Di Laura Bercioux
Parla di tutto nell’intervista-fiume che il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha rilasciato a Il Sud On Line. I rapporti con Crocetta, la difficile crisi istituzionale della Sicilia, l’immigrazione ma anche i progetti di sviluppo della città. Quanto a de Magistris, il primo cittadino di Palermo non ha dubbi: “Avrebbe dovuto criticare la legge, non la sua applicazione”.
Sindaco Orlando, proviamo a fare un primo bilancio due anni dopo la sua elezione. Di cosa è soddisfatto e che cosa, invece, l’ha delusa?
“La cosa più importante è che Palermo è l’unica grande città del Sud Italia che ha messo a posto i conti di bilancio. Tutte le aziende partecipate, di cui due fallite, oggi sono in pareggio di bilancio, non abbiamo un euro di anticipazione di cassa con il tesoriere e le banche, abbiamo portato gli investimenti che nel 2011 erano pari all’1% al 24%. Credo sia il dato più significativo. Qual è l’aspetto negativo? E’ quello che non abbiamo fatto perché non potevamo farlo, cioè occuparci di fare un progetto per la città. Adesso siamo nella seconda fase. Progettare significa dare uno sviluppo economico e culturale alla città. Abbiamo ripreso una rete di rapporti internazionali che, in questi due anni, abbiamo tenuto sotto traccia perché, per usare una metafora, dovevamo riparare il divano della stanza del Sindaco omettere le tende strappate e spostare il mega televisore che era l’unico strumento utilizzato nell’ufficio del Sindaco che mi ha preceduto”.
Quali sono i rapporti con il governatore Crocetta?
“C’è un dato oggettivo: 8 mesi fa avevo detto al Presidente Crocetta che se fossi stato al suo posto avrei chiesto il commissariamento della Regione. Sarebbe stato uno straordinario atto di coraggio, la verità è normalmente un atto di coraggio. E questo avrebbe portato alla luce lo sfascio provocato dai governi Cuffaro e Lombardo. Oggi, dopo 2 anni, nessuno più parla di questi disastri e tutti ritengono che il responsabile sia Crocetta. Un danno alla Sicilia in primo luogo, ma anche un danno alla sua immagine di governatore”.
Sia sincero: ma a che cosa servono le Regioni? Possiamo farne a meno?
“Il problema che si pone oggi, ed è un problema nazionale, possiamo sintetizzarlo così: la regione vuole smettere di essere un ente di amministrazione e decidere, invece, di essere un ente di coordinamento e di governo? La realtà è che la gran parte dei problemi delle regioni ordinarie e speciali, deriva dalla circostanza che sono diventate degli elefanti burocratici senza rapporto con la gente. Finendo con l’appesantire la finanza pubblica e non dare servizi corrispondenti ai cittadini. Questo tema di carattere nazionale, che riguarda la Lombardia come la Sicilia, come la Calabria, diventa particolarmente grave in Sicilia nel quale il cattivo uso della speciale autonomia siciliana comincia a far dire a più di uno, che la speciale autonomia che avrebbe dovuto essere una garanzia dello sviluppo della Sicilia, garanzia di identità e di sviluppo, è diventata sostanzialmente una palla al piede”.
Non esagera?
“Posso fare un esempio? L’Anci, l’organismo dei Comuni che presiedo, ha recentemente approvato, senza nessun voto contrario, quindi aldilà degli schieramenti, una nota molto critica nei confronti della Regione, ritenendo che oggi in Sicilia non c’è una crisi politica ma c’è una crisi istituzionale e c’è un rischio per la tenuta democratica per le istituzioni. Una nota critica inviata al Presidente Napolitano. Tre sono i problemi che rendono unica la Sicilia nel contesto italiano: mentre dappertutto i Comuni lamentano il taglio che viene dal governo nazionale, la sola città di Palermo ha subito un taglio, ormai strutturale, di una cifra che è pari al 16% del bilancio del Comune. Una perdita fissa di trasferimenti in deroga da parte dello Stato di 150 milioni l’anno. I tagli sono arrivati dal Governo con l’aggravante che lo Stato riduce ma almeno rispetta le scadenze. La Regione, invece, taglia ma ancora oggi non è stato firmato il decreto per assegnare ai Comuni siciliani il primo trimestre di quest’anno. Credo che questo spiega la ragione per la quale noi abbiamo una crisi finanziaria comune ad altre città italiane. Ma in aggiunta a questo ci sono tre elementi che costituiscono una turbativa istituzionale”.
Quali sono?
Primo, e’ da due anni che si discute dell’abolizione delle province e assistiamo ad un accanimento commissariale. Abbiamo commissariato organismi di autorità democratica, nominando commissari che stanno portando allo sfascio quello che restava delle province e mentre la Sicilia è stata la prima a lanciare l’idea che bisogna riorganizzare i poteri locali e costruire un ente intermedio che fosse in qualche modo un ente di area vasta, annunciamo due anni fa in Sicilia questa grande riforma, oggi siamo il fanalino di coda. Il 28 settembre il resto d’Italia si è già votato per gli organi delle nuove istituzioni provinciali: qui siamo invece commissariati e non si sa quindi come procedere. Secondo, il tema dell’acqua. C’è un caos con riferimento alla gestione dei servizi idrici integrati. Infine, i rifiuti dove sostanzialmente l’esistenza di gruppi monopolistici privati e l’assenza di impiantistica pubblica, sta consegnando i Comuni il fallimento mentre i cittadini rischiano di essere sommersi dai rifiuti. Siamo ridotti alla circostanza che per avvantaggiare quell’imprenditore che ha il monopolio, si costringono i Comuni a conferire a centinaia di chilometri di distanza 140 tonnellate di rifiuti, in una regione nella quale l’unico impianto pubblico di discarica è a Palermo. E si tratta di imprenditori tutti privati, tutti strapagati e monopolisti che, peraltro, fanno parte della Confindustria antimafiosa”.
Sui rifiuti si rischia una nuova emergenza?
“Il tema di fondo che mancano impianti pubblici. Unica eccezione, l’impianto di Bellocampo: molti anni fa misi a norma questo impianto pubblico. E’ l’unico che abbiamo. C’è poi il tema della raccolta differenziata, che è fondamentale: Palermo avevamo trovato un livello tra 5 e 8%. Ora possiamo far partire un progetto che coinvolgerà 135mila palermitani”.
Nel frattempo arrivano i Tir al Sud con i rifiuti tossici e industriali e non ci sono i chip di controllo…
“Io mi indigno quando alla Regione non hanno un’idea su come affrontare questo tema. Le regioni del Sud o a non fanno niente affidandosi ai privati o immaginano l’inceneritore come soluzione di tutti i problemi. In mezzo c’è la civiltà, la scelta civica non è quella di affidare tutto ai privati né bruciare tutto. Nei governi precedenti, nell’era Cuffaro-Lombardo, c’era un piano di mega inceneritori. Il mega inceneritore per definizione è inaccettabile, funziona con lo stesso meccanismo dell’altoforno quindi deve mantenere un livello di combustione per 24 ore al giorno, altrimenti va in tilt e presenta spese enormi. Se costruisci un inceneritore con una grande capienza, i contratti che farà il gestore dell’inceneritore con i comuni che conferiscono, conterranno garanzie di “conferimento” e penali altissime laddove non si rispettino i parametri. Se tu costruisci i mega inceneritori, costruisci un disincentivo alla raccolta differenziata. La distruzione dei rifiuti si può prendere in considerazione con tutte le garanzie di immissione nell’atmosfera e quant’altro, ma a una sola condizione: che sia il punto finale del processo, non il punto iniziale che vizia tutto il resto”.
Perché non puntare sull’energia ecosostenibile? E’ tra i vostri piani?
“Nel periodo di emergenza abbiamo fatto poco. Ora che abbiamo il pareggio di bilancio e abbiamo risanato anche l’azienda che con il Comune di occupa di energia, investiremo sul solare. Abbiamo già pratiche in corso anche per accedere ai finanziamenti europei, utilizzando i fondi come Jessica e Jeremy ad un bassissimo tasso di interesse”.
Eppure al Sud è difficile spendere i soldi europei: l’agenzia per la coesione territoriale è ancora congelata da Renzi ma si rende dunque necessaria. Cosa ne pensa ?
“Senza un riferimento nazionale e con un’Agenzia che non parte, è evidente che tutti i fondi europei finiscono con l’essere sottoposti alle logiche, alle procedure e ai tempi delle regioni. E questo in Sicilia non va bene. Basti pensare che la Regione Sicilia, lo scorso anno, ha raggiunto la soglia minima di risorse europee impegnate e spese, al di sotto della quale c’era la revoca dei finanziamenti già dati. Cosa che non è successa grazie ai progetti del Comune di Palermo. Nel 2012, quando siamo arrivati, dall’Europa erano arrivati appena 35mila euro. Sarebbe stato molto più serio mandare la Polizia Municipale e occupare le sedi della Commissione e dichiarare guerra all’Europa. Avremmo avuto uno straordinario ritorno di immagine. Sarebbe venuti in tanti a vedere questo strano animale che è Palermo…!
E ora?
“Nei primi sei mesi abbiamo avviato un processo di recupero delle risorse siamo intorno a 480 milioni. Con questi fondi abbiamo sbloccato il problema del trasporto pubblico, stiamo completando tre linee di tram, stiamo realizzando l’anello ferroviario, e va avanti il passante ferroviario. Non si tratta solo della linea ferrata Punta Raisi-Palermo-Enna-Caltanissetta-Catania- Messina. In realtà, all’interno di questa linea, ci sono 16 fermate nella città di Palermo: una vera e propria metropolitana. Siamo stati inseriti nel decreto Sblocca Italia per realizzare la metropolitana automatica leggera: costerà dagli 800 ai 900 milioni di euro secondo i progetti scelti, e si tratta per il 60% di risorse nazionali ed europee, il 30% regionale e il 15% di mutui al Comune. Dovremmo uniree la zona Oreto alla Stazione Notarbartolo. Nei prossimi due anni chiudiamo i conti per le tre linee di tram, le 16 fermate dell’ anello ferroviario. Per la metropolitana leggera ne occorreranno tre di anni”.
Parliamo della macroregione euro mediterranea. Il Mezzogiorno può fare da guida in Europa?
“Noi non siamo città europea, noi siamo Istanbul o Beirut in Europa. Abbiamo il vantaggio di essere, al tempo stesso, mediorientali e di stare in Europa: invece di scimmiottare Francoforte o Amburgo cerchiamo di modernizzare Istanbul. Abbiamo fortemente incentivato questo sistema di rapporti e le relazioni per esaltare la dimensione di questa città: Palermo non è un quadro, Palermo è un mosaico. I quadri non hanno bisogno di cornice: un Caravaggio, un Mirò, sono belli già così. Palermo è un mosaico, ha bisogno di cornice, è fatto di tessere e di colori e di forme diverse, che vivono insieme. Il problema è di capire chi sta nella cornice. In passato la cornice l’ha fatta la Chiesa Cattolica, l’aristocrazia terriera e la mafia. Poi successivamente l’aristocrazia terriera è stata sostituita dal fascismo, la Chiesa Cattolica e la mafia. Dopo la seconda guerra mondiale la cornice è stata la Chiesa Cattolica (io sono cattolico e per questo posso parlare male della Chiesa Cattolica: prima di parlar male del terrorista islamico devo parlar male del partito cattolico) e la mafia. Parliamo di armonia, armonia criminale. Da quando ho iniziato a fare politica, collaborando prima con Pier Santi Mattarella e poi impegnandomi in prima persona, il mio obiettivo è stata certamente di sostenere i magistrati e le forze dell’ordine che volevano liberare dal mosaico le tessere malate. Io non faccio né il poliziotto ne il magistrato, ho il compito di cambiare la cornice e per questa ragione io ho fatto tutte le mie battaglie a sostegno dei magistrati. E quando ci sono stati gli arcivescovi collusi, ho denunciato. Così come ho denunciato Andreotti e gli esponenti politici che a prescindere dalle responsabilità penali, erano i garanti di un potere politico mafioso. oggi posso affermare con molta forza che la mafia non governa Palermo. C’è ancora, esiste, è una tessera mostruosa che cerca di crescere e bisogna sconfiggerla. Ma sicuramente non partecipa né governa la città di Palermo. Temo che non si possa dire lo stesso in Calabria con la ‘ndrangheta. Su che cosa si fonda questa cornice? Sul rispetto dei diritti, non del diritto. A Palermo siamo passati dalla illegalità alla legalità del diritto, ragione per la quale sono orgoglioso di essere il Sindaco di questa città, di far parte di questa cornice e di questo mosaico, dove ci sono tessere straordinarie”.
Parlando di tessere straordinarie, c’è sicuramente quella di Don Puglisi.
“Certo, una persona straordinaria, un sacerdote qualunque ammazzato dalla mafia: è la conferma della violenza e della bestialità dei mafiosi. Era un sacerdote che faceva fino in fondo il suo dovere a differenza di tanti altri alti prelati che facevano altre cose. E sono anche orgoglioso di aver organizzato il Gay Pride a Palermo. Io credo che soltanto con i diritti riusciremo a liberarci dalla mafia ed evitare che la mafia governi la nostra città. Un mafioso ha molto più paura di un figlio che rivendica i suoi diritti, che non delle armi di un poliziotto o delle sentenze dei magistrati”.
La Sicilia deve fare i conti con un altro grande problema: l’immigrazione. Lei ha proposto l’abolizione del permesso di soggiorno. Perché?
“C’è bisogno sostanzialmente che l’umanità si renda conto che le centinaia, migliaia di morti nel Mediterraneo, sono state le vittime di un mandante che si chiama “permesso di soggiorno”. L’umanità in passato ha avuto per legge strumenti di tortura, la schiavitù era prevista dalla legge. Voglio ricordare che nessuno ricorda che Voltaire, apprezzato intellettuale per usare un eufemismo, era un mercante di schiavi perché ai suoi tempi era normale comprare e vendere corpi. Fino a 51 anni fa Martin Luther King doveva dire all’America che aveva il sogno che i suoi figli potessero essere considerati come i figli di un bianco. Oggi quello che si deve abolire è il permesso di soggiorno. Se non ci fosse, io che vengo dalla Siria piuttosto che dal Ciad o dall’Egitto, anziché dare 2mila dollari a uno scafista per farmi morire, o stuprare mia moglie o uccidere i bambini, viaggerei in business con la famiglia e andrei a Milano, ad Amburgo, a Parigi. Il permesso di soggiorno diventa un pretesto per alimentare la criminalità organizzata, lo sfruttamento, gli omicidi, le stragi. Con una ulteriore conseguenza: l’altro giorno sono sbarcati al porto di Palermo726 immigranti: ad ogni sbarco mi colpisce la disperazione di chi arriva. Gli facciamo trovare una tavola imbandita, con piatti di porcellana e posate, ma sul piatto di porcellana c’è un tozzo di pane duro. E questo contrasto da cosa nasce? Il 95% di quelli sbarcati l’altro giorno, si prevede che fra due anni, dopo essere stati accolti, messi in centri, e costati 45 euro al giorno all’Italia, vivendo una condizione di indeterminatezza che li induce a scappare, a nascondersi, gli verrà riconosciuto il diritto di stare in Europa. Tutto questo a cosa è servito? Ad alimentare lo scafista, l’industria che gestisce le associazioni dei luoghi di ricovero, ad alimentare le spese militari del progetto Mare Nostrum, alimentare la criminalità. Non è ammissibile che un miliardo di persone che abbiano il diritto di decidere dove vivere e morire. Dicendo queste cose a Palermo ho ottenuto l’84% dei consensi. A Milano avrei ottenuto molto meno”.
A Napoli il Pd, dopo aver lanciato la Fonderia, punta ad essere il partito del Sud?
“Il dramma del Pd è molto serio, nel Sud non ha leader, non esiste una classe dirigente meridionale. Il Pd, nel Centro-Nord, ha una rete di Sindaci, amministratori locali. Nel Sud, anche a causa delle terribili condizioni economico-finanziarie, ha presenze eroiche ma assolutamente legate al territorio”.
Da Sindaco a Sindaco. De Magistris deve dimettersi?
“Io credo che questa una legge sbagliata, l’ho sempre detto anche in altre occasioni. Non differenziare il tipo di reati è un errore. Così come è discutibile sospendere una persona eletta democraticamente dopo una sentenza di primo grado. Ma la legge c’è e se c’è va applicata. Io credo che Luigi De Magistris avrebbe dovuto fortemente criticare la legge e non la sua applicazione”.
Palermo è candidata al patrimonio dell’Umanità: com’è andata la visita?
“E’ andata molto bene. Proprio oggi è arrivata una lettera dall’Unesco confermando, nell’intesa dei Sindaci di Cefalù e Monreale, l’interesse al circuito arabo normanno. Predisporremo dei piani di recupero delle aree e dei monumenti. L’arabo-normanno rappresenta la straordinaria armonia di convivenze diverse a differenza di altre parti del mondo”.
Sia sincero: sente di saper esercitare il mestiere difficile di sindaco?
“Sì. Palermo è più bella dei palermitani. Il compito del Sindaco non è aggiustare una città: è cercare di convincere i cittadini che cambiare testa conviene a tutti”.