Angela aveva accettato il passaggio del collega.
“Piove…vuoi salire? Ti accompagno…”, le aveva detto Giovanni.
“Ma grazie, con questo diluvio come avrei fatto?”, aveva risposto Angela.
E poi un sorriso…Giovanni fece un tentativo di prenderle la mano in macchina. E Angela non ritrasse la mano, anzi la strinse a sé. Ma cosa succedeva?
Lei era sposata con Antonio da dieci anni, aveva il figliolo Claudio che l’attendeva a casa. Che confusione!
Angela era finita nella camera da letto di Giovanni…fuoco travolgente.
E poi il giorno dopo aveva detto: “E’ stato uno sbaglio. Io non lascio la mia famiglia. Non deve accadere mai più”.
I giorni trascorrevano come briciole portate dal vento della malinconia, le lacrime custodivano i sogni di una vecchia bottiglia…Angela era dibattuta.
Una sera disse ad Antonio: “Sono stata con un altro. E’ successo solo una sera. E poi mai più…”.
— Sono senza parole…ma cosa ti manca? Non capisco – rispose Antonio.
Antonio, iniziò a cambiare: aveva lunghi silenzi ed era indifferente. Aveva iniziato a prolungare gli orari di lavoro. E la sera crollava sul divano, non aveva la forza di andare a dormire nel suo letto. La stanchezza fisica lo opprimeva.
Un viandante solitario prosegue il suo cammino e si alza, cade, si rialza, perché sa dove deve andare. Antonio non aveva il coraggio di lasciare Angela.
Lui attendeva gli eventi.
Quel giovedì di fine luglio, Angela prese la sua valigia e chiuse la porta.
“Antonio, me ne vado. Ho trovato un monolocale…”, disse Angela.
E lui: “Buona fortuna…”.
Rosa Mannetta