I principali argomenti in evidenza sui giornali
Governo/Grandi opere – La distanza tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è siderale, In un centrodestra che somiglia a un simulacro: “Non so Berlusconi ci crede ancora”, dice, poi l’affondo: “Berlusconi preferisce votare con il Pd, piuttosto che con noi”. Ma per preservare il patto di governo Salvini non può gridare – come forse vorrebbe – la sua volontà di andare avanti con la Tav: “Non bisogna – confida – fare guerre di religione. Sono temi seri. Bisogna vedere, studiare, applicarsi con serietà”, e “poi decidiamo”. “E comunque – aggiunge – vi assicuro, sulla Tav non cadrà il governo”. E neanche sui vaccini: “Ogni bambino ha diritto di andare a scuola e di entrare in classe”. Quanto alle nomine Rai, “Foa non lo vuole nessuno? Lo proporremo come mezza punta del Milan”.
Sul tema Tav interviene anche Graziano Delrio, ex ministro dem dei Trasporti, a ricordare che il precedente governo “aveva già ridotto i costi dell’opera” e che “bisogna tener conto dei benefici economici e sociali”. E il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli dopo la catastrofe di Bologna e l’incidente in cui hanno perso la vita altri 12 migranti a Foggia annuncia un piano per rendere le “strade più sicure con tecnologia sui tir e tutele per gli autisti”, con “investimenti sulla guida assistita” e “condizioni di lavoro più umane a chi conduce mezzi pesanti”.
Governo/Nomine– L’ultimo tentativo per convincere Matteo Salvini a mollare la presa su Marcello Foa se lo è intestato il premier Giuseppe Conte. Ma è stato vano. Il ministro resiste alle pressioni. Per tutto il pomeriggio in Transatlantico era rimbalzata l’indiscrezione che voleva il vicepremier della Lega e il sottosegretario Giorgetti pronti a far compiere un passo indietro a Foa per designare una donna. E il nome circolato è stato nuovamente quello di Bianchi Clerici. Ma si è rivelato un bluff. Se la situazione dovesse sbloccarsi, in Vigilanza si dicono pronti a convocarsi anche a cavallo di Ferragosto per approvare la nomina del nuovo presidente. Nel frattempo il presidente della Vigilanza Alberto Barachini riunirà stamattina l’ufficio di presidenza della commissione per prendere atto di fatto dello stallo. Ieri l’ex giornalista Mediaset ha incontrato il ministro dell’Economia per capire cosa avesse intenzione di fare il principale azionista Rai. Incassando una riposta interlocutoria, anche perché il pallino è nelle mani della Lega cui spetta – nella spartizione di maggioranza – l’indicazione del presidente.
Politica estera
Iran – Sono scattate alla mezzanotte di ieri ora americana (le sei italiane) le prime sanzioni americane all’Iran con l’obiettivo di un cambio di regime. Teheran ora non potrà più acquistare dollari, oro e altri metalli preziosi. Saraàinoltre vietato sottocrivere titoli del debito sovrano iraniano. II mercato automotive, che l’anno scorso è cresciuto del 18%, è uno dei settori colpiti dalla prima ondata di sanzioni. II gruppo che più aveva scommesso su questo mercato è il colosso francese Psa Peugeot. Un’altra ondata di sanzioni americane, che coinvolgerà direttamente le vendite di petrolio e le transazioni con l’estero della Banca centrale iraniana, entrerà in vigore agli inizi di novembre.
Stati Uniti – Inizia il prossimo 6 novembre l’offensiva elettorale anti-Trump, con l’appuntamento alle urne per il voto di mid-term, con cui si rinnovano 435 seggi ala Camera, 35 al Senato e 39 governatorati. E’ la prima grande prova elettorale dopo la travolgente vittoria di Donald Trump alle presidenziali del 2016, a cui è seguito, sia sulla sponda repubblicana sia su quella democratica, un perdurante vuoto politico in termini di leadership e di volti iconici capaci di tenere testa al presidente più sui generis della storia degli Stati Uniti. Ecco allora che a sinistra è partita la “rottamazione” per far posto al nuovo, un cambiamento trasversale che ha come leitmotiv la recisione del cordone ombelicale all’establishment e un ritorno all’agenda progressista. In pista ol primo candidato musulmano alla guida di uno Stato Usa, paladini dei sindacati, dive tv, il popolo Lgbt e rappresentanti di “Main Street” per ripartire dal basso.
Economia e finanza
Manovra – Il Governo lavora all'”avvio” graduale della flat tax, con il primo step che dovrebbe riguardare solo le imprese e in particolare le partite Iva. Allo studio per la prossima legge di bilancio ci sarebbe un taglio di tasse per 1,7 miliardi di euro. Il progetto a cui sta lavorando il Mef e in particolare il sottosegretario Massimo Bitonci (Lega) prevede l’ampliamento dell’attuale regime forfettario che di fatto sarà una flat tax al 15% per le imprese minori. Il cantiere partito in questi giorni dovrebbe vedere un secondo incontro fra i ministri più coinvolti del governo prima della pausa estiva, forse già domani in occasione della prevista riunione del Cdm. Gli spazi per far quadrare i conti tra misure da approvare e saldi da rispettare sono stretti, ma oltre alla flat tax sono aperti altri fronti. Torna sotto i riflettori una possibile introduzione di quota 100 per le pensioni, mentre Di Maio ha rilanciato, nel corso della discussione sul voto finale al decreto lavoro, l’intenzione di introdurre nella manovra un taglio strutturale del cuneo fiscale. Molto dipenderà anche dalla dinamica degli interessi sul nostro debito pubblico: ieri è stata una giornata positiva con lo spread sui titoli decennali sceso sotto quota 251.
Ilva – Prosegue il muro contro muro al tavolo di confronto tra sindacati e ArcelorMittal sul piano occupazionale per Ilva. Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, intanto, ha annunciato che invierà oggi una richiesta di parere all’Avvocatura di Stato sul caso Ilva, pur precisando che se i legali diranno che la gara è irregolare “non è detto che ci siano i presupposti per annullare il contratto con ArcelorMittal, perché l’azienda potrebbe ricorrere al Tar e ottenere una vittoria”. L’auspicio è che la trattativa prosegua e si incanali sui binari giusti, così come chiedono i sindacati e la stessa ArcelorMittal, che ha ribadito ieri “l’impegno a dedicare i prossimi giorni all’approfondimento delle posizioni e alla definizione di successive ipotesi di lavoro in modo da potersi incontrare nuovamente a breve”. Ma sul piano occupazionale la cordata è ancora ferma sulla possibilità di riassorbire 10.100 persone su un totale di 14mila.