Dopo un lungo tira e molla, alla fine sull’immunità per l’ex Ilva arriva una norma che Luigi Di Maio definisce “di equilibrio” e che in realtà conferma le concessioni ad ArcelorMittal che erano già state annunciate nei giorni scorsi, dopo settimane di pressioni. La norma, contenuta nel decreto imprese, reintroduce il vecchio “scudo penale” per l’azienda – tolto qualche mese fa a partire dal 6 settembre prossimo – e lo rimodula in una formula “a rate” o “a scadenza”, vincolate al piano ambientale e secondo precise prescrizioni.
In pratica, l’azienda sarà coperta fino alla data in cui – secondo il Piano ambientale – dovrebbe concludere ogni singolo intervento “ecologico”. Un esempio: se l’Aia impone di mettere a norma entro il marzo 2020 un reparto dell’area a caldo, lo scudo per i vertici dell’azienda sarà valido fino a quella data. Nessuna immunità, sostiene il vicepremier, su tutela della salute e sicurezza sul lavoro. “Ora ci aspettiamo collaborazione – ha detto ieri Di Maio -Anche perché Arcelor non ha pagato pochi giorni fa 40 milioni di euro di canone, sta assumendo un atteggiamento ambiguo nonostante l’impegno del governo. Non solo: non si sono presentati al sopralluogo del forno”.