Di ANTONELLA CATRAMBONE
“ReggioNonTace” è il movimento creatosi spontaneamente a seguito dell’esplosione di un ordigno davanti alla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria, la mattina di domenica 3 gennaio del 2010. Da quel momento la città onesta, libera ed operosa decide di reagire con tenacia e continuità, senza mai arrendersi. I miei interlocutori sono l’avv. Nicola Santostefano e Giuseppe Licordari che mi raccontano come nasce questo progetto di partecipazione dei cittadini verso tutte le istituzioni per la salvaguardia del bene comune e nella lotta a qualsiasi tipo di logica mafiosa.
“Quella stessa mattina, nella chiesa degli Ottimati, situata a pochi metri dal luogo dell’esplosione, ci siamo ritrovati in molti per la S. Messa e, prima della celebrazione, siamo andati davanti alla Procura, quasi in processione, a manifestare solidarietà e vicinanza ai magistrati che in quel momento si trovavano lì per una prima ricognizione. Più tardi, facendo uso dei social, di sms e di email è partito un tam tam di comunicazioni tra amici e conoscenti per ritornare a “manifestare” nel pomeriggio. Alle 18.00 di quel giorno, ci siamo ritrovati in centinaia di persone a “gridare in silenzio” per più di un’ora la nostra rabbia, la nostra indignazione per quello che era un gesto di sfida della ‘ndrangheta allo Stato e che ancora una volta metteva un sigillo di degrado alla nostra città. Alla fine della manifestazione, ci siamo dati appuntamento per il giorno seguente nei locali della Comunità di Vita Cristiana animata dai Padri Gesuiti, il cui portone d’ingresso si trova proprio accanto al portone della Procura Generale. In quella occasione veniva abbozzato un MANIFESTO diventato carta guida del movimento”.
Ha così inizio la storia di “ReggioNonTace” che si propone di promuovere la partecipazione, la trasparenza e la legalità, diventati in questi anni cardini su cui poggiare l’impegno civile di ciascun cittadino.
Alle prime righe del Manifesto viene ribadito che pur avendo storie e appartenenze diverse “siamo tutti animati da un grande desiderio di incontrarci per riflettere, confrontarci e sviluppare nuove proposte ed iniziative concrete contro la ‘ndrangheta, che rompano definitivamente il silenzio e l’omertà che hanno caratterizzato per troppo tempo la vita di Reggio. Dopo i nostri primi incontri abbiamo capito che non dovevamo fermarci alla reazione occasionale: la situazione della nostra città è talmente drammatica che impone il risveglio della coscienza di tutta la cittadinanza responsabile. Attraverso la nonviolenza e la forza persuasiva del dialogo intendiamo creare spazi di solidarietà e di resistenza, che non si limitino ad azioni di contrasto alla ‘ndrangheta ma che abbiano come fine quello di rendere possibile la giustizia sociale, indispensabile presupposto per una convivenza civile e pacificata”.
In che modo operate fattivamente sul territorio e per il bene della collettività?
“La prima direttrice della nostra proposta culturale è il contrasto alla ‘ndrangheta e il sostegno alla Magistratura e alle Forze dell’Ordine. “Camminare insieme a chi non accoglie al proprio interno persone colluse, indagate o vicine agli ambienti ‘ndranghetisti; rimanere espressione della società civile, “senza etichette”; non avere nessun legame né con lobby e consorterie varie, né con coalizioni e forze partitiche di qualsiasi tendenza; impegnarsi personalmente e gratuitamente, senza delegare e senza nessuna richiesta di sovvenzioni o di fondi pubblici e privati, procedendo esclusivamente sulla strada dell’autofinanziamento”. A questo stile della più assoluta gratuità ci siamo ispirati e ci ispiriamo, anche se ciò può implicare un’apparente debolezza di mezzi e di numeri: queste scelte di metodo saranno certamente più di aiuto che da freno al risveglio delle coscienze perché ci garantiranno libertà, trasparenza e autenticità.
Il secondo ambito su cui operiamo è l’agire consapevole dei cittadini che operano per la Cosa Pubblica come la vera, libera ed autentica “cosa nostra”. Per questo abbiamo operato e continueremo ad agire – senza rivendicazione di primogeniture o pretese di esclusività – perché divenga normale e quotidiana la pratica della effettiva applicazione degli strumenti di partecipazione popolare, già previsti dallo Statuto Comunale, nella convinzione che non è più possibile delegare ai soli partiti il governo dello Stato o della Città. Nelle realtà che, come la nostra, sono esposte ad infiltrazioni, contiguità o connivenze con criminalità organizzata e poteri forti e occulti, è indispensabile che gli amministratori abbiano come interlocutori privilegiati i cittadini sovrani. Solo così potranno non essere lasciati soli, garantendosi l’antidoto contro ogni veleno antidemocratico. Il primo grande passo da noi proposto è stato quello di stilare un vero e proprio impegno dei politici prima nella formazione delle liste e poi una volta eletti nella amministrazione della città che abbiamo chiamato “Patto dei politici alla luce del sole”. Abbiamo chiesto ai segretari di partito e ai candidati alle comunali del 2011 di sottoscrivere pubblicamente una serie di impegni in cui veniva dichiarato (tra le varie cose) il proprio reddito, la appartenenza o meno a logge massoniche, perché questo poteva fare la differenza nel presentarsi affidabili agli elettori. Interessante che su migliaia di candidati solo uno abbia presentato nei tempi stabiliti la documentazione richiesta e circa una quindicina, in extremis, abbiano prodotto parziale documentazione.
Dalle elezioni comunali del 2011 è cominciata una serrata chiamata dei cittadini in una assemblea pubblica comunale secondo quanto previsto dall’art. 20 dello Statuto comunale. L’amministrazione comunale in carica ha cercato in tutti i modi di opporre resistenza alla richiesta dell’assemblea pubblica da parte degli 845 cittadini firmatari; questo ha portato ad un ricorso al TAR che, per la prima volta in Italia, ha dato ragione ai cittadini condannando il Comune ad indire l’Assemblea che si è svolta l’11 gennaio 2013 mentre già erano in carica i commissari incaricati dal Ministero ad amministrare la città a seguito dello scioglimento del comune per “contiguità con la ‘ndrangheta”.
“Non possiamo interrompere questo percorso virtuoso in cui finalmente i cittadini di Reggio hanno vissuto da protagonisti nella costruzione della Casa Comune. Questi eventi devono servire da spartiacque storici e non diventare fotografie d’album che ingiallisce inesorabilmente”.
“Sempre sul fronte della partecipazione, abbiamo chiesto insistentemente l’istituzione delle Consulte per arrivare a stilare insieme agli amministratori il bilancio partecipato, attivando una serie di incontri con l’ausilio di esperti e siamo stati artefici di un Esposto alla Procura regionale della Corte dei Conti, con il quale, abbiamo chiesto, come parte lesa, di verificare la reale responsabilità degli amministratori in ordine al buco di bilancio del Comune che ha gravato su tutta la comunità costretta a pagare per molti anni tasse e tributi elevati”.
“Stimolati da un gruppo di cittadini, ci siamo occupati del problema dell’ambiente e della salute: per questo abbiamo cercato di interagire con le istituzioni promuovendo una seri di incontri con l’obiettivo di istituire in modo operativo il Registro dei Tumori nella nostra regione. Abbiamo raccolto moltissime adesioni ad una apposita petizione popolare che abbiamo consegnato agli organi competenti, in primis al Presidente della Giunta Regionale della Calabria. Attendiamo, quindi, concreto riscontro per uno strumento di cui abbiamo diritto e che chiaramente potrebbe avere risvolti circa la gestione dell’ambiente”.
“Insieme ad altre associazioni, abbiamo promosso una Class Action sulla annosa questione degli “Alloggi popolari” partendo dalla denuncia della Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria che nella sua relazione del 2012 ha registrato “… un ingiustificato inattivismo che ha evidentemente determinato situazioni di palese irregolarità”. Ci siamo occupati, altresì, della lotta al Gioco d’Azzardo chiedendo all’Amministrazione di limitare l’apertura di sale giochi e ci siamo resi promotori della campagna “Rifiuti Zero”, sottoponendo ai candidati Sindaco delle ultime elezioni una dichiarazione di pubblico impegno in materia di gestione dei rifiuti”.
“Ogni volta che abbiamo manifestato a fianco della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, promuovendo anche una sorta di “scorta civica”, ogni volta che abbiamo promosso incontri di interesse comune (bilancio, salute, istruzione, lavoro, alloggi, azzardo, rifiuti) – organizzando un evento ogni “tredelmese” (in ricordo del 3 gennaio 2010) – abbiamo raccolto tante adesioni; il problema è che nella nostra città non si può abbassare la guardia e non si può mai dire che cambiando gli uomini al governo tutto si aggiusta: occorre un impegno quotidiano e occorre sempre più lottare giorno dopo giorno per affermare i diritti di chi non ha voce e per essere sempre attenti a tendere alla giustizia”.
Noi ci siamo e mettiamo la faccia. Per questo ripetiamo la parola “UBUNTU”, con l’intenzione di affermare, come dicevano Nelson Mandela e Desmond Tutu, ‘umanità verso gli altri, verso tutti’!!!