Fuori uno. Il Tribunale delle Imprese di Roma ha dichiarato inammissibili due class action di segno opposto (una anti Ponte, una pro Ponte) presentate da un centinaio di residenti in Sicilia e Calabria.
Esulta l’ad della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, società cui i ricorrenti dovranno pagare 240mila euro di spese di giudizio. «Eravamo fiduciosi sull’esito». «Sconfitta per i signori del No. Avanti per più sviluppo, lavoro e futuro in Sicilia, Calabria e resto d’Italia», esulta su Instagram il vicepremier Matteo Salvini, che ha fatto stanziare in manovra 13,5 miliardi di euro. Ma ci sono altri quattro ricorsi che rischiano di rallentare la realizzazione del Ponte sullo Stretto in attesa del Cipess atteso entro marzo: due del consorzio Eurolink e la Parson Transportation, due i ricorsi al Tar del Lazio di Legambiente, Lipu e Wwf Italia e dai comuni di Reggio e Villa