All’Ilva di Taranto i lavoratori scioperano oggi per chiedere al Governo risposte alla crisi che investe da mesi l’azienda siderurgica nonostante diverse leggi e una gestione commissariale affidata allo Stato. Lo sciopero scattera’ nelle quattro ore finali del primo turno e del secondo turno. In mattinata ci sara’ un sit-in all’esterno della direzione dello stabilimento. Partecipano all’astensione dal lavoro anche gli addetti delle imprese appaltatrici e dell’indotto siderurgico, anch’essi esposti alla crisi Ilva perche’ l’azienda, non avendo liquidita’, da tempo non paga neanche le realta’ terze che si occupano di forniture e manutenzioni. Non partecipano allo sciopero di oggi, anzi lo contestano, gli aderenti al comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti di Taranto” che raggruppa sia lavoratori Ilva che ex delegati sindacali dell’acciaieria. Il comitato chiede che siano fermati gli impianti inquinanti.
Intanto oggi potrebbe vedere la luce un nuovo decreto sull’Ilva chiamato a modificare in parte i contenuti delle leggi 89 dello scorso agosto sul commissariamento e 6 del febbraio scorso sull’aumento di capitale. Il nuovo provvedimento dell’esecutivo, a cui ha principalmente lavorato il ministero dello Sviluppo economico, dovrebbe contenere la possibilita’ di accedere con meno problemi alle risorse che mesi addietro (1,7 miliardi di euro) la Procura ha sequestrato ai Riva per reati fiscali e valutari dopo che la Guardia di Finanza li aveva scovati in un cosiddetto “paradiso fiscale” all’estero; la prededuzione a favore del prestito o finanziamento ponte che le banche dovrebbero assicurare all’Ilva nelle prossime settimane per consentirgli di ridurre la crisi di liquidita’; infine, la nomina di Edo Ronchi – che con l’ex commissario Enrico Bondi e’ stato sub commissario – a commissario ambientale dell’Ilva. Il passaggio piu’ delicato, anche dal punto di vista tecnico-giuridico, e’ l’uso dei soldi sequestrati. Possibilita’ gia’ normata con la legge di febbraio ma collocata come terza ipotesi nel caso in cui i Riva, a fronte del piano industriale del commissario, non avessero partecipato all’aumento di capitale loro proposto e nessuna risposta fosse venuta anche dal mercato e da altri investitori. Il nuovo provvedimento di Palazzo Chigi, invece, sgancerebbe l’uso dei soldi sequestrati sia dall’aumento di capitale che dal piano industriale.