«Anno 29, sesto mese, giorno 10. Oggi la squadra ha attraversato i
cinque posti di blocco della necropoli gridando: “Abbiamo fame! Sono già trascorsi diciotto giorni di questo mese!”. Gli uomini sono andati a sedersi nel retro del tempio funerario di Menkheperra (Thutmosi III)».
Con queste parole comincia il cosiddetto Papiro dello sciopero, documento conservato nel Museo Egizio di Torino, di contenuto amministrativo e redatto dallo scriba Amennakht in scrittura ieratica all’epoca delia XX dinastia, fra il 1186 e il 1069 a.C. ll manoscritto descrive la prima astensione dal lavoro di cui si abbia notizia. A metterla in atto furono nel 1154 a.C. gli artigiani di Deir el-Medina, villaggio abitato dagli addetti alla preparazione delle tombe della Valle dei Re, durante il ventinovesimo anno di regno del faraone Ramesse lll.
A suscitare il malcontento era stata la non regolare consegna delle razioni alimentari dovute come pagamento per il lavoro svolto; la protesta si manifestò con l’interruzione delle attività lavorative e l’abbandono da parte degli artigiani della residenza, stabilita dall’amministrazione nei pressi della necropoli regale.
Dopo essersi recati all’interno del recinto del tempio, i lavoratori attesero quindi l’evolversi degli eventi: i sacerdoti avvisarono immediatamente il visir a Tebe, il quale inviò uno scriba e sei funzionari per ascoltare le rivendicazioni. ln gergo moderno si direbbe che le parti si sedettero al tavolo delle trattative. Gli scioperanti ascoltarono le ripetute esortazioni alla ripresa dei lavori invocate dai messi regi, ma non cedettero.
Durante il giorno 2 del nono mese un ulteriore sciopero fu organizzato. A scatenarlo era stata la consegna di razioni alimentari ridotte, appena due sacchi di grano; la situazione apparve così disperata che addirittura il caposquadra Khonsu si schiero con i lavoratori, suggerendo ai suoi operai di scendere fino ai magazzini del porto, in modo che il visir stesso fosse avvisato. Questa volta pero lo scriba della necropoli non fu accomodante e ricorse a minacce.
Gli artigiani vennero a più miti consigli e si accontentarono dei due sacchi di grano ma una decina di giorni dopo oltrepassarono nuovamente i posti di blocco. Poi si appellarono al sindaco di Tebe, in quel momento in visita al tempio.
ll testo non reca testimonianza di ulteriori scioperi, forse Ramesse dispose la regolare distribuzione delle razioni, perché i lavoratori procedessero senza indugi nella realizzazione dei monumenti funerari che, di lì a poco, il faraone sarebbe andato a occupare, assassinato probabilmente da una congiura di palazzo fonti scritte testimoniano addirittura il ricorso alla magia nera per eliminare il sovrano.