Mentre la presidente Rosy Bindi comincia la conferenza stampa, gli addetti distribuiscono 11 fogli, con la lista degli «impresentabili». Al numero 5 ecco, a sorpresa, «De Luca Vincenzo», candidato del Partito democratico alla Regione Campania, rinviato a giudizio per concussione aggravata. Un nome che, insieme agli altri 16 (che poi diventano 15, perché viene depennato Biagio Iacolare, Udc, dopo la protesta dei suoi legali), fa scoppiare una mezza rivolta contro la presidente della commissione Antimafia. […] A seguire, divampa violenta la lotta interna nel Pd. Renzi interviene ancora dalle Marche: «Sulla legalità non facciamo sconti a nessuno. Ma mi fa molto male che si utilizzi la vicenda dell’antimafia per una discussione tutta interna, per regolare dei conti dentro al Pd: l’antimafia è un valore per tutti, non può essere usata in modo strumentale». E ancora: «De Luca ha denunciato la Bindi: se la vedranno in t ribunale».
È una frase, scrive il Corriere della Sera, pronunciata da Matteo Renzi («Si vota per le Regionali, non per il Congresso del Pd») a far capire quale sia la vera posta in gioco delle elezioni di domani. Il premier sa che nelle urne c’è chi vorrebbe prendersi «una rivincita». E secondo lui la decisione di Rosy Bindi, assunta in solitaria, senza quasi consultare i membri della commissione Antimafia, di presentarsi davanti alle telecamere per elencare i nomi degli impresentabili, è da interpretare secondo questa chiave di lettura. Del resto non è un caso la battuta, seppure scherzosa, di Binda, che si è presentata con due commissari di provata fede bersaniana che finora non si erano quasi mai fatti vedere in quell’organismo, Davide Mattiello e Luisa Bossa, e li ha presentati così: «Mi sono portata le guardie del corpo». Già, ormai ci sono due partiti nel Pd. Lo ammetteva qualche giorno fa Cesare Damiano. Lo dice apertamente al Foglio i l senatore Stefano Esposito che, addirittura, si augura un allontanamento della minoranza. Quella minoranza che, ieri, seppure con sfumature diverse (più cauto Bersani, più sparati D’Attorre, Fassina e Cuperlo) ha difeso la scelta di Bindi. «C’è un pezzo del partito che lavora per far perdere il Pd pur di farmi male», dice sconsolato il premier ai più stretti collaboratori. Ma lui, nelle ultime ore, quell’uscita che lo ha lasciato «sconcertato e basito» se l’aspettava. Aveva capito che la presidente dell’Antimafia non avrebbe chiesto l’attenzione dei giornalisti e la luce dei riflettori solo per fare un elenco di illustri sconosciuti senza un grosso nome del Pd: «II bersaglio ero io». E quindi quale miglior obiettivo da centrare di quel Vincenzo De Luca già tanto chiacchierato per i problemi che ha con la legge Severino? «C’è gente, dentro il partito che non accetta di aver perso il congresso e le primarie», è il ritornello del presidente del Consiglio in questi ultimi giorni di campagna.
Questa davvero non se l’aspettava. Matteo Renzi è una furia per l’inserimento a sorpresa di Enzo De Luca tra gli “impresentabili” delle elezioni. […] racconta Repubblica.
Così, dopo una stoccata in pubblico a Rosy Bindi da Ancona, con i suoi il presidente del consiglio sfoga tutta la sua rabbia per una mossa che può mettere a repentaglio il risultato finale. «Siamo in presenza di un fatto enorme: una vendetta politica della presidente dell’Antimafia a 24 ore dal voto. Un agguato istituzionale, squallido». Parole pesantissime, che parlano di uno strappo senza rimedi dentro il Pd. […] Renzi comincia a credere che anche questo colpo a sorpresa, in qualche modo, sia da inserire in una strategia più ampia. Che vede impegnati tutti i leader della minoranza, da Bersani a Cuperlo, per metterlo alle corde.[…] La paura è che la polemica contro De Luca, nelle ultime ore prima del voto – proprio quelle in cui la maggioranza degli elettori matura la sua decisione – possa gonfiare il vento nelle vele dei 5 Stelle e di Salvini. Un vento che già soffia impetuoso.
Intanto, scrive sempre Repubblica, è il tempo delle accuse nel Pd. Una catena di errori, per la sinistra dem; per i renziani ‘Bindi ha usato l’Antimafia per vendetta dipartito». Dopo le regionali arriverà la resa dei conti. La minoranza del partito l’annuncia e difende Bindi. Così come Nichi Vendola, il leader di Sel (‘Contro la Bindi, squadrismo puro’) e Pippo Civati, che ha da poco lasciato il Pd. Contro la presidente dell’Antimafia si è scatenata una pioggia di accuse. La attacca il presidente del partito, Matteo Orfini
Sul tempismo è critico anche Gianni Cuperlo, il leader di Sinistradem, ed è l’unico appunto che muove a Bindi. […] Stefano Fassina, un passo fuori dal partito, non ci sta e parla di ‘insulti ignobili alla Bindi’. Roberto Esposito invita a ‘una separazione non consensuale’ nel Pd, tra la maggioranza e i dissidenti.
Non c’è niente di nuovo, dice Beppe Grillo, sull’argomento che scalda il dibattito di queste ore: «Gli impresentabili ci sono sempre stati in questo paese. La delinquenza oggi si fa in molti modi e questa delinquenza che è in parlamento non sa fare le leggi». Ne ha per tutti il leader del Movimento 5 Stelle che ieri sera a Genova ha chiuso la campagna elettorale delleregionali. Un comizio lampo. Grillo ha parlato per meno di mezz’ora. Era in piazza De Ferrari, al centro della città, il luogo storico degli scioperi e delle manifestazioni elettorali. Ma ieri sera, contrariamente a quanto era accaduto due anni fa quando erano affollati anche i portici attornoallapiazza, non ha fatto il pienone.