Con 24 mila biglietti (al costo di 5 euro) già venduti su 30 mila disponibili si è inaugurato il Presepe vivente di Matera, il più grande del mondo. È la quinta edizione di questa rappresentazione, ma la prima dopo la proclamazione di Matera come città della cultura europea 2019. Il taglio del nastro è del sindaco Salvatore Adduce che dal 2010 ha avviato una forte campagna di comunicazione per mettere sotto i riflettori mondiali la città. Il presepe accompagna i visitatori in un’immersione senza tempo della natività. Anche quest’anno il percorso parte da piazza Vittorio Veneto (con ingresso dall’Arco del Rosario, in via San Biagio) per poi abbracciare entrambi i rioni Sassi e percorrere le vie principali della città vecchia. La prima parte dell’itinerario è scenografica, con i 60 figuranti del Gruppo Storico Romano che ricreano scene tipiche del mondo militare dell’antica Roma: l’accampamento militare, la scuola dei gladiatori, il senato, la domus ed il castrum. La seconda parte invece è dedicata al presepe vero e proprio, e la Pro Loco di Rionero in Vulture (PZ) con 50 figuranti dà vita alle scene dell’Annunciazione e della Strage degli Innocenti; mentre i 200 figuranti delle Pro Loco di Crispiano (TA) e Barile (PZ) mettono in scena la natività. La grotta che ospita la nascita di Gesù è riprodotta nel Rione Casalnuovo dei Sassi dove il pubblico trova una stella cometa di 4 metri di diametro, un gioco di luci sull’Altopiano delle Murge che crea un’atmosfera ricca di emozioni.
Il presepe vivente è una tradizione cristiana consistente in una breve rappresentazione teatrale che ha lo scopo di rappresentare, con l’impiego di figuranti umani, la nascita di Gesù in una scenografia che viene costruita per ambientare la vicenda della natività. Il primo presepe vivente della storia fu opera di San Francesco d’Assisi, nel borgo di Greccio, presso Rieti, nel 1223. Da allora, la tradizione si diffuse nel resto d’Italia e negli altri Paesi cristiani. Oggi, i presepi viventi sono organizzati pressoché in tutto il mondo occidentale cristiano, non solo cattolico, ma anche da parte di fedeli di altre Chiese. Il periodo in cui vengono svolti è quello delle festività natalizie. Ad organizzare i presepi viventi sono, per lo più, intere città (o loro quartieri) e i figuranti sono solitamente loro abitanti. L’ambientazione non è necessariamente quella dell’epoca della nascita di Cristo, ma, spesso, il presepe vivente costituisce l’occasione per mostrare antichi mestieri del luogo ormai in via di scomparsa.
Venendo a Matera si vive il presepe vivente in maniera agrodolce. Per chi ha vissuto quelli di Pietrelcina e di San Leucio si accorge che c’è qualcosa che stride. Da un lato ti immergi in riquadri evangelici, dall’altro ci sono scene che ti spiegano come in un museo come vestivano i gladiatori fin nei minimi particolari. Da un lato vivi il mondo romano dell’epoca della nascita di Cristo, ascoltando dal vivo anche i dialoghi dell’incontro tra Anna e Maria, dall’altro un ciabattino ripara scarpe di cuoio moderno e non calzari romani. Questo stridere si sente passo dopo passo… Sono i colori della vita e delle epoche che si sono susseguite dall’anno Zero ad oggi? Poi arrivi alla Grotta, Giuseppe e Maria sono in pausa, ma c’è un bambino di circa sette anni con un capretto e senti che loro sono il presepe. Ed è quello l’incanto vero che ti riporta in mente anche i visi angelici incontrati lungo il tragitto. E non sono quelli delle Vestali, ma quelli delle giovani che interpretano le donne che lavano in tinozze i panni. Poi ti sporgi ad una balaustra e capisci… I Sassi sono un presepe vivente tutto l’anno. La rappresentazione che lo colora durante le feste natalizie (visibile quest’anno tutti i pomeriggi e le sere fino al 5 gennaio), per quanto ricca e ricercata, non aggiungerà mai nulla al fascino e all’incanto dei Sassi. E se questa rappresentazione vuole dare di più al visitatore, deve far rivivere più la vita che si faceva nei Sassi prima del loro abbandono e la dichiarazione successiva di Patrimonio Unesco.
Intanto quando le luci sul Presepe si spegneranno si accenderanno i riflettori del nuovo kolossal che si muoverà sulle orme di Pier Paolo Pasolini (“Il Vangelo secondo Matteo”) e Mel Gibson (“The Passion”). Il regista e produttore cinematografico kazako Timur Nuruachitovič Bekmambetov si appresta a dirigere qui il remake di “Ben Hur”. Il film prende le mosse dal romanzo di Lew Wallace del 1880 ma, al contrario del capolavoro del 1959 con Charlton Heston, si focalizzerà di più sull’infanzia e l’adolescenza di Giuda Ben Hur e Messala, amici cresciuti in una Gerusalemme ancora libera dalla dominazione romana. L’unica certezza del cast ad oggi è la presenza di Morgan Freeman. Interpreterà Ildarin, colui che istruirà il protagonista sull’arte della corsa sulla biga.