Un video professionale, con tanto di post produzione e sottopancia. Antonio Di Maio, seduto a una scrivania, in giacca e cravatta, legge con voce emozionata una lettera di scuse per «gli errori» commessi. Scuse rivolte alla famiglia, agli operai e al figlio Luigi. Messaggio che vorrebbe provare a fermare la slavina che ha investito la famiglia Di Maio, e il vicepremier in particolare, ma che alla fine finisce per confermare almeno in parte l’inchiesta delle Iene, da cui è partito il caso. Difficile sapere con certezza se nel video ci sia la mano dello staff M5S o addirittura di Palazzo Chigi. Certo è che la grafîca usata per l’editing video, con la barra gialla e la scritta a scomparsa, ricordano da vicino molti video già pubblicati. Del resto è certo che gli uomini più vicini al vicepremier stiano cercando di gestire nel modo migliore la vicenda. Già una prima volta si era pensato di girare un video, poi saltato. E ieri la decisione di diffondere il messaggio. «Luigi non ha la minima colpa, non era a conoscenza di nulla». E il figlio, in serata, taglierà corto: «Mio padre ci ha messo la faccia, ora possiamo finirla qui».

A suo padre, Antonio Di Maio, sono state notificate 33 cartelle esattoriali di Equitalia, dal 2001 al 2011. Tra debiti previdenziali, contributivi e tasse non pagate, il totale è di 134.226,82 euro (176.724,59 con interessi di mora e altri oneri). Suo padre aderirá alla rottamazione – la cosiddetta “pace fiscale” – alleggerendo così, grazie all’abbuono di sanzioni e interessi vari, la sua posizione debitoria nei confronti del Fisco? Di Maio: A mia precisa domanda, mio padre ha risposto che non aderirà alla rottamazione. D.: Non le sembra comunque un potenziale conflitto di interessi? R.: Non so se alcune cartelle si estingueranno, ma resta il fatto che su un debito di circa 180.000 euro questo non migliorerebbe in maniera significativa la situazione di mio padre. L’attività imprenditoriale della Srl è cessata da oltre un anno e domani (oggi per chi legge, ndr) la stessa verrà posta in liquidazione. Poiché ho già dichiarato di non essermi mai occupato di fatti di gestione, di essere stato operaio della ditta e non potendomi ora occupare del controllo di legalità e della revisione contabile postumi delle aziende di famiglia, io direi di finirla qui perché devo occuparmi dei problemi del Paese.

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