In Italia, i bambini che nascono pre-termine rappresentano il 10% del totale delle nascite. Tra le problematiche che colpiscono maggiormente questi bebè prematuri al primo posto quelle di tipo respiratorio che interessano il 42% dei neonati, fra queste la sindrome da distress respiratorio (Rds) che è la più frequente (29%), seguita dalla pervietà del dotto arterioso (Pda) che riguarda il 7,9% e le sepsi 6,3%. Sono i dati del Neonatal Network della Società italiana di neonatologia relativi agli anni 2015-2017. Dati che tornano di attualità in questi giorni dopo i casi di cronaca dei quattro neonati prematuri morti agli Spedali civili di Brescia. Questi neonati, di età gestazionale inferiore alle 37 settimane, pur rappresentando il 10% delle nascite (quelle sotto le 32 settimane sono circa l’1%), contribuiscono a più del 50% delle morti in epoca neonatale e a circa il 40% di quella infantile. I prematuri presentano inoltre un elevato rischio di gravi esiti a distanza (neurosensoriali, cognitivi, respiratori, etc.) e richiedono un importante impegno di risorse da parte del Ssn sia durante la degenza ospedaliera che dopo la dimissione. In Italia – emerge ancora dal network – sono operativi 241 reparti di patologia neonatale e/o terapia intensiva neonatale, il 54,2% dei quali al Nord, il 22,8% al Centro e il 32% al Sud/Isole.