Italia paese delle riforme bloccate. Una prova? Prendiamo la riforma del Senato. Sembrerà incredibile ma già nel marzo del 1947, qualche mese prima dell’approvazione della Costituzione, si parlava dell’abolizione del Senato. E a proporre la cancellazione di Palazzo Madama non era un politico qualsiasi ma uno dei padri fondatori della Repubblica, Pietro Nenni.
In quel marzo del 1947, parlando a Montecitorio, criticava senza mezzi termini il sistema delle due Camere che aveva senso con il Senato di nomina Regia o espressione del censo contro la Camera del suffragio elettorale. Ma non ha alcun senso, sentenziava Nenni, “se le due Camere sono elettive”. Una bocciatura senza mezzi termini del cosiddetto bicameralismo perfetto dove Camera e Senato fanno esattamente le stesse cose. Naturalmente, anche Nenni pensava a correttivi nell’ambito del bicameralismo, per evitare squilibri nella gestione dello Stato. E’ vero, spiega Nenni, che il correttivo dell’Assemblea Nazionale, dove Camera e Senato sono uniti, ristabilisce l’unità legislativa. Ma “in questo caso meglio sopprimere la seconda camera. Se mai bisogna dare taluni poteri legislativi al Consiglio economico che la Costituzione prevede senza definirne le funzioni”.
a.t.