di Gianni Lannes
Non solo le scorie radioattive liquide che il centro Enea della Trisaia ha scaricato per decenni con una condotta a mare nello Jonio, ma anche centinaia di container affondati nella zona di mare che si estende da Punta Alice ad Isola Capo Rizzuto.
Al largo di Crotone, grazie alla tacita connivenza dello Stato tricolore e dei servizi di sicurezza (in particolare Sismi e Sisde) è stato occultato forse il più grande cimitero sottomarino di scorie d’ogni genere e tipologia pericolosa del Mediterraneo. Provate a chiedere ai pescatori locali.
In questo lembo ormai degradato della Magna Grecia, i rifiuti non tracimano soltanto dalla terraferma, ma emergono anche dal mare dove le mafie istituzionali li hanno sepolti. Infatti, al largo di questa città della Calabria, sono state dolosamente inabissate navi dei veleni ed un numero incalcolabile di cassoni metallici, imbottiti di spazzatura industriale proveniente dall’Italia del Nord, e dal resto d’Europa (Francia, Germania, Olanda, Svizzera).
Ecco quanto rivelò il giudice Nicola Maria Pace (deceduto subito dopo ) in un’audizione della Commissione parlamentare sulle ecomafie:
«All’epoca ero procuratore di Matera e, appena assunto questo incarico, ho avviato indagini sui centri italiani di riprocessamento del combustibile nucleare, i centri ENEA; direttamente sul centro ITREC di Rotondella e per riflesso, perché le situazioni erano speculari, sul centro Eurex di Saluggia. Oora sto ragionando soltanto sulla base dei dati investigativi acquisiti, che mi hanno portato al convincimento ragionevole, basato sugli atti a disposizione di un pubblico ministero, che rendono più che verosimile una certa ipotesi, che le navi esistano, che siano state affondate e per questo sia morto anche De Grazia, che già gli affondamenti siano avvenuti con modalità tali da suscitare fondati sospetti, che gli elementi investigativi addensino questi sospetti e ci inducano a ritenere che fossero carichi di rifiuti, magari non tutti radioattivi perché non si spiegherebbe l’impiego di navi per questa attività di smaltimento in mare, è sufficiente buttare senza caricare navi. Non c’era dunque altro da fare che accedere ai relitti, soprattutto al relitto che maggiormente prospettava questa possibilità.
PRESIDENTE. Ma non fu individuato il luogo in cui si trovava la Rigel. NICOLA MARIA PACE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia. Sì, noi abbiamo sempre saputo che fosse al largo di Capo Spartivento. PRESIDENTE. Però non fu trovata? NICOLA MARIA PACE, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brescia. Noi non è stata mai cercata».