Al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Lo scrivente in merito alle “integrazioni volontarie al progetto Pilota Scarfoglio”, attualmente sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale, solleva le seguenti OSSERVAZIONI ritenendole  ulteriormente ostative, (rispetto alle precedenti “ancora validissime ed in essere” presentate collettivamente con la sigla Coordinamento NOTRIV Campi Flegrei, “in collaborazione con il compianto Nando Pennone, tratte dal preziosissimo lavoro degli esperti: Franco Ortolani, Giovanni Chiodini e Giuseppe Mastrolorenzo”)  alla concessione di parere positivo da parte del MATTM  e al rilascio dell’autorizzazione definitiva:

 

Il documento in esame, contiene la descrizione dell’aggiornamento progettuale predisposto dalla società proponente in relazione a quanto emerso, “di rilevante secondo i proponenti, come “criticità’, nell’ambito del procedimento istruttorio di VIA del progetto geotermico pilota “Scarfoglio”, in corso presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM).
In particolare, oggetto dell’aggiornamento, è solo, l’inserimento paesaggistico della centrale, con specifico riferimento al confronto avuto con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) nell’ambito della riunione istruttoria convocata presso il MATTM dalla Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS in data 17/12/2015. In quella sede, sulla base delle valutazioni espresse dalla Soprintendenza delle Belle Arti e Paesaggio per il Comune e la Provincia di Napoli, hanno ritenuto utile trattare i seguenti punti, secondo Loro,  principali:

 

  1. Situazione vincolistica dell’area oggetto di intervento (PTP dei Campi Flegrei)

 

  1. Inserimento visivo dell’intervento (fotosimulazioni)

 

  1. Ripristino dello stato dei luoghi dopo le perforazioni

 

  1. Possibili effetti di eventuali fenomeni microsismici sul patrimonio archeologico e culturale dell’area

 

  1. Possibili alternative di localizzazione.

 

Senza nulla addurre a tutte le altre criticità reali, concrete, addotte nelle osservazioni inviate dagli Scienziati, dai Comitati, dai semplici Cittadini e dai Sindaci dei territori direttamente interessati o limitrofi!
Che non sono stati minimamente presi in considerazione, continuando a perpetrare come dei “caterpillar” nei loro Lucrosi intenti.
Non indigniamoci, cari Signori,  alla vignetta satirica di Charlie Hebdo, sarebbe solo colpa Vostra e Nostra se non riusciremo a fermarli!

 


vignetta


I Cittadini, i Comitati, i Movimenti, il Movimento5stelle chiedono chiarezza; chiedono l’applicazione del
“PRINCIPIO DI PRECAUZIONE”, per cui per logica,  in aree vulcaniche attive densamente popolate qualsiasi  attività umana potenzialmente a rischio come le perforazioni vanno evitate per  l’assoluta  imprevedibilità delle conseguenze.
Siamo favorevoli all’ utilizzo delle energie rinnovabili, ( nel caso alla BASSA ENTALPIA, con impianti piccoli e diffusi) ma contrari agli sfruttamenti intensivi che non tengono conto del rapporto con gli elementi e gli equilibri naturali!
Mi chiedo:
Quando  sarà possibile pensare e realizzare  una economia dell’Uomo, che sia in equilibrio con la natura, e  non,  basata solo sullo sfruttamento per l’economia “ASSISTITA” del lucro?
Quando la finiremo di avere rimorsi di coscienza per non aver fatto abbastanza nel prevenire, o almeno a mitigare i danni dei disastri da Noi causati?

Occorre ricordare che:
Attualmente tutta l’area flegrea, Fino a Mergellina, è stata dichiarata zona ROSSA, ossia zona di massimo rischio vulcanico in base ai livelli di allerta previsti dal piano di emergenza della Protezione Civile;
Si ricorda ancora, che lo stato attuale ai Campi Flegrei corrisponde al Livello Giallo, ovvero livello di attenzione.
Si vuole sottolineare ancora che, non esistono i piani di emergenza.
Si rende noto però, dell’esistenza della legge regionale n. 21 del 2003, che detta le norme urbanistiche per i comuni rientranti nella zona ad alto rischio vulcanico dell’area vesuviana, prevedendo che gli strumenti urbanistici generali ed attuativi dei comuni non possano consentire l’incremento dell’edificazione a scopo residenziale, mediante l’aumento dei volumi abitabili e dei carichi urbanistici.

“I comuni dovranno pertanto adeguare i loro strumenti urbanistici a tale divieto.”

E’ prevista, inoltre, l’adozione da parte della provincia e della regione di un piano strategico operativo finalizzato alla decompressione della densità insediativa presente e al potenziamento e miglioramento delle vie di fuga.

In questo quadro, si pone la previsione di cui all’art. 5 di un immediato divieto di rilasciare  titoli edilizi
per interventi finalizzati all’incremento dell’edilizia residenziale,  fino all’adeguamento degli strumenti urbanistici da parte dei comuni.

Tale previsione appare ragionevole e coerente con le finalità di tutela della sicurezza e della incolumità pubblica perseguite dalla legge regionale.

Il divieto è infatti finalizzato evidentemente ad impedire che nelle more dell’approvazione delle modifiche agli strumenti urbanistici venga ulteriormente incrementata la densità abitativa dell’area, aggravando così i problemi di sicurezza nelle aree a rischio di fenomeni eruttivi.

 Esso peraltro non comporta una inedificabilità assoluta ma riguarda solo l’attività edilizia a scopo residenziale.

Il suo ambito di applicazione – come specifica l’art. 1 della legge –  è infatti limitata “ai  confini rientranti nella zona rossa ad alto rischio vulcanico della pianificazione nazionale d’emergenza, “nel caso specifico dell’area vesuviana” del dipartimento della protezione civile – prefettura di Napoli – osservatorio vesuviano.”

La delimitazione dell’ambito di applicazione della legge regionale, è stata effettuata dal legislatore includendovi solo i territori qualificati “ad alto rischio vulcanico”.
Cosa che ad oggi è valida anche per la zona “rossa Flegrea”.

In definitiva, la legge regionale n. 21 del 2003, e in particolare il divieto in essa contenuto di rilasciare autorizzazioni edilizie a fini residenziali, costituisce una legittima attuazione del principio di precauzione e di azione preventiva.

Tali principi sono previsti dall’articolo 174, paragrafo 2, del trattato istitutivo dell’Unione Europea. In particolare, il principio di precauzione prevede che, qualora sussistano incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone, le istituzioni comunitarie possano adottare misure di tutela senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi (Corte giustizia CE, sez. III, 12 gennaio 2006 , n. 504).

Tale principio, di matrice comunitaria ma presente anche nel diritto interno, dunque, consente e in certa misura impone, a fronte di situazioni di rischio, l’adozione di provvedimenti di tutela da parte delle Amministrazioni competenti.

Quindi consideriamo IMPLICITO ED AUTOMATICO che la Legge regionale n. 21 del 2003, debba essere in vigore anche, per la nuova ZONA ROSSA FLEGREA.
E solo così potremmo non incorrere in ulteriori SANZIONI COMUNITARIE e SATIRA CRUDA!

Si riporta uno stralcio delle dichiarazioni del dott. Giuseppe Mastrolorenzo :   << Si vuole altresì rendere noto, o ricordare, che negli ultimi 11 mesi, si sono registrate sequenze sismiche con epicentro proprio nell’area Solfatara-Pisciarelli, da segnalare quella del 7/10/2015 con magnitudo di circa 2° Richter, avvertita distintamente dalla zona Flegrea e dalla Città di Napoli, e l’ultima in ordine cronologico, del 31 Agosto scorso, con 45 eventi di intensità massima pari a 1.7 Richter, tutte compresa la prima, a bassa profondità ipocentrale, circa 1 km .
Ancora:  l’ area di Agnano- Pisciarelli, è strategica e prioritaria per il monitoraggio geofisico e geochimico della caldera attiva dei Campi Flegrei, con database ultradecennali dei dati monitorati ed utilizzati per valutazioni di pericolosità e dei livelli di allerta determinanti per l’eventuale attuazione di piani di emergenza. Pertanto, ogni  alterazione meccanica e termo-fluido-dinamica, indotta da attività di trivellazione, estrazione e reiniezione di fluidi nel sistema idrotermale, comprometterebbe in modo non controllabile e imprevedibile i parametri monitorati, vanificando irreparabilmente  l’uso dei database, per la valutazione di eventuali anomalie. Database che hanno richiesto l’ investimento di  ingenti risorse pubbliche, umane e materiali.
Conseguenza diretta delle perturbazioni indotte nel sistema, dalle attività industriali, sarebbe la impossibilità di discriminare tra fenomenologie di origine naturale e indotte da dette attività, con gravissime conseguenze per il monitoraggio, le valutazioni di pericolosità, la mitigazione del rischio e la gestione  dell’emergenza nazionale.
In aggiunta a tali problematiche, risulterebbe, di difficile discriminazione l’origine naturale, o indotta di eventuali eventi disastrosi con conseguenti implicazioni di natura giuridica nella individuazione di responsabilità penali e civili, relativamente a danni a persone e/o beni pubblici e privati.
Recentemente è stata rilevata la risalita di fluidi fangosi all’interno del pozzo, della profondità di circa 500 metri, trivellato nel 2012, nell’area ex ITALSIDER di Bagnoli, nel medesimo sistema geotermico dei Campi Flegrei. La trivellazione condotta sotto il coordinamento del dott. Giuseppe De Natale, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano, e referente del consorzio AMRA, consulente per il progetto pilota ” Scarfoglio”, era già stata ampiamente contrastata dal sottoscritto e da altri ricercatori, per i rischi associati. Al fine di scongiurare gravi rischi connessi ai fenomeni in corso all’interno del pozzo, con recente decreto, il Commissario, incaricato per l’Osservatorio Vesuviano, dott. Marcello Martini, ha disposto consulenze e interventi urgenti. >>

 

Il  29/07/2015 a Quarto, si sono riuniti il sindaco di NAPOLI Luigi de Magistris, il sindaco di Monte di Procida Giuseppe Pugliese e il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo per discutere  il documento d’intesa sulla geotermia e la scelta della tipologia di impianti da localizzare nella Caldera dei Campi Flegrei.
Questo il loro comunicato:
“I rappresentanti delle Amministrazioni si sono trovati concordi nel sottolineare l’importanza della geotermia come fonte sostenibile per la produzione energetica, termica e idrico-sanitaria che è una grande risorsa da utilizzare con sapienza e accortezza, ma al contempo hanno chiarito in modo netto la loro totale contrarietà agli impianti di grandi dimensioni ad alta e media entalpia per la produzione di megawatt di energia con trivellazioni profonde e con il prelievo e la re-immissione di fluidi nel sottosuolo, che produrrebbero rischi per la popolazione in una zona sensibile qual è la Grande Caldera dei Campi Flegrei”.
”L’incontro di questa mattina è solo l’inizio di un percorso condiviso tra sindaci – sottolinea il primo cittadino di Quarto, Rosa Capuozzo – D’ora in avanti avremo diversi tavoli istituzionali di lavoro su molteplici tematiche di interesse generale, a cominciare dalla geotermia. Nel documento siglato questa mattina abbiamo tracciato le linee-guida, che puntano all’uso di questa fonte di energia sostenibile finora poco utilizzata; all’eliminazione del rischio connesso agli impianti di grandi dimensioni e alla scelta di redistribuire la ricchezza energetica favorendo molti singoli utenti-proprietari piuttosto che i grandi produttori”.

Conseguentemente a ciò si vuole sottolineare che il Comune di Pozzuoli ha mostrato piena coerenza all’impegno sottoscritto dai sindaci flegrei  presentando osservazioni con netto diniego e parere sfavorevole; chiedendo in oltre di consentire ai rappresentanti dell’Ente Comunale, di essere presenti nello svolgimento delle procedure VIA, di cui al D. Lgs 152/2006 e smi.

Il Comune di Napoli è invece rimasto nell’ambiguità più assoluta, presentando solo delle osservazioni che avvertono della presenza di condotte fognarie ai lati delle strade, mostrandosi disponibile ad ulteriori chiarimenti mappali.

La Regione Campania con nota protocollo n 290457 del 28/04/2014, ha evidenziato importanti aspetti problematici relativi ai  progetti pilota geotermici Cuma e Scarfoglio, rilevando numerose criticità tecniche e rappresentando come la documentazione allegata “non risultasse adeguatamente sostanziata, aggiornata e congruente con le aree prescelte e le finalità progettuali” richiedendo, infine, numerose valutazione tecniche integrative.


Si rende ancora noto che nel Maggio del corrente anno La PROTEZIONE CIVILE E LA REGIONE CAMPANIA hanno presentato il piano NAZIONALE DI FUGA IN CASO DI ERUZIONE O TERREMOTO PER LA ZONA ROSSA DEI CAMPI FLEGREI, e recita:
La definizione del progetto a stato messo a punto dalla Protezione Civile e dalla Regione Campania grazie alla solidarieta di tutti gli amministratori nazionali

Campi Flegrei, ecco il piano nazionale di fuga caso eruzione o terremoto

Nel caso, al momento remoto, di una eruzione vulcanica, un milione di sfollati napoletani potrebbero essere trasferiti in diverse regioni d’Italia.
In caso di terremoto, eruzione o bradisismo i cittadini di Pozzuoli saranno trasferiti in Lombardia, quelli di Bacoli in Umbria e Marche, del Monte di Procida in Abruzzo e Molise, per Quarto la Toscana, per i residenti di Bagnoli il piano prevede I’esodo in Basilicata e Calabria, la comunita di Soccavo in Emilia Romagna, quella di Pianura in Puglia, per Chiaiano a previsto lo spostamento in Friuli Venezia Giulia, per Fuorigrotta nel Lazio, per il Vomero il Piemonte e la Valle d’Aosta, per l’Arenella il Veneto, per Posillipo la Sardegna, per Chiaia e San Ferdinando la Sicilia.
Al momento, in caso di emergenza, sarebbe un’impresa raggiungere la Tangenziale e i caselli autostradali.
Ora I’attenzione dei tecnici sarà improntata sull’adeguamento alle possibili emergenze di una eruzione vulcanica le reti ferroviarie locali, i fondali dei porti, gli ospedali, le infrastrutture essenziali.

 

Si riporta uno stralcio delle dichiarazioni del dott. Franco Ortolani:

I campi Flegrei.

Urbanizzati anche nei crateri; la natura non lo accetterà mai!

Massimo rischio vulcanico permanente.

Il fenomeno bradisismico che da alcuni anni evidenzia segnali di ripresa.
Stato di allerta al primo livello secondo la Protezione Civile Nazionale.

Una terra momentaneamente prestata agli umani.

Una terra da non stuzzicare. “NUN SFRUCULIAMM O VULCAN” ebbe a dire il Sindaco Rosa Russo Iervolino!

Una terra nella quale non vanno aggiunti ulteriori pericoli “non puntuali”; una terra nella quale non si possono realizzare interventi che accrescano il rischio generale.

Una centrale geotermoelettrica con reiniezione, dei fluidi estratti, nel sottosuolo causando nuovi terremoti
(come si legge nel progetto) non significa diminuire i rischi naturali per le aree urbane di superficie.

Chi può autorizzare un intervento come la centrale proposta ad Agnano Pisciarelli?

I rappresentanti di pubbliche istituzioni possono incrementare i rischi per i cittadini, in un’area già a rischio ufficialmente, per favorire interessi commerciali privati?
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Tornando alle “integrazioni volontarie al progetto Pilota Scarfoglio”, nel cui interno vengono derivati gli obiettivi e i criteri alla base dell’aggiornamento progettuale,  vengono illustrate le soluzioni scelte, che consistono essenzialmente in:
a) una modesta delocalizzazione della centrale (circa 160 metri) e la sua realizzazione in sostituzione di un capannone esistente,
b) la riduzione delle dimensioni del condensatore e un diverso e più compatto layout dell’impianto, senza alcuna modifica delle prestazioni tecniche;
c) lo spostamento del tracciato del fluidodotto FP2, con contestuale riduzione della relativa lunghezza;
d) un modestissimo spostamento (circa 20 metri) dei pozzi nell’area Scarfoglio 1, finalizzato ad azzerare qualunque alterazione morfologica dell’area, senza modificare le caratteristiche minerarie del progetto;
e) l’eliminazione delle installazioni fuori terra nelle aree pozzi 2 e 3.
E ’ prevista inoltre una messa a verde lungo Via Antiniana, per limitare ulteriormente l’impatto paesaggistico dell’impianto, peraltro già molto ridotto grazie alle nuove soluzioni adottate.

 

Nella terza sezione, infine, vengono descritti gli aggiornamenti degli studi paesaggistici e ambientali conseguenti all’adeguamento progettuale.
Detti aggiornamenti, al di là degli aspetti paesaggistici, comportano miglioramenti significativi anche in termini ambientali, pur restando circoscritti a poche componenti (in particolare, il suolo, la vegetazione e il rumore).
Di tutti questi aspetti vengono forniti nel documento, o in allegato ad esso, i rispettivi elaborati, dove necessari
per fornire un quadro aggiornato della situazione progettuale.

 

E ancor,  tuttavia,  si specifica in modo categorico che:

Si intende, ovviamente, che per tutto quanto non trattato in questo documento e nei suoi allegati, resta completamente e puntualmente valido quanto già contenuto nel SIA, nel progetto definitivo e negli allegati già presentati in sede di istanza di VIA.

 

 

 

Alla luce dell’analisi da me svolta, nessuna, e sottolineo nessuna  INTEGRAZIONEe/o VARIAZIONE al progetto interviene a mitigare il rischio e i motivi di contrarietà da noi espressi fin qui e con le precedenti osservazioni.
Potremmo anche apprezzare lo sforzo, ma, a noi tutto ciò non interessa!
Noi chiediamo che vengano applicati per l’opera in questione, i principi previsti dall’attuale articolo 191, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento  dell’Unione Europea.

Vorrei concludere riflettendo sul concetto di “ OPERE DI INTERESSE STRATEGICO NAZIONALE “.
Con questo concetto si sono appellate tutte quelle opere che non necessitano affatto alla Nazione ed ai Territori;

L’art. 37, comma 1, dello Sblocca Italia, attribuisce a tutte una serie di infrastrutture, la qualifica di
«opere di interesse strategico
», cosa che comporta che di fatto possano essere autorizzate dallo Stato senza la preventiva intesa con le Regioni interessate. Tra le opere divenute «strategiche», la produzione di energia i gasdotti di importazione, i rigassificatori,  gli stoccaggi di gas naturale e «le infrastrutture della rete nazionale
di trasporto del gas naturale, le trivellazioni, gli inceneritori, l’alta velocità etc etc».
Le Regioni hanno sostenuto che ciò non fosse costituzionalmente legittimo perchè in contraddizione con gli artt. 117, terzo comma, 118, primo comma della Carta, nonché del
 principio di leale collaborazione.                                                                                         La Consulta però ha respinto la loro censura, ribadendo la necessità che le decisioni in merito a tali opere siano assunte necessarimente d’intesa con le regioni interessate. E se l’intesa non dovesse essere raggiunta? Quale decisione prevarrà? Chi soccomberà?

Ci stiamo avvicinando alla data del REFERENDUM sulla  RIFORMA COSTITUZIONALE, dove è prevista la
“RIFORMA” del TITOLO V, nella quale saranno ricondotte alla competenza esclusiva dello Stato alcune materie, già concorrenti, tra cui:
grandi reti di trasporto e navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione,trasporto e distribuzione Nazionale dell’energia; tutela della salute; tutela e sicurezza del lavoro; politiche sociali; istruzione e formazione professionale.
Introdotta la cosiddetta “clausola di supremazia statale”: ai fini dicono, della tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica o dell’interesse Nazionale, si è previsto anche, che su proposta del Governo, che se ne assumerebbe la responsabilità, che la legge possa intervenire anche in materie di competenza delle Regioni.

 

IO VOTO NO!

 

 

 

Giuseppe Cristoforoni  Architetto

Pozzuoli  5/9/2016