Ieri la decisione dell’Ue sugli immigrati. Finalmente l’Europa si muove. Ma, come scrive il Sole 24 Ore, “il fenomeno è ormai strutturale e se si dimostreranno attendibili le previsioni che da qui a cinquant’anni danno per scontato l’arrivo di so milioni di nuovi immigrati, la risposta non può e non potrà che essere europea. Come dire che tutti, senza eccezioni, dovranno fare la loro parte e prepararsi a governare una marea umana che altrimenti potrebbe travolgere cultura ed equilibri degli attuali modelli di società. Faticosamente questa consapevolezza si fa strada tra i Governi dell’Unione, anche se la crescita più o meno dovunque di partiti xenofobi e anti-Ue non aiuta l’adozione di scelte necessarie ma spesso impopolari. La redistribuzione dei rifugiati a livello europeo è un primo passo, un segnale di solidarietà che però, ha insistito ieri il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, per poter essere credibile e «accettato dalle opinioni pubbliche Ue» deve avere come indispensabile contraltare una rigor osa politica sui ritorni: chi non ha diritto all’asilo deve essere rimpatriato, come prevede la legislazione Ue, che invece troppo spesso non è stata applicata dando luogo ad abusi”.
Adesso che l’accordo è stato raggiunto e si realizza la possibilità di una reale collaborazione con il resto d’Europa – si legge invece sul Corriere della Sera – l’Italia mette a punto il suo piano. E dunque si individuano i luoghi dove creare almeno sette centri per lo smistamento degli stranieri, ognuno dei quail non dovrà accoglierne più di 400. Soprattutto si studiano i dettagli per ri-modulare Triton e pianificare la distruzione dei barconi in attesa di un’operazione in Libia che, come confermato dalla rappresentante degli Affari Esteri dell’Unione Federica Mogherini «non sarà un intervento di terra ma soltanto navale e dovrà comunque ottenere il via libera dell’Onu». Per cercare di «togliere lavoro agli scafisti e trasferirle in maniera legale e sicura» si è poi deciso di accogliere — sempre seguendo un sistema percentuale — 20 mila persone che attualmente si trovano nei loro Paesi di origine e hanno già chiesto asilo attraverso l’Alto commissariato per i rifugiati.