di ENRICA PROCACCINI
“Il Pd deve trasformarsi nel partito del Sud, non una forza politica rivendicazionista stile Lega, ma un partito moderno, innovatore, consapevole delle potenzialità di crescita del Mezzogiorno che, sole, possono rimettere in moto il Paese”. Leonardo Impegno, deputato Pd, anticipa a Sud on line i contenuti del suo intervento alla Fonderia delle Idee, la convention promossa dai trentenni e quarantenni del Partito democratico, tra cui il renziano Francesco Nicodemo, l’europarlamentare Pina Picierno e i deputati Valeria Valente, Marco Di Lello, Gennaro Migliore e lo stesso Impegno, che riunirà per tre giorni (da venerdì 26 a domenica 28 settembre) a Napoli, a Città della Scienza, il popolo del centrosinistra per discutere di dieci temi che interessano Napoli, la Campania e il Sud, dallo sviluppo al welfare, dai trasporti alla sanità, all’ambiente.
Impegno, come è possibile immaginare il Pd come il partito del Sud, cioè di un’area vista da lungo tempo come una palla al piede per l’Italia e persino meno generosa, nelle urne, verso il Pd rispetto ad altre regioni?
“E’ il Paese che ha bisogno del Sud per crescere. E’ indubbiamente un’area economicamente arretrata, ce lo dicono tutti gli indicatori. L’ultimo rapporto Svimez è stato impietoso. Ma allo stesso tempo è anche l’unica area potenzialmente in espansione. E poi, nonostante il ritardo storico del suo sviluppo, il Sud non parte da zero: vanta delle eccellenze, a cominciare dai poli tecnologici, dove non a caso quest’estate è partito il tour del presidente Renzi nelle regioni meridionali. Il premier lo ha capito bene e lo ha detto a chiare lettere: il Paese riparte se riparte il Sud”.
Al di là delle frasi a effetto, il Sud può dirsi soddisfatto dei primi mesi del governo Renzi?
“Alle frasi a effetto, preferisco le frasi con effetto. E sono convinto che gli effetti delle politiche di questo governo saranno evidenti. Dirò di più: il Sud è doppiamente interessato alle riforme proposte dal governo. Penso ai ritardi della macchina della giustizia, che qui procede a un passo più lento. O alle cifre della disoccupazione, giovanile e femminile in particolare, fenomeno che da noi si avverte in maniera più drammatica. O ancora, alla necessità di rendere più efficiente la pubblica amministrazione. Poi, per discutere con Roma, per puntare anche i piedi su problemi quali la carenza di asili nido o il salasso delle Rc auto per i napoletani, è chiaro che serve una classe dirigente credibile. Ed è proprio questo lo sforzo che cerchiamo di mettere in campo con la Fonderia delle Idee”.
La manifestazione, al suo annuncio, è stata letta come un’occasione per dare la scossa alla politica locale e in particolare al Pd, accusato di condotta ondivaga, a Palazzo San Giacomo, nei rapporti col sindaco de Magistris e addirittura di consociativismo, in Regione, col governatore Caldoro. Poi, cambio di scena: la Fonderia, secondo le critiche che le sono piovute addosso, si sarebbe afflosciata come un soufflé. Lei come vive questa vigilia?
“Partirei da un’osservazione di merito: ogni volta che si tenta di mettere in campo una proposta, un’idea, un progetto, c’è sempre qualcuno che si esercita nelle interpretazioni, limitandosi a scrutare dietro il palco, senza curarsi minimamente di quello che può avvenire sulla scena. Io sono vichiano, le cose prima si fanno e poi si conoscono. Nel caso della Fonderia, poi, c’è un ulteriore elemento che mi lascia interdetto: prima ci hanno cucito addosso un cappotto e poi si sono affrettati a dire che è démodé”.
La kermesse è stata letta come il trampolino di lancio per le candidature alle prossime regionali …
“Anche, abbiamo messo a disposizione un trampolino non per una persona ma per tutti. Vediamo chi si lancia”.
Quindi l’obiettivo è solo tirare fuori un nome per la Regione?
“Non ho detto questo, la manifestazione è stata pensata per altro. Soprattuto per creare un’occasione di riflessione e di discussione sui temi concreti che interessano il nostro territorio e per portare al centro di un confronto plurale, che vedrà protagonisti le istituzioni, la società civile, i giovani, il nostro partito. Un Pd che deve coltivare nuove sensibilità e saper rigenerare la sua classe dirigente e ritrovare la sua credibilità.”.
Anche sul toto-ospiti si è fatta confusione. Grandi nomi poi sfilatisi a causa dell’effetto-soufflé. Alla fine chi ci sarà?
“Hanno assicurato la loro presenza il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Delrio, i ministri Martina, Franceschini e Orlando, il sottosegretario Giacomelli, il vice ministro Nencini, ma anche protagonisti del mondo dell’impresa, come l’ingegnere Zigon della Getra, e del mondo delle competenze, come Agostino Nuzzolo. Poi c’è il dato entusiasmante delle adesioni all’iniziativa: circa 700 richieste di interventi. Fatta salva la lezione di Vico, le premesse mi sembrano interessanti”.