Il cuore di Napoli nel cuore di Roma: si potrebbe definire così la grande mostra “Il Tesoro di Napoli: i Capolavori del Museo di San Gennaro” che apre domani a Palazzo Sciarra di via del Corso (con ingresso da via Marco Minghetti 22 dalle 10 alle 20, lunedì dalle 15 alle 20, venerdì e sabato dalle 10 alle 21) per iniziativa della Fondazione Roma presieduta dal professor Emmanuele Emanuele che ha portato a Roma una settantina dei più preziosi pezzi del Tesoro (che escono per la prima volta da Napoli), cinque dei quali non sono mai stati esposti al pubblico, tra cui la preziosissima Mitra, capolavoro della gioielleria napoletana realizzata con 18 chili d’oro e centinaia di pietre preziose, e la collana di San Gennaro, realizzata con croci di smeraldi, rubini, lapislazzuli donati a San Gennaro dai re e principi di tutto il mondo. Gli oggetti sacri sono esposti in un’ambientazione assai suggestiva: sono state ricostruite le cappelle del Duomo, c’èil video del miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro, ci sono ritratti “parlanti” di alcuni dei monarchi e personaggi storici(da Guiacchino Murat ai Re di Napoli, da Papa Pio IX a Maria Teresa d’Austria, da Umberto primo al nipote Umberto secondo, ultimo re d’Italia) che raccontano il loro rapporto col Santo e illustrano i calici, le pissidi, le croci da loro donate al Tesoro e lì esposte. Ma al di là  della qualità  degli oggetti e dell’ambientazione, la Mostra affonda le radici nella storia e nella “civiltà” napoletana. “Nella prima sala – ha detto il direttore del Museo del Tesoro Paolo Jorio durante la presentazione della Mostra – è per esempio esposto l’atto notarile del 1527 con cui il popolo di Napoli, rappresentato da alcuni nobili e popolani si impegnava a costituire il primo nucleo del Tesoro se San Gennaro avesse liberato la città dai tre flagelli che l’affliggevano in quel tempo: la guerra Franco-spagnola, il colera che aveva provocato 250 mila morti e i frequenti terremoti. Il Santo rispose e così nacque il Tesoro che non è di proprietà  nè¨ dello Stato, nè della Chiesa, ma è sempre stato gestito da una Deputazaione in rappresentanza dei napoletani”