“Il Sud è niente e niente succede”. Una frase che gela il sangue nelle vene se si comprende il contesto in cui è pronunciata ed il senso che ha. E “Il Sud è niente”, da cui sono estrapolate quelle parole, è il titolo del primo lungometraggio di Fabio Mollo, un regista reggino che in questi giorni è stato protagonista, assieme al cast del film, de “Il Festival internazionale del film di Roma”, in concorso nella sezione autonoma e parallela del Festival, “Alice nella città”, dedicata alle giovani generazioni. Per Mollo ed i protagonisti del film, si tratta dell’anteprima europea, visto che la pellicola è stata recentemente presentata al Festival di Toronto, grande appuntamento internazionale di settembre, dove è stata molto apprezzata e applaudita con proiezioni affollate anche nelle repliche. “Il Sud è niente” è tratto dal corto “Giganti”, che ha raccolto grande consenso da parte della critica, vincendo numerosi premi. Completamente girato a Reggio Calabria “Giganti”, è stato interpretato interamente da attori reggini, tra cui Giuseppe Piromalli, poi riconfermato anche nel cast de “Il Sud è niente”, nel ruolo di Tanino. La storia che viene raccontata è quella di una famiglia distrutta e alla deriva dopo la morte del figlio Pietro. La macchina da presa segue in particolare le vicende dell’adolescente Grazia, sorella di Pietro, che ha reagito alla perdita in maniera violenta e allo stesso tempo chiudendosi a tutto ciò che la circonda. Tranne la nonna, la mamma del padre, che è il filo di collegamento tra le due personalità forti della famiglia. La scuola non va, per la pescheria, attività di famiglia, non hanno più i soldi, il rapporto tra padre e figlia peggiora. Eppure Grazia è convinta che il fratello sia vivo e che il padre Cristiano le abbia detto una bugia. La regia di Mollo cattura bene il dolore e la rabbia della perdita prematura di un componente fondamentale della famiglia, grazie al quale vengono aperte diverse questioni che riguardano in particolar modo la parte meridionale della nostra penisola. Dal racket alla mafia, dal problema dell’istruzione alle famiglie che vengono lasciate completamente a loro stesse, alla superstizione. “Il Sud è niente racconta un legame che va oltre il tempo e la realtà stessa – spiega il regista Fabio Mollo -. È la storia di una giovane donna e della sua lotta per riprendersi la propria vita. È raccontata con profondo realismo, ma allo stesso tempo con uno sguardo molto intimo, così intimo da diventare magico. Ci sono ancora delle parti della nostra società dove il silenzio è l’arma più violenta alla quale tutti si sottomettono. È una questione di scelta di vita, un modo per sopravvivere, un credo collettivo, le conseguenze di una specie di tradizione purtroppo oramai radicata. L’omertà ha conseguenze sulla vita sociale della gente ma anche sulla loro vita privata ed emotiva”. Del Sud Italia, se ne parla spesso. Si dice addirittura che sia una realtà a se stante, che sia quella parte di italianità radicata nelle sue radici, ostile al cambiamento ed a ogni sorte di apertura verso un mondo globalizzato in continua evoluzione. Forse, come sempre, la verità è nel mezzo, e mentre noi scriviamo, c’è chi pensa a come uscirne e a chi invece piace così com’è. “Il sud è niente è una provocazione. E’ uno di quei film fatti con sangue e sudore. Sono contento se viene recepito così, soprattutto perché porta il messaggio di una generazione che vuole lottare per il cambiamento, quindi più viene recepito dal pubblico, più sono soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto”, conclude Mollo. A sfilare sul red carpet, assieme a Mollo, i protagonisti del film, Miriam Karlkvist (Grazia), Valentina Lodovini (Bianca) e Vinicio Marchioni, che è il complicato Cristiano, padre di Grazia. “Penso che sia uno dei ruoli più difficile che ho fatto fino ad oggi per una serie di motivi – sottolinea Marchioni -. Un dolore indescrivibile, quello che interpreto, non credo, infatti, che ci sia nulla di più doloroso della perdita di un figlio per un padre”. Un dolore che arriverà nelle sale, distribuito da Luce Cinecittà, il 5 dicembre prossimo. Quando sarà il pubblico ad entrare in contatto con quella “omertà dei sentimenti, emotiva e personale” che Mollo descrive.