I due giovani operai
Entro nella casa. Entriamo in quella casa che ho visto sul catalogo dell’agenzia immobiliare. Maurizio il simpatico agente, mostra a me e mio marito i locali immensi. La cucina è esposta al sole, potrò utilizzare i il tavolo lungo con le sedie che ho comprato lo scorso anno.
Egli dice: “Questa è la zona più luminosa della casa. Non si dovrebbero apportare delle modifiche. Che ne dite?”.
Mio marito risponde: “Concordo. Questa cucina è grande e i mobili che abbiamo, ci saranno utili. Noto che dovremo rifare la zona notte. Dovremo abbattere qualche parete. Che ne pensi?”. E mi guarda con occhi sornioni.
-La zona notte non mi piace. E’ da rifare.
I lavori iniziano. Una squadra abbatte alcuni muri per creare un ambiente unico con soggiorno e piano di cottura.
La zona notte inizia a vedersi. Le tre stanze prendono forma con pavimenti di legno, colori teneri alle pareti.
I cumuli di polvere spariscono pian piano…tra imbianchini, ebanisti che lavorano con entusiasmo. Tutto sembra accogliente. Sembra perché poi tutto deve essere vissuto.
Dovrà essere vissuto nella mia nuova casa.
Sembra un sogno, ma questa sarà la mia casa. Sono io che decido sui lavori.
Nel mio sogno, una casa è il luogo dove posso essere felice. Sembra che un inizio non abbia avuto una fine. Il giorno del trasloco è vicino.
Arredo questa casa con mobili nuovi: ho recuperato poco di quelli vecchi. Ho preso solo ciò che mi ricorda qualcosa.
Un divano grigio chiaro mi piace. E io e mio marito lo abbiamo ordinato presso una filiale. Arriverà il divano da una ditta del Nord Est. Un lungo trasporto.
Sarà a Napoli tra un po’ di giorni.
-Chi troveremo venerdì mattina? – mi chiama il responsabile di zona – noi verso le 10.00 le consegneremo il divano.
“Troverà me. Non si preoccupi. A venerdì, grazie!”.
Venerdì, due ragazzi tra i 20 e i 25 anni, bussano.
“Siamo quelli del divano. Che piano?”.
“Il secondo”.
Giungono con il divano portato a braccia. Li faccio accomodare.
Sono dei ragazzi. Mi complimento con loro del lavoro faticoso che svolgono.
“Signora, io prendo 45 euro al giorno per questa ditta di trasporti e sono l’ultimo tra gli ultimi. Preferisco lavorare che…non fare nulla”.
Mi congratulo con loro. Sono dei ragazzi che lavorano a Napoli. Questi ragazzi rappresentano la Napoli che vuole emergere. Io abito a Napoli.
Rosa Mannetta