrebbe dovuto avere il coraggio di chiudere quel binario e di fermare i treni per consentire l’intervento di sostituzione del giunto e la messa in sicurezza della linea. Una decisione mancata che ha portato al drammatico incidente del gennaio 2018.
Dario Balotta Europa Verde